Giovedì 19 luglio alle ore 21 nella corte delle sculture della Lazzerini di Prato, va in scena “Polli d’allevamento”, un omaggio al teatro canzone di Gaber-Luporini, in un riallestimento molto fedele al celebre spettacolo originale. A far rivivere sul palcoscenico uno dei testi più significativi dell’opera di Gaber-Luporini è Giulio Casale, che ne ha curato anche la regia. Le musiche originali sono arrangiate da Franco Battiato e Giusto Pio.
«Cari cari polli di allevamento / coi vostri stivaletti gialli e le vostre canzoni / cari cari polli di allevamento /nutriti a colpi di musica e di rivoluzioni…». Inizia così Cari polli d’allevamento, il brano che dà il titolo al celebre spettacolo del 1978 di Giorgio Gaber.
Difficile non sorridere, ripensando a quel genio anomalo e dadaista che fu il Signor G, inventore di parole e musiche, testimone scomodo, sornione osservatore di un’Italia sempre più “sbatacchiata”, dove ci si agita facendo “finta di essere sani”. Difficile non provare nostalgia per quel teatrocanzone colto e impegnato, allegro e disperato che ha accompagnato tante stagioni della nostra vita. Gaber ha composto un racconto consapevole delle contraddizioni italiane, critico sempre ma anche empatico, sensibile testimone delle piccolezze di ciascuno.
Per Polli d’allevamento, poi, il duo Giorgio Gaber – Sandro Luporini si fece affiancare da un’altra straordinaria coppia artistica, Franco Battiato e Giusto Pio, che firmarono l’arrangiamento delle musiche. Fu un concerto-spettacolo memorabile, che è tornato a vivere, a distanza di anni, grazie alla Fondazione Gaber, al Teatro dei Filodrammatici di Milano e a Giulio Casale.
Proprio l’artista, musicista e attore si è fatto carico di riproporre lo spettacolo con cura filologica e con la propria interpretazione. Per Casale, da sempre attivo tra scrittura, teatro e concerti, è stata certo una sfida impegnativa confrontarsi con Gaber, ma ha accettato di ridare smalto a un lavoro che giudica «qualcosa di eccelso nella prosa, nella cifra linguistica scelta, nella musicalità (forse mai così espressiva) impreziosita dalle orchestrazioni di Franco Battiato, e c’è qualcosa di dirompente nei contenuti che lo confermano non solo attuale ma addirittura necessario anche ora, quasi trent’anni dopo».
Mai come oggi, la sistematica denuncia dell’ipocrisia dominante, un tema forte nella produzione gaberiana, esplode in tutta la sua necessità: «Mi sembra che Polli d’allevamento – ha detto ancora Casale – sia il più drammatico e il più attuale dei lavori di Gaber, per il livello minimo di coscienza a cui siamo arrivati di questi tempi».