Il Castello dell’Imperatore, il Duomo, palazzo Pretorio: in China Land, progetto dell’artista Giovanni Presutti, vengono coperti da insegne colorate che li trasformano in qualcosa a metà tra Times Square e Blade Runner.
China Land è la rappresentazione di un presente diverso dalla realtà: un’ucronia, un presente alternativo che sarebbe realtà se la storia fosse andata diversamente.
“Ho capito che dovevo andare oltre e rappresentare il fenomeno in altro modo, costruendolo con elementi reali ma assemblati in modo diverso fino alla creazione di qualcosa che non esiste in realtà – spiega Presutti, fiorentino ma da tempo con base a Prato – Mi sono immaginato una Prato in cui la china town non fosse più concentrata in quei due quartieri, ma avesse in qualche modo conquistato la città e tutti i suoi luoghi simbolici. Ho quindi iniziato a fotografare con una mappatura completa tutte o quasi le insegne cinesi presenti sul territorio. Contemporaneamente – aggiunge – ho iniziato a fotografare tutti i luoghi e i palazzi simbolici di Prato per ricostruire il mio mondo, immaginario da una parte ma ben reale dall’altra. Ho creato le mie opere inserendo con la post produzione le insegne nei luoghi fotografati cercando un’atmosfera onirica. Ho voluto mettere lo spettatore di fronte alle proprie paure, al timore del diverso, dell’altro.”
“Ho provveduto, via via che fotografavo le insegne, ad archiviarle per genere così da potere poi creare in ogni opera un ambiente che fosse legato, come succede nella realtà, ad uno specifico settore merceologico – continua Presutti – Così, per esempio, il museo di arte Contemporanea Pecci che nel mondo reale ha sul suo tetto un’antenna per captare le energie dell’arte, diventa nel mio mondo il centro dei negozi di telecomunicazioni”.
“Siamo a Prato, il luogo in Europa con la più alta concentrazione di abitanti cinesi in rapporto al resto della popolazione – scrive Steve Bisson nella presentazione critica dell’ucronia immaginata da Presutti – Qui a partire dagli anni Novanta è un brulicare crescente e incessante di migranti clandestini. Dicono che arrivano da Wenzhou. Da quelli parti si lavora come macchine. In questo assomigliano agli imprenditori locali e per un po’ si mescolano con le loro attività. Aprono piccoli laboratori e trafficano con i tessuti senza badare troppo alle norme igieniche e di sicurezza. Fino alla crisi mondiale che mette in ginocchio i pratesi e lascia ai cinesi il dominio sulla città, la supremazia dei simboli culturali. In breve tempo la comunità cinese si appropria del centro storico e impone la propria lingua e i propri costumi, tappezzando di insegne colorate gli edifici. Il Duomo è trasformato in un centro commerciale, nel Castello dell’Imperatore trova spazio un ristorante che serve ravioli al vapore. Sono presi di mira soprattutto i luoghi di culto – conclude – San Domenico diviene un’agenzia matrimoniale e San Francesco ospita corsi di pronto moda. Le strade di notte sono pressoché deserte e insiste il coprifuoco nei giorni feriali”.
Il lavoro di Giovanni Presutti è stato oggetto di attenzione e premi a livello internazionale, e non parliamo solo di China Land: finalista al Reinassance Photography Prize, pubblicato su China Life Magazine, vincitore della categoria IFAP del Carousel du Louvre, parte di un’esposizione collettiva alla Triennale della Fotografia Italiana a Venezia, e questo solo nel 2017.
China Land è uno dei suoi ultimi progetti, ma i lavori degni di nota sono molti: da Dependency a Hipsta Nothing.