Selezioni infinite, semifinali tiratissime ed eccoci qui, alla fine: l’Urban Blackout Contest si è concluso anche quest’anno, decretando vincitori e vinti e portando sul palco del Capanno Blackout di Prato più di venti band provenienti (in effetti) da mezza Italia. La Valle D’Aosta mancava, ma restiamo fiduciosi per l’anno prossimo.
In apertura della serata sono saliti sul palco tredici piccoli rockers, cattivi come pochi e convinti come pochissimi, il prodotto della scuola di rock del Kolam Theatre di Vergaio. Hanno suonato Come as you are con tanto di assolo, hanno imparato a memoria tutto il testo di We rock you, che è una cosa che non sono mai riuscita a fare in trent’anni di vita. Sono una speranza per il futuro, e non è che lo scrivo come fossi in un film catastrofico dove di li a poco tutti i protagonisti muoiono perché qualche asteroide esplode: lo dico perché è vero. E’ la prima volta che mi fido così ciecamente di tredici ragazzini che hanno fra gli otto e i dodici anni.
La new wave dei Neuromant lascia il posto alla cattiveria granitica dei Senura, il rock degli Stereomood e il “potrebbe-essere-di-tutto-non-so-come-definirlo-ed-è-un-bene-ma-resta-una-grossa-figata” degli Zeronauta, ed ecco che arriva il momento di decretare i vincitori dell’edizione 2017 dell’Urban Blackout Contest: gli Zeronauta si portano a casa il primo premio, un minitour fra i festival toscani, ai Senura tocca il secondo gradino del podio, la realizzazione di un videoclip, e i Neuromant vincono una sessione di registrazione allo studio 121 Decibel. La giuria, composta fra l’altro anche da Divi dei Ministri, Georgie D’Eraclea altrimenti detta Georginess e Luca Guercio e Davide Di Muzio dei Meganoidi, oltre ai ragazzi del contest e quelli del Capanno, ha fatto una fatica boia a decidere come sistemare le quattro band. E fuori faceva pure freddo.
Non temete, però: l’Urban Blackout torna a giugno con una serie di date alla Pista Rossa di Seano.