“La città è ridondante: si ripete perché qualcosa arrivi a fissarsi nella mente (…) La memoria è ridondante: ripete i segni perché la città cominci a esistere”.
E’ a una frase di Italo Calvino, tratta dalle “Città Invisibili”, che si ispira il progetto Industrial Pop City, nato da un’idea della fotografa Maruska Tonioni in collaborazione con Stefania Rinaldi.
Si tratta di una vera invasione per immagini: 5000 cartoline che ritraggono architetture industriali della città, saranno “adottate” da negozi, bar, esercizi commerciali per costruire una mappa della Prato che guarda avanti, con un occhio sui tetti dei propri capannoni, con le radici ben salde nella propria memoria. Una città che sta cercando di rigenerarsi, con un passato (presente?) fortemente legato alla propria architettura industriale e, quindi, al proprio tessuto economico.
Nell’arco di circa un mese le immagini saranno distribuite tra i commercianti che aderiscono all’iniziativa. Per ciascuno di loro sarà realizzata una documentazione che comprende un ritratto fotografico e una geo localizzazione del luogo su Instagram e Facebook. In questo modo chi “adotta” le cartoline diventa rintracciabile su web e entra a far parte di una “community” di volti, immagine di una città viva e memore del proprio passato.
Con l’hastag #industrialpopcity è possibile rintrovare su Facebook e Instagram tutti le “facce” dei partecipanti al progetto.
L’origine del lavoro della fotografa Maruska Tonioni nasce due anni fa con il progetto per immagini “Il profilo della Città”, con cui si racconta una Prato in cerca della propria identità architettonica, legata alla storia del lavoro di chi l’ha vissuta in passato, un trascorso importante connesso alla natura industriale e operosa dei suoi abitanti. Industrial Pop City prosegue nel solco di questa intenzione.
Le cartoline di Industrial Pop city stanno circolando in città. “Cercatele, collezionatele, rubatele: la città industriale appartiene a tutti, la città industriale è ovunque. Mettetele in tasca, nei libri, sul cuore o tra le cosce ma NON lasciatele abbandonate.”
Come a dire: guardiamo in alto, non dimentichiamoci di questi spazi che tanto hanno significato, c’è bisogno di rigenerarli con idee e cultura.