Qualche giorno fa un festival con trent’anni di storia come il Metarock è stato annullato perché la richiesta per i permessi sarebbe arrivata troppo tardi al Comune. Nelle Marche, il Siren Festival di Vasto quest’anno non si è tenuto e a Torino è adesso in dubbio anche il Todays Festival a causa delle dimissioni del suo direttore artistico. La musica rock e pop italiana e internazionale in Italia tirano poco e tra burocrazia, rapporti difficili con le istituzioni e un pubblico refrattario – spiegava un articolo di Giovanni Ansaldo la settimana scorsa – c’è poco da stare allegri. E non possono esistere solo manifestazioni giganti come Firenze Rocks o il Lucca Summer Festival, per capirsi.
Allora teniamoci stretto il Settembre Prato è Spettacolo, che non solo cresce e matura ogni anno di più ma con l’edizione 2019 sembra aver raggiunto una qualche sorta di equilibrio nella soddisfazione di pubblici diversi per età e gusti musicali.
I numeri
Dalle note strappagridolini di Gazzelle e Carl Brave al fenomeno rap chiamato Salmo, dal circo onirico degli americani Flaming Lips – probabilmente lo spettacolo più bello visto al Settembre dalla sua fondazione – al rock degli Eels e al progetto di Mike Patton alle prese con Mondo Cane e la tradizione italiana, resuscitato per l’occasione dopo anni di insistenze da parte degli organizzatori. Il tutto condito da una serata dedicata al pop tutto italiano, a ingresso gratuito, tra sculettamenti leopardati e vecchi ritornelli che non vogliono sparire, che il prossimo anno ci auguriamo non occupi più il 6 settembre, giorno della Liberazione della città.
Gli spettatori totali del Settembre 2019 sono aumentati del 35% rispetto al 2018 (35 mila persone) e del 40% sono aumentati quelli degli eventi a pagamento (21.100).
Ma è il dettaglio della provenienza degli spettatori a pagamento che parla una lingua comprensibile a tutti e che impone anche un nuovo tipo di riflessione. Dall’estero sono arrivati per assistere agli spettacoli del Settembre più di 1800 persone, dicono gli organizzatori: “Spagna e Inghilterra con circa 120 spettatori per paese – si legge nella nota – seguono Francia, Germania, Polonia, Slovenia, Austria, Russia con 70 spettatori per paese di media, ma anche Brasile, Giappone, Israele, Norvegia, Australia, Stati Uniti, India e altri 16 paesi del mondo”. Chi è arrivato dall’estero e da fuori Regione (Lazio 1000 persone, Emilia e Lombardia 600), lo capisce anche un bambino, ha quasi sicuramente dormito, mangiato e soggiornato in città o nelle sue immediate vicinanze.
Studiare questi dati e il reale volume della loro ricaduta sul territorio, le sue modalità e le sue carenze, potrebbe permettere in futuro una maggiore programmazione collaterale ed evitare, per esempio, che si fatichi a trovare un taxi di notte, come successo in occasione degli aftershow organizzati a Officina. Oppure potrebbe far capire quanto sia necessario – e non solo a settembre – un bagno pubblico e una fontanella funzionante quando decine e decine di ragazzi e ragazze affollano per tutto il giorno il centro storico in attesa dei concerti della sera. Come successo con Gazzelle, Salmo e Carl Brave, capitando alla porta di Pratosfera in cerca di informazioni.
Il nuovo bando
La crescita del Settembre Prato è Spettacolo adesso è a rischio a causa della burocrazia. Un modo un po’ brutale per dirlo, ma efficace. Il bando con cui il Comune aveva prorogato l’organizzazione a Fonderia Cultart è infatti scaduto il giorno dopo la fine dell’edizione 2019. Adesso dovrà attivarsi per pubblicare un altro bando e riaffidare l’organizzazione del festival simbolo della città.
“I risultati dell’ultimo anno sono anche frutto della continuità e della possibilità di programmazione pluriennale – ha spiegato infatti Francesco Fantauzzi di Fonderia Cultart – Chiediamo dunque al Comune di definire il bando di concessione delle prossime edizioni nel più breve tempo possibile, affinché qualunque operatore si aggiudicherà la direzione del festival, abbia la possibilità di investire, valorizzare e sviluppare il progetto che è stato avviato.” Le tempistiche della burocrazia infatti confliggono spesso con quelle necessarie alla programmazione culturale, i cui operatori si muovono con mesi se non con anni di anticipo per aggiudicarsi sulla concorrenza le prestazioni di un artista. Il mercato musicale ha regole proprie e l’incertezza equivale a investire alla cieca oppure a non investire affatto, col rischio di ritrovarsi a dover comunque organizzare una manifestazione senza la dovuta programmazione e con risultati inferiori a quelli possibili.
Consolano quindi le parole dell’assessore alla cultura Simone Mangani, che rilancia “L’idea di non abbandonare Piazza Duomo e il centro storico, di rendere la musica ancora più centrale, con l’obiettivo di rafforzare i palchi della città”. Ma se davvero vogliamo far fare al Settembre il salto di qualità che merita, probabilmente servono tempi di reazione diversi anche da parte della committenza.