Da martedì 27 novembre a domenica 2 dicembre al Teatro Fabbrichino, dopo il successo riscosso con “Il ritorno di Casanova”, Federico Tiezzi prosegue il suo lavoro di ricerca su Arthur Schnitzler e sulla Vienna della fine del XIX secolo portando in scena La Signora Else, una spietata radiografia della società dell’epoca, mista di frivola e mondana superficialità e cupo cinismo, dove una famiglia non esita a sacrificare la figlia adolescente sull’altare dell’interesse economico (feriali ore 20.45, sabato ore 19.30, domenica ore 16.30).
Collega e corrispondente epistolare di Freud, Schnitzler scrisse questo mirabile testo nel 1924 con la tecnica del monologo interiore, svolgendo sul piano artistico un’analoga funzione a quella del grande medico viennese sul piano psicologico: una sorta di scoperchiamento di un vero e proprio vaso di Pandora che fino allora aveva tenuto nascoste le pulsioni ‘innominabili’ di un’intera società. La novella di Schnitzler è di fatto una tragedia della coscienza moderna sul cui sfondo si riflette il clima della grande cultura viennese della finis Austriae e della società borghese del tempo, corrotta fin nel nucleo familiare, attenta unicamente a istinti e falsi valori, pronta a sacrificare l’innocenza in nome di denaro e apparenze sociali.
La storia è quella di Else – interpretata da Lucrezia Guidone (attrice scoperta da Ronconie già con Tiezzi nel Calderón di Pasolini), sulla scena con Martino D’Amico -, una appassionata fanciulla che, alle prese con i primi turbamenti sessuali e le prime fantasie erotiche, viene indotta dalla famiglia a mostrarsi nuda in cambio di denaro per salvare il padre dalla bancarotta. L’intero testo di Schnitzler vive delle reazioni di Else a questa sordida richiesta.
Sulla scena, in un gioco di flashback, Tiezzi sceglie di mostrare la giovane ormai morta mentre rievoca la sua vicenda a ritroso, in unvibrante flusso di coscienza che fa risuonare pulsioni innominabili, fantasticherie, paure, orgoglio, contraddizioni e allucinazioni (dovute, tra l’altro all’ingestione massiccia di sonniferi). Un palpitante assolo drammatico, una dissezione dell’anima che viviseziona il cuore della protagonista nelle più riposte oscillazioni psichiche, tra i pensieri che la spingono fino al suicidio.
L’analisi compiuta da Schnitzler sul mondo interiore di Else trova difatti un correlativo oggettivo nell’operazione di regia, che ‘viviseziona’ il corpo del testo e il corpo creativo dell’attore. Tale dimensione ‘anatomica’, innestata tra le dinamiche della pièce, ambienta lo spettacolo in un piccolo ‘teatrino-obitorio’ che richiama il secentesco Teatro Anatomico dell’Ospedale del Ceppo di Pistoia dove lo spettacolo ha visto il suo debutto.
L’accompagnamento musicale live è affidato a Dagmar Bathmann (violoncello), Omar Cecchi (pianoforte e percussioni), Iacopo Carosella (clarinetti).