Si incamminò sul marciapiede osservando i Pini Marittimi che rendevano il quartiere di Santa Lucia più simile ad una ridente città costiera, così che la sensazione era quella di trovarsi in un altro posto, in un’altra età.
Quando eri bambino venivi qua in piscina, ti ricordi? Non volevi mai entrare in acqua, ricordi? Ti faceva paura anche il fiume Bisenzio. E poi hai fatto nuoto per così tanti anni, ricordi? E invece adesso? Adesso che fai? Che fai?
Nonostante la calura estiva teneva le mani in tasca per ripararsele dal lieve vento di tramontana che spirava da giorni sulla città, scendendo dalle colline dove da ragazzo andava a baciare le rosse spalle dei suoi sogni. Miriam aveva lentiggini anche in quel posto là e lui avrebbe voluto continuare ad osservarle per il resto della vita: solo quelle piccole lentiggini rosse tra le cosce di una sedicenne innamorata.
Passo dopo passo, con una sigaretta in bocca, contemplava il sole che precipitava mollemente e pensava a chi sa cosa, assorto come una cicala nel tramonto d’agosto, fischiettando canzoni pop sul Viale Galileo Galilei.
Eri così carino da piccolo, ti tenevo in braccio così guarda così su un solo braccio, la tua testa qui sul mio petto e tu non puoi ricordarti di quanto eri carino da piccolo, che sorridevi sempre, ti agitavi, tu ti agitavi, con quel tuo ciuffo e quegli occhietti. E adesso? Ma che vestiti indossi ma cosa fai ma dove vai ma chi sei ma perché ma perché ma perché.
Camminava passo dopo passo, fischiettando canzoni pop con una certa allegria quando un vecchio signore con cappello a tesa larga e avvolto in un Loden nero – no, non era suo nonno ma qualcosa glielo ricordava – gli si avvicinò da dietro con un aplomb signorile e reggendosi su uno strano bastone levigato di legno di Pino Marittimo, il rispettabile, profumato, agiato e piacevole vecchio appoggiò la mano sulla sua ancora-per-qualche-anno-giovane spalla e con una voce profonda ed educata annunciò che: «I bambini che si sono persi verranno venduti al circo».
I due si guardarono per qualche istante. Sì gli ricordava suo nonno, forse era il naso o forse era un odore umido di sigaro, ma comunque sia non sapeva come prendere le parole di questo simpatico, simpaticissimo anziano vestito di nero, così si limitò semplicemente ad inspirare il fumo della propria sigaretta, ringraziò per l’avvertimento e riprese la passeggiata in direzione del Centro Sportivo Coiano Santa Lucia, là dove il viale curva a sinistra tra dossi di asfalto gonfio e screpolato.
E quando hai deciso di giocare a calcio? Oh che pensieri che ci hai dato col calcio! Tutte quelle risonanze magnetiche alle ginocchia e quante volte sei finito all’ospedale? Ma adesso, adesso all’ospedale non ti ci portiamo più vero? Però in compenso ci dai altre preoccupazioni. Ma quando potremo goderci questa pensione eh? Ma quando?
Quando raggiunse il cassonetto di plastica verde, strabuzzante di sacchetti gocciolanti dell’immondizia, si accorse che l’intera squadra di calcio a undici composta esclusivamente da diciassettenni brufolosi e sudati era sbucata fuori dall’impianto sportivo seguita dall’allenatore quarantenne con un fischietto in bocca. Correvano lungo i viali con un ritmo regolato, ma non come
dovrebbe essere di norma da numeri (un, due, tre, un, due, tre), bensì all’unisono come un piccolo plotone di marines in calzoncini blu, parastinchi ben allacciati sotto i calzini e casacca del Coiano
Santa Lucia, che emersi dal campo Vittorio Rossi e a pieni polmoni cantavano: «I bambini che si sono persi verranno venduti al circo».
Li osservò allontanarsi con un senso di vaga inquietudine per poi riprendere la passeggiata con uno stato d’animo un gocciolino più circospetto. Si accese un’altra sigaretta e cercò di concentrarsi per
qualche attimo su quel piacere da nicotina che non giungeva più chissà da quanti anni, forse provato solo ai tempi delle prime sigarette, l’ultimo anno delle medie, nel cortile durante la ricreazione, che capogiri… Pensava che sarebbe stato bello vivere per sempre in quella lieve vertigine, fumare per il resto della sua vita le sue prime sigarette.
