Grant-Lee Phillips è un cantautore e polistrumentista americano di 55 anni che negli anni ’90 ha fondato a Los Angeles i Grant Lee Buffalo, un gruppo che tra il 1993 e il 1998, anno del loro scioglimento, ha pubblicato quattro album, di cui almeno due delle vere e proprie pietre miliari del rock del periodo. Dal 2001 ha intrapreso la carriera solista.
Il primo album dei Grant Lee Buffalo è “Fuzzy” (1993), dove si capisce subito che Grant-Lee Phillips canta e suona come una specie di dio travolto dalla passione.
E se avete superato l’assolone di “Jupiter and Teardrop”, non c’è altro da aggiungere.
L’anno dopo, nel 1994, che poi è uno degli più prolifici per il rock degli anni ’90, arriva Might Joe Moon. Un album già maturo, infarcito di perle di varia natura.
La preghiera possente di “Lone Star Song”…
Oppure, tra le altre di un album densissimo, la richiesta d’aiuto di “Honey don’t think”
Seguono “Copperopolis” (1996) e “Jubilee” (1998).
La carriera solista, a vent’anni dall’ultimo album con la band, vede Grant-Lee Phillips apprezzato cantastorie (spesso inserito nelle colonne sonore di serie o film di successo) ma soprattutto un artista fedele alla propria visione della musica e del folk americano, e alle tematiche sociali che si mescolano spesso con la politica. Nove album, di cui l’ultimo, Widdershins, uscito proprio nel 2018.
Mona Lisa (Virginia Creeper, 2004)
Buried Treasure (Little Moon, 2009)
Find My Way (The Narrows, 2016)
King of Catastrophes (Widdershins, 2018)
Grant-Lee Phillips torna a Prato e proprio al Festival delle Colline dopo vent’anni.