Prigioniero di guerra a Amburgo dopo l’8 settembre 1943, il pratese Gino Signori salvò una bambina polacca dalle mani delle SS e la tenne nascosta nel campo di prigionieri italiani finché la guerra non terminò. Per questo motivo è stato riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” dal Museo dello Yad Vashem di Gerusalemme.
Giovedì 27 ottobre, alle 17,30 a Palazzo Datini, la cerimonia per ricordare il pittore pratese. Ci sarà l’inaugurazione di una mostra dei quadri dell’artista, quindi alle ore 21 seguiranno gli interventi di don Giuseppe Billi, parroco di Figline e grande amico di Signori, di Enrico Iozzelli del Museo della Deportazione di Figline, dello scrittore Umberto Cecchi e del presidente della Casa Pia dei Ceppi Walter Bernardi. La serata sarà coordinata da Aurora Castellani, presidente della Fondazione Museo della Deportazione di Figline.
La storia
Quella di Gino Signori è una storia che ci si può arrischiare a definire unica. La tenne nascosta fino al 1984 perché, spiega in una nota il presidente della Casa Pia dei Ceppi Walter Bernardi, “troppo dolorosa, cercando, come avrebbe scritto in seguito nei suoi “Ricordi di prigionia”, di “mettere una pietra sopra ad un passato pieno di orrori, perché volevo considerare tale periodo semplicemente come un brutto sogno”. Ma quell’incubo riemergeva attraverso i suoi quadri, perché, sono ancora sue parole, “l’arte che esprimo attraverso la modalità dei colori impressi sulla tela è un fatto di vita, per cui non è possibile accostarsi proficuamente alla mia pittura senza conoscere quello che costituisce l’elemento base della mia formazione umana ed artistica”.
Nel suo libro Signori aveva ricordato di essersi imbattuto, nelle strade di Amburgo distrutte dai bombardamenti, in “una colonna di ragazze e bambine ebree” scortate verso la morte da alcuni soldati.
“Mi si raggela ancora il sangue nel ricordare quelle poverine, ancora bambine, ridotte in larve umane – scriveva – si reggevano tenendosi strette le une con le altre a gruppetti di cinque stringendo nelle mani una piccozza e una paletta. Le ricordo sempre con le teste rasate a zero, vestite di ruvida tela e, a modo di scarpe, calzavano dei pezzi di legno denominati zoccoli olandesi. Mi sembravano uccellini nella bufera e mi infondevano tanta tenerezza da paragonarle alle piccole bambole con cui giocano le fanciulle”. Così Signori aveva strappato il fucile dalle mani di un soldato e salvato una dei queste bambininascondendola dentro il campo di concentramento dei prigionieri italiani fino alla fine della guerra.
Nel 1984 quella bambina, che di nome faceva Hana Tomesowa, era arrivata a Prato per cercarlo, dando inizio alla procedura per il riconoscimento di “Giusto tra le Nazione”. La cerimonia del conferimento a Signori del titolo di “Giusto tra le Nazioni” si era svolta nel Salone del Comune di Prato il 6 marzo 1985, per volontà dell’allora sindaco Lohengrin Landini, nella ricorrenza del 40° anniversario della Liberazione, alla presenza dell’ambasciatore israeliano.
Gli italiani che hanno avuto questo riconoscimento dal Museo dello Yad Vashem di Gerusalemme sono stati 610, i toscani 106; a Prato l’unico è stato Gino Signori, pittore di Figline, morto il 1° gennaio 1992.
L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Casa Pia dei Ceppi e dal Museo della Deportazione e Resistenza di Figline, con il patrocinio del Comune di Prato, dell’Anpi e dell’Associazione Combattenti e Reduci, e il contributo della Libreria “Il Manuale” e della famiglia Papi.