Un vero e proprio festival dedicato a Curzio Malaparte, lo scrittore pratese di cui quest’anno cade il 120° anniversario della nascita (dopo quelli per il 60° dalla morte). Tutti gli eventi saranno a ingresso libero.
Dopo l’anteprima dello scorso 20 maggio – proiezione della “Pelle” di Liliana Cavani al Convitto Cicognini – gli altri appuntamenti di terranno tra il 9 giugno e il 13 luglio con un un programma infarcito di film, mostre, incontri di studio e approfondimento, recital e narrazioni, frutto della collaborazione fra Comune di Prato, Biblioteca Lazzerini, Casa Pia de Ceppi, Società Filosofica Italiana, Casa del Popolo di Coiano, associazione Prato Scomparsa e Cai di Prato.
“La disponibilità di tanti enti alla collaborazione per rendere onore a Malaparte, importante e controverso ambasciatore della cultura pratese nel mondo, è un grande orgoglio per la nostra città” commenta l’assessore alla Cultura Simone Mangani.
Il programma
Sabato 9 giugno – Casa del Popolo di Coiano – 17,30
Mostra fotografica “Curzio Malaparte, lo sguardo e la parola. La sua Prato tra Coiano, Santa Lucia, Galceti e lo Spazzavento”, a cura di Walter Bernardi e Daniele Nuti, con la collaborazione di Mario Barbacci e Piero Berti. Un intrigante viaggio nei luoghi malapartiani della zona nord di Prato dove ai riferimenti topografici di strade, paesi, poggi e ville, si aggiungono i ricordi di alcuni curiosi personaggi di cui lo scrittore aveva tratteggiato il ritratto biografico: la bambina dai capelli rossi, il barrocciaio cieco, il calzolaio anarchico. La mostra recupera materiale d’epoca primo-novecentesca, integrato con foto degli stessi luoghi così come appaiono oggi. Le foto sono corredate da didascalie con citazioni tratte dalle opere di Malaparte che ricordano quei luoghi con la nostalgia di chi si rendeva conto che era un mondo destinato a scomparire. “Malaparte, insieme a Datini, è Prato – ha spiegato il direttore della fondazione Casa Pia de Ceppi Walter Bernardi – Con queste iniziative vogliamo ricordare e rivivere i luoghi perduti della periferia pratese che hanno ispirato e condizionato la gioventù di Malaparte.”
Sabato 9 giugno – Palazzo Datini – 21,30
Presentazione del libro “Malaparte – Morte come me” di Rita Monaldi e Francesco Sorti (Baldini&Castoldi, 2016). Monaldi e Sorti sono una coppia nella vita e nella letteratura, dove si sono affermati come alcuni tra gli scrittori più interessanti del panorama internazionale. La loro fortuna editoriale nasce nel 2002 con il romanzo Imprimatur, che è stato al centro di un complesso caso di censura editoriale. Dopo il ritorno sulla scena con una serie di romanzi incentrati sulla figura del diplomatico seicentesco Atto Melani, pistoiese al servizio del potere vaticano, hanno riscosso grande successo nel 2016 con il romanzo Malaparte-Morte come me, in cui si sono cimentati con un caso criminale, un vero e proprio giallo poliziesco con inquietanti risvolti politici che vede protagonista proprio Malaparte, di cui viene ripercorsa la vita avventurosa fino all’incontro drammatico con la morte. Dialogherà con gli autori Giuseppe Panella, già docente di estetica alla Scuola Normale Superiore di Pisa e vicepresidente della sezione di Prato della Società Filosofica Italiana.
13 giugno – Casa del Popolo di Coaino – 21,30
Proiezione del film di Curzio Malaparte “Il Cristo proibito” introdotto dal giornalista Federico Berti.
