La stagione dei live del 2020 sarà una stagione da ricordare. Nel bene e nel male. Dopo il periodo più buio degli ultimi cinquant’anni per la musica e lo spettacolo in genere, si riparte. Timidamente, ma si riparte.
Non è questo il luogo dei giudizi sulla gestione del mondo dello spettacolo in tempo di pandemia e su quanto si sia arrancato (e si arranchi tuttora) per favorire la lenta ripresa di un settore mai in crisi come adesso. Il dato di fatto è che c’è stato un punto e a capo, una tabula rasa, la creazione di nuove regole (alcune di esse fastidiose e innaturali) e da quelle occorre ripartire. A Prato, come un po’ dappertutto, c’è stato prima l’annullamento di tutto quello che era Grande Assembramento (nel nostro caso il Settembre – Prato è Spettacolo) con parziale spostamento al 2021 di qualche nome di grido. La regola per tutti doveva essere: prendiamoci un anno di tempo e tutto ripartirà come prima, come se nulla fosse successo. Stiamo un anno a casa, e ci sveglieremo l’anno prossimo come dopo il peggiore degli incubi. Nel frattempo, divano e streaming. Fortunatamente, non è andata così.
Il fatto è che la voglia di musica dal vivo è tanta e tale che sta succedendo, qui come altrove, una sorta di piccolo miracolo. Sancita la fase due, o tre – se n’è perso il conto, oramai – con tutte le contraddizioni e le difficoltà del caso, si riparte.
La palma della sfacciataggine e del coraggio, per quanto riguarda la musica a Prato, va a due festival che propongono cartelloni di tutto rispetto e di grande qualità: si parla del Festival delle Colline e del Pecci Summer. Cerchiamo innanzitutto di verificare quelle che saranno le caratteristiche comuni ai due festival, nonostante la diversità e l’eterogeneità delle proposte artistiche.
Si tratta, al cento per cento, di artisti italiani. Per forza. Il 2020 sarà ricordato anche come l’anno dell’autarchia artistica. Era dagli anni 70 che non succedeva, da quando gli autonomi interruppero i Led Zeppelin nel 1972 (e ci vorrà Patti Smith nel 1978 per annullare l’embargo). Speriamo che a questo giro la pausa duri un po’ meno, non essendoci gli anni di piombo di mezzo. Ma trattandosi sempre di proposte di altissima qualità, non facciamocene un cruccio. Anzi.
Si tratterà di concerti per pochi eletti: il distanziamento sociale ha ridotto la capienza dei luoghi deputati ai concerti di ben oltre il 70%. All’Anfiteatro del Pecci ci staranno 220 persone invece delle solite 950. Nelle location del Festival delle Colline, ancora meno. Allora occorre rivedere anche diverse questioni strutturali. E’ in queste situazioni di difficoltà che a volte scatta il colpo di genio. Di necessità, genialità: per il Festival delle Colline si è ripristinato il doppio spettacolo. Due artisti, due spettacoli, andati sold out nel giro di poche ore.
Come per i concerti degli anni 60: lo spettacolo delle 19 e quello delle 21,30. La pomeridiana e la serale. Così si raddoppieranno gli spettatori. Gli artisti raddoppieranno lo spettacolo, e avranno modo di variare la scaletta a distanza di un’ora. Una doppia sfida. Una raddoppiata anormalità, per raggiungere una parvenza di normalità.
Un altra caratteristica comune sono i prezzi molto contenuti dei biglietti. Non si superano mai i 15 euro, e per ben oltre il 50% della proposta si tratta di concerti gratuiti. Ma il pubblico deve dichiarare prima e subito, con prenotazioni su piattaforme ed app, la volontà di parteciparvi. Non può esistere, nel 2020, l’ “andiamo a vedere chi c’è che suona”. Certe superficialità non ce le possiamo permettere, in questo momento.
Speriamo che sia l’inizio di un maggiore e rinnovato rispetto di un pubblico – troppo spesso distratto – nei confronti degli artisti. (Non dovevamo uscirne migliori?) In questo senso, il pubblico pratese ha risposto nel migliore dei modi possibili. Quasi tutti gli spettacoli sono andati pressochè esauriti in prenotazione in poche ore. Non era così scontato.
E poi, non saranno spettacoli normali, per forza di cose. Nessuno degli spettacoli in programma vede una band canonica di almeno quattro elementi che fa musica d’insieme. Con una sola eccezione: Riccardo Onori e Saturnino quartet per il Pecci Summer. Lì ci sarà un quartetto chitarra-basso-hammond-batteria (immagino a distanza di sicurezza) alle prese con dell’ottimo funk e (suppongo, conoscendo artisticamente i soggetti) un bel po’ di world music. Ma sarà l’unico caso. Tutti i concerti in programma saranno esibizioni di due, massimo tre musicisti. Saranno concerti intimi, rarefatti, ridotti all’osso. Sia che si tratti di cantautorato (Edda, Dente, Tricarico, Paolo Benvegnù…) sia che si tratti di sperimentazione elettroniche (Lorenzo Senni) o di nuove tendenze vicine al rap (Ghemon, Claver Gold), o il dark’n’roll dei JoyCut, o quella che sulla carta si preannuncia come la proposta più assurda e interessante di tutta l’estate pratese, ovvero il duo degli OoopopoiooO: theremin, violino, maiali di gomma e filastrocche dadaiste. La parola d’ordine, trasversalmente, sarà essenzialità. Si riparte dal cuore delle cose, dalle composizioni pure, senza orpelli o distrazioni. Se grado zero deve essere, che grado zero sia.
Domani, domenica 5 luglio, si parte col primo concerto del Festival delle Colline. Quello che succederà, di fatto, lo sapremo solo quando sarà partito il tutto. Ma, lo ribadisco, per diecimila motivi non saranno spettacoli normali. Per quello sarà importante esserci. Ora più che mai, ora più di sempre.