Un concerto-spettacolo che è un omaggio dichiarato a Fabrizio De André. Non esclusivamente dedicato alle donne. Ma che alle donne concede lo spazio che Faber ha sempre riservato: tantissimo.
“Amore che vieni amore che vai – Fabrizio De André, le donne e altre storie” porta venerdì 22 luglio sul palco del Teatro Romano di Fiesole (via Portigiani, 1 Fiesole/Firenze – ore 21,30 – biglietti 25/20 euro) sette nomi noti della musica italiana, provenienti da diverse esperienze: la voce e la chitarra di Cristina Donà, Rita Marcotulli al pianoforte, Enzo Pietropaoli al contrabbasso, Fabrizio Bosso alla tromba, Javier Girotto al sax, Saverio Lanza alla chitarra elettrica e Cristiano Calcagnile alla batteria e percussioni.
In un angolo della memoria, molti di noi hanno protetto alcune canzoni: vuoi per ricordare l’accendersi veloce di una passione d’amore che si pensava eterna o, al contrario, la sua incertezza e mutevolezza. Molte di queste canzoni e di questi personaggi appartengono alla poetica di Fabrizio De André. Una poetica colta, curiosa della vita, attenta al mondo e alle sue ingiustizie.
E in questa poetica una parte grande è dedicata alle donne. Tutte.
A quelle che volano, che piangono; che amano riamate o che vengono lasciate e diventano storie struggenti… quelle che creano il mondo, lo amano ma vorrebbero cambiarlo per essere felici. Per ricordare personaggi tanto simbolici quanto teneri o paradossali, romantici o beffardi; ironici, carichi di una allegria che si trasforma in lieve cinismo ma anche portatori d’un etica civile tanto moderna quanto oggi spesso dimenticata.
“Un concerto dedicato interamente alla poesia e alla musica di un uomo, di un artista che ha dato alla musica italiana una profondità e un valore che pochi altri hanno saputo raggiungere – spiega Cristina Donà – abbiamo scelto un repertorio quasi interamente dedicato alle ‘sue’ donne: Marinella, Maria, Bocca di Rosa, Teresa, Princesa e tante altre. Figure scolpite con maestria, amore e grande acutezza in assenza di giudizio. Una magia che passa attraverso le periferie, i marciapiedi, quei luoghi del mondo e dell’anima dimenticati o spesso volutamente ignorati a cui De Andrè ha saputo dar voce vera e potente”.