Cosa sono i Verdena oggi?
E’ la domanda che chi scrive si è posto più di una volta ieri sera durante il concerto del quartetto di Bergamo in piazza del Duomo. Semplicemente perché si è trovato di fronte qualcosa che non si aspettava, pur avendone seguito passo dopo passo la storia discografica e avendoli apprezzati dal vivo a intervalli regolari negli ultimi quindici anni.
I Marlene Kuntz avevano appena terminato un concerto di un’intensità che non si registrava da tempo quando, dal palco di piazza Duomo, s’è alzato un muro sonoro che ha proiettato il pubblico in un’altra dimensione. Letteralmente.
Sempre diversi ma intimamente coerenti con se stessi, i Verdena si sono lanciati in un’ora e venti di apparente delirio sonoro. Sontuosi come sempre, rincorrendo senza tregua le proprie traiettorie psichedeliche, a tratti violenti e dolcissimi, a tratti addirittura tribali, hanno fatto ballare, cantare e scuotere la testa a tutta la piazza.
Un live sempre meno legato alla forma canzone, sempre più astratto e freddo, sempre meno empatico, se proprio vogliamo dirla tutta. Eppure c’è qualcosa in tutta questa ostentata complessità, in questa ricerca visionaria di soluzioni e d’invenzioni eleganti, sfumate e distorte, a volte arruffate, in questa fame di melodia così lucida e ancora eternamente adolescenziale, in questa operazione di filtraggio d’influenze d’immani proporzioni, che li proietta ben oltre il loro panorama di riferimento. E che fa dei loro live un’esperienza completamente diversa e ancora meno leggibile dei loro dischi.
Cosa sono i Verdena oggi?