14 giugno (16 – 19) e 15 giugno (10-13) – Sala Conferenze della Biblioteca Lazzerini
Due giornate di studi dal titolo Malaparte politico e il tramonto delle ideologie. “Io ho abbandonato la politica. Ormai mi dedico soltanto alla letteratura. La politica mi fa schifo”. Nonostante questa e altre affermazioni di formale disimpegno, Malaparte ha sempre fatto politica, e la chiave di lettura politica dei suoi scritti, dai saggi giovanili ai grandi romanzi storici della maturità, resta fondamentale per comprendere il suo messaggio, ancor più attuale alla luce dei profondi rivolgimenti politici e sociali che hanno caratterizzato il tramonto delle ideologie novecentesche. Sull’argomento si confronteranno Walter Bernardi, Marino Biondi, Riccardo Cammelli, Umberto Cecchi, Claudio Caponi, Andrea Giaconi, Niccolò Lucarelli, Luigi Martellini, Chiara Mannocci, Giuseppe Panella, Giuseppe Pardini.
“La visione politica di Malaparte è molto pratica e tecnica, come ben si intende dalla sua opera ‘Tecnica del colpo di stato’, ricca di spunti originali e mai banali, in cui l’autore offre un’analisi storica sicuramente provocatoria e controcorrente per la sua epoca. Queste giornate di studio vogliono essere un’occasione divulgativa aperta al più vasto pubblico possibile e non una mera discussione fra accademici” commenta Giuseppe Panella.
16 giugno – Palazzo Datini – 21,30
Recital di letture teatralizzate di “Maledetti toscani” con Alessandro Calonaci che interpreta Malaparte.
Attraverso il capolavoro dell’Arcitoscano per antonomasia, Alessandro Calonaci chiamerà a raccolta altri grandi toscani come Dante e Boccaccio per accompagnare gli spettatori in un percorso coinvolgente che alternerà momenti comici a momenti drammatici, ricalcando il carattere che uno dei più controversi intellettuali del Novecento riconosceva agli abitanti della sua regione.
28 giugno – Sala conferenze Lazzerini – ore 21
“Malaparte nel fondo Giorgi” è il titolo dell’incontro con l’archivista Veronica Vestri nel quale si parlerà dei documenti sul giovane Curzio negli anni del Convitto Cicognini.
19 luglio – Spazzavento
Tradizionale “Passeggiata a Spazzavento“: una camminata al mausoleo di Malaparte sul Monte Le Coste guidati da alcuni accompagnatori del Club Alpino Italiano della sezione Emilio Bertini di Prato, lungo il sentiero CAI n° 10. Ritorno al punto di partenza effettuando il percorso che è stato chiamato “L’anello di Fiorenzo” in ricordo del presidente del Cai di Prato Fiorenzo Gei scomparso a maggio del 2017, che per tanti anni ha curato la manutenzione di questi luoghi. Il ritrovo è a Villa Filicaia alle ore 7 e il rientro è previsto a Santa Lucia per le ore 12 circa.
23 luglio – Corte delle Sculture – ore 21,30
Marco Baliani in “La pelle che indossiamo”. Il poliedrico attore, autore e regista che ha dato vita al teatro di narrazione, leggendo alcuni frammenti dell’opera di Malaparte e narrando episodi legati all’autore, conduce gli ascoltatori a esplorare anche “la pelle” di Malaparte, il rivestimento con cui lo scrittore-giornalista-reporter ha protetto la sua figura, inventando, in anticipo sui tempi, un’icona visiva di se stesso. Così Baliani introduce lo spettacolo:
E di questa esperienza, maturata proprio qui, a Prato, vorrei parlare.
Come nei dipinti di Bacon o nelle sculture di Hirst, di colpo l’involucro esterno, la pelle, non protegge più, e appare allora l’indicibile che da sempre lo riempie, la materia vivente, pulsante, incontrollabile, che lo sostanzia.
Negli anni della seconda guerra mondiale è accaduto, nel pieno della nostra Europa, della nostra cultura, che milioni di esseri umani siano stati ridotti a oggetti, a cose, privati di identità e di anima. Malaparte racconta questo passaggio, sceglie la città di Napoli per il suo affresco, perché lì il ventre è più scoperchiato, il trucco non c’è più, il teatro è ormai a cielo aperto. Ma quella città è metafora dell’intera Europa e dell’intero mondo.