Davvero tutto il discorso sulla nuova vita notturna di Prato può essere ridotto all’alternanza “O così o lo spaccio”, al “Lasciateci lavorare in pace” o all'”Andate a vivere in Calvana” rivolto ai residenti che si lamentano? Oppure, forse, conviene che tutti i soggetti in causa, ovvero locali, residenti, frequentatori e Comune, si sforzino di fare la propria parte per garantire che il centro continui ad essere un luogo pieno di vita e di attrazioni?
È vero. Fino a due anni fa, ma addirittura fino all’anno scorso, il centro storico non era certo piacevole come adesso: era desolato, grigio e deprimente per chiunque vi camminasse dopo le 20. Ah, era anche più pericoloso, almeno all’apparenza. All’epoca, e fino a qualche mese fa, le polemiche erano infatti tutte per il degrado, lo spaccio, l’invivibilità di un luogo che avrebbe dovuto essere la vetrina di una città intera e invece finiva nel programma delle Iene come capitale incontrastata dell’eroina. Da quel servizio le cose hanno preso una piega un po’ diversa, le cronache sono lì a dimostrarlo, e a parte qualche sceriffo da tastiera che vorrebbe ancora le pattuglie di Berretti Verdi, in centro storico basta affacciarsi un attimo per rendersi conto che ha davvero cambiato volto.
Di chi è il merito, sempre che di merito si possa parlare? Dell’iniziativa e degli investimenti dei privati. Che favoriti da norme meno stringenti hanno deciso di sbarcare su una piazza fino a quel momento davvero sguarnita. In due anni hanno aperto decine di locali. Gli sta andando bene, forse oltre le previsioni, e questo non può che far piacere a tutti (quasi a tutti, diciamo), ma da qui a farne dei paladini dell’anti-degrado, dell’anti-spaccio e della sicurezza ce ne corre eccome. Intendiamoci: le strade sono tornate a riempirsi grazie ai frequentatori dei locali ma questo non vuol dire che possa essere concesso di tutto e soprattutto che pur di avere un centro storico vivo e pieno di gente si possa chiudere gli occhi di fronte ai diritti più che legittimi di chi in centro ci abita e magari abita proprio sopra uno di questi nuovi locali.
Il costante ricorso all’argomentazione “con noi la città è più sicura”, il piagnisteo del “non ci lasciano lavorare in pace”, le recenti minacce “facciamo una serrata” non sono argomentazioni destinate a portare giovamento alla discussione e nemmeno ai locali stessi. Per un semplice motivo: la situazione è ormai tale, nelle vie del centro, che se anche uno solo di questi locali dovesse chiudere o essere chiuso per qualche ragione, siamo sicuri troverebbe subito qualcun altro disposto a rimpiazzarlo al volo, magari proponendo qualcosa di diverso e originale. Tradotto, i locali passano, il centro storico rimane, ovvero i residenti e soprattutto le norme che regolano la civile convivenza. E non conviene a nessuno esasperare gli animi.
E’ qui che deve intervenire la politica. I due steward annunciati la scorsa settimana, per esempio, dovevano cominciare le proprie ricognizioni in centro ieri sera (giovedì 16 giugno), ma alcune complicazioni burocratiche hanno rimandato tutto alla prossima settimana, diceva ieri Confcommercio. Seguono alcuni altri interventi in discussione. Proprio in queste ore si sta infatti valutando l’ipotesi pedonalizzazione dell’ultimo tratto di via Settesoldi, la strada dei fischi alla municipale intenta a controllare la distanza tra i tavolini sabato scorso, dove in cinquanta metri ci sono quattro locali. Sarebbe già qualcosa, e infatti è arrivata la pedonalizzazione. Stamani invece, sulla Nazione, la notizia dell’ipotesi di un accordo per rendere meno complicate le autorizzazioni per tavoli all’aperto e i dehors. Ben venga una liberalizzazione anche in questo senso, con il centro storico pieno di gente che si gode la serata all’aperto. Ci sarà ancora più gente, non solo la sera, e sempre meno spazio per le auto come si conviene a una città davvero calata nel 2016.
Il dubbio è che a questo scenario, tratteggiato prima dall’assessore con la delega Barberis, che professa “l’equilibrio tra esigenze e doveri dei locali e buonsenso e diritti dei residenti”, e poi dallo stesso sindaco Biffoni, per cui i locali attirano “altra economia” e quindi va bene così, manchino alcuni parti consistenti riassumibili nella domanda “cosa vogliamo fare davvero del centro storico?”.
Dalla quale ne nascono altre.
Bastano due steward, con l’opzione equipe di artisti di strada in partenza a luglio, a gestire gli eventuali problemi creati dalle migliaia di persone che ogni fine settimana si riversano in centro dalle 20 alle 2?
Servirà a qualcosa appellarsi solo alla loro buona educazione?
Con quali criteri si interverrà per distendere i contrasti con i residenti o con gli altri commercianti?
E infine, fino a che punto si continuerà ad agevolare la vita notturna senza rivedere le modalità d’accesso al centro storico, prendendo magari in considerazione una piazza Mercatale mai stata così ingolfata?
L’estate 2016 non è ancora arrivata ma sembra destinata a far registrare un numero record di presenze in centro storico.
Siamo pronti?