Cosa succede quando un gruppo di quarantenni (quindi eterni giovani) che mette anima e corpo nel teatro decide di mettere su uno spettacolo, ma questo non funziona, non gira, si imbatte in mille difficoltà di poetica, di scrittura, ma soprattutto a livello pratico e organizzativo? E’ quello che succede in “Titolo Provvisorio” lo spettacolo che ha concluso lo scorso venerdì 29 luglio la rassegna “Panaché”, che ha tastato il polso alle nuove realtà teatrali di zona e le ha trovate vive e in ottima salute.
In scena Riccardo Goretti, Pasquale Scalzi e Aldo Gentileschi che rappresentano loro stessi, alle prese con un testo già preso al Festival di Santarcangelo, ma di cui esiste solo una scena, in cui i tre recitano contemporaneamente Alla Fiera dell’Est di Branduardi, Via Broletto 34 di Endrigo e Il Pinguino Innamorato di Arigliano e poi si arenano nell’uso del nastro isolante. Lo spettacolo è un Primo Studio (come ci illustra il programma di sala vivente Armando Sanna nel “pippone” iniziale, che mette in ridicolo anche certe convenzioni come il foglio di sala stesso, appunto) e tale rimarrà per sempre. Il Primo Studio è uno spettacolo non finito, un work in progress che dovrebbe fare delle sue imperfezioni di fronte al pubblico una pars construens dello spettacolo stesso.
Ma in questo caso il gioco teatrale è quello di scoprire il gioco stesso, e dimostrare che certe imperfezioni, certi dubbi, certe ansie, sono teatro esso stesso. Goretti Gentileschi e Scalzi conoscono bene i linguaggi teatrali, e li mettono a nudo, li prendono esageratamente sul serio per farli risultare, spesso, ridicoli e vuoti. E fanno ridere: è uno spettacolo assolutamente esilarante nella suo essere più reale del vero, nel sottolineare l’assurdità del voler fare un teatro senza scenografia, senza una struttura che ti supporta, alle prese con SIAE, Enpals, promozione. Nel brainstorming sul dover realizzare lo spettacolo le trovate sono tantissime, dall’idea di usare un agnello in scena per uno sgozzamento simulato (e la memoria va ai Magazzini Criminali, quando l’uso di animali in scena andava ben oltre la provocazione) che porta alla difficoltà di trovare su Google un noleggiatore di agnelli, a come comunicare a un amico che non ci sarà per lo spettacolo, in una telefonata in cui gli equivoci si sovrappongono.
E’ un piccolo gioiellino di scrittura, in cui i tre attori si spartiscono equamente ansie, difficoltà e risate. E’ uno spettacolo di amore per il teatro, perché solo un amore esagerato per il teatro ti fa mettere in scena tutto quello che c’è prima (o in questo caso, invece) dell’allestimento. E’ uno spettacolo per addetti e non addetti ai lavori: capita che i primi rivedano il loro quotidiano in scena, e i secondi abbiano un punto di vista nuovo su quello che succede prima della prima. Divertente, per entrambe le categorie, in eguale misura.