Camminò ancora finché a destra di Viale Galileo Galilei, dopo un lieve pendio in direzione del Bisenzio, trovò con lo sguardo il parco giochi per bambini. Lo vedeva là dall’alto della strada, le mamme che chiacchieravano tra loro, i giochi, la pace, il divertimento.
E quella volta che hai smontato uno scivolo usando come cacciavite un sassolino? Ma come hai fatto? Smontavi tutto, non ti si poteva portare da nessuna parte che smontavi tutto, ma proprio tutto. Ma prima o poi comincerai a rimontare le cose?
In un angolo del parco c’era una bambina piccolina vestita di rosa dondolante sull’altalena che da sola canticchiava una filastrocca, che faceva per lo più così: “avanti e indietro / io spingo le gambe /
e guardo il mondo / che fa su e giù / prima qua e poi non c’è più”.
La gonna con le trine bianche, i calzini tirati su fino al ginocchio, le ballerine col fiocchetto rosso, i capelli biondi e lisci, gli occhi giganteschi e azzurri e felici e lei, la bambina, che d’improvviso si era messa ad osservarlo. L’altalena ancora dondolava, come le sue piccole gambe, su e giù, per darsi la spinta, e nel frattempo lo studiava dalla seduta dell’altalena. Con la sigaretta di nuovo quasi finita, l’uomo aveva deciso di accenderne subito un’altra.
Se solo un giorno tu riuscissi a rimontare qualcosa, qualsiasi cosa, almeno una cosa, che ne so cosa, basterebbe una parte del tuo corpo o della tua vita, rimetti a posto i pezzi, eri così bello da piccolo, e invece adesso non riesco più a trovarti, ma dove sei dove stai che fai ma perché ma perché ma perché, e mentre scorrevano questi pensieri nella sua mente, lui osservava la bambina ancora e ancora, ascoltando la cantilena “avanti e indietro / io spingo le gambe / e guardo il mondo / che fa su e giù / prima qua e poi non c’è più”. Quando la bambina vestita di rosa, così adorabile col fiocchetto sulle sue ballerine, terminò la filastrocca, continuando ad osservarlo con due occhi azzurri pieni di allegria, urlò ridendo: «I bambini che si sono persi verranno venduti al circo».
A quel punto l’uomo se ne andò. Accelerò verso il supermercato. Fumava una sigaretta dietro l’altra, la testa sempre più incassata tra le spalle nel vano tentativo di resistere a quel vento di tramontana che soffiava da diversi giorni. Quell’agosto anomalo sembrava il mese più freddo dell’anno.
Finalmente raggiunse il supermercato. Là, nel parcheggio, una coppia sorridente stava caricando la spesa nel portabagagli. Lei afferrava le buste dal carrello per porgerle a lui.
E ti ricordi come ti piaceva quando ti facevo il solletico? Adesso non ti si riesce neanche a toccare. Non ridi mai non piangi mai non ti apri; ma che ti è successo dove sei finito? Sui sacchetti gialli del supermercato vide lettere che gocciolavano a terra in strisce di sangue scuro, sangue che formava la scritta: I BAMBINI CHE SI SONO PERSI VERRANNO VENDUTI AL CIRCO.
La coppia si accorse di lui ed entrambi si bloccarono, lo osservarono come pietrificati, svuotati, come marionette prive del burattinaio. Poi lei si mosse lentamente e lo indicò mentre si portava l’altra mano alla bocca.
Facevi la pipì a letto ed io non ti dicevo nulla. Non hai mai smesso di fare la pipì a letto. Forse avrei dovuto strusciare la tua faccia sulle lenzuola come si fa coi cani quando fanno i loro bisogni sul tappeto.
L’uomo notò che i passanti si fermavano per guardarlo: gli occhi sgranati e la paura di toccarlo. Lo indicavano come un animale strano, una bestia da circo pericolosa se lasciata a piede libero. Si leggeva sui loro volti spaventati che avrebbero preferito vederlo chiuso in una gabbia, con Moira Orfei ad ammaestrarlo con la frusta. Per la strada alcune eleganti signore diedero di gomito al marito in gilè per segnalare il pericolo, mentre altri più magnanimi richiamavano la sua attenzione con berci disperati e sempre uguali, sempre uguali, sempre uguali:
«I bambini che si sono persi verranno venduti al circo».
Si voltò un attimo solo indietro e vide… vide quattro pagliacci che lo seguivano. Il volto truccato e il naso rosso blu. Gettò la sigaretta per terra.
Adesso stava correndo con tutte le forze che aveva in corpo.