La riapertura del Centro Pecci, prevista per il prossimo 16 ottobre con la mostra internazionale “La fine del mondo” ospitata nell’avveneristico complesso (Sensing the waves) disegnato da Maurice Nio, è stata salutata stamani a Firenze come “una scommessa vinta”, dall’assessore regionale alla cultura Monica Barni. Che poi ha auspicato che il nuovo Pecci sia “un centro che affianchi la Regione nella realizzazione della rete territoriale, e che estenda la sua funzione dalla conservazione delle opere d’arte della prestigiosa collezione a quella di luogo aperto, vivo e catalizzatore dei differenti flussi della contemporaneità”.
La presentazione fiorentina del nuovo Centro per l’Arte Contemporanea Pecci è servita a un triplice scopo: presentare ufficialmente la nuova struttura disegnata dall’architetto olandese Maurice Nio (nella foto), spiegare la mostra inaugurale “La fine del mondo”, compresi i tanti eventi collaterali in programma, e anche per tracciare la rotta di rilancio che dovrà seguire la prima struttura museale dedicata all’arte contemporanea aperta in Italia.
Una rotta complessa e sfaccettata che la mostra inaugurale sembra rappresentare a pieno. Un museo che non svolga solo il ruolo di museo nell’accezione classica ( conservazione, tutela, ricerca, catalogazione, documentazione, esposizione e servizi per i visitatori) ma che “sia anche un anche motore di ricerca e produzione di attività multidisciplinari, radicato nel territorio ma con una vocazione globale – ha detto ancora l’assessore Barni – Un centro che valorizzi e promuova gli artisti toscani inserendosi nel tessuto connettivo delle realtà operative, con la funzione di coordinamento del contemporaneo nella nostra regione. Un museo – si legge infine nella nota – che raccolga un patrimonio inestimabile, luogo di storia e di memoria, la cui collezione permanente rappresenti l’identità, racchiuda i valori e tramandi la “conoscenza”.
Un concetto ribadito anche dal direttore Fabio Cavallucci, curatore della “Fine del Mondo”. “Abbiamo voluto inaugurare il nuovo edificio del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci con una grande mostra internazionale, affrontando un tema – la fine del mondo – che appare di per sé una sfida, puntando nel contempo a far incontrare le arti visive con la musica, il teatro, la danza, il cinema e le altre arti, e provando a rinnovare in qualche grado il sistema espositivo tradizionale, ossia reinventando il concetto di mostra. Troppe sfide in una? Forse. Ma siamo convinti che un museo che apre, o meglio, come questo, che riapre dopo consistenti lavori di ampliamento, dovrebbe rappresentare fin dall’inizio le intenzioni della sua ricerca”.
Il Centro Pecci, ha infine detto il sindaco di Prato Matteo Biffoni, “È la porta di accesso alla città, è un laboratorio, un incubatore, è la prestigiosa ed ennesima incarnazione della cangiante identità di una comunità che costantemente, anche quando non si interroga pubblicamente su se stessa, procede quasi per istinto lungo un percorso di cambiamento”. Per questo, ha aggiunto il sindaco di Prato, “Il Pecci dovrà essere un faro per affrontare il tempo presente, un tempo che quotidianamente e con velocità crescente manifesta tutta la sua complessità culturale, economica e sociale”.