– Cristo, per arrivare alle case rosse ci vuole il navigatore! Allora? che è successo?

Il dottore scruta nel grigio pallido delle nostre facce, ma nessuno riesce a formulare una frase decente. Forse perché la tipa  sembra morta, forse è  la paura, forse, e mi sa che è questo, perché siamo solo dei tossici.

Il nostro salvatore scuote la testa e muove verso il bagno. A questo punto comincia a farsi un’idea della situazione.
– Ma che ci fa una negra nella vasca? Cazzo, ma questa è collassata!
Seguono  una serie di domande alle quali sinceramente non siamo in grado di rispondere: Chi è? cosa ha preso? da quanto è così?

Narnali-Lisergica-1

Cerco di ignorare l’unicorno bianco che pascola in salotto. Da un po’ l’acido mi impone questa ingombrante visione equina, ad ogni modo riesco a raggiungere il gabinetto anch’io.
– Noi l’abbiamo trovata 5 minuti fa, Franco ci ha aperto e poi è andato al SerT. Era in ritardo per il colloquio con lo psicologo. Quando Ciccio è venuto in bagno lei era già in questo stato, così ti abbiamo telefonato.

Niente panico, il nostro eroe ha già indossato gli occhiali da laureato e i guanti in lattice.
Mi rallegra sapere che la mora respira ancora, il suo cuore è debole ma c’è. Il dottore le infila due dita in gola e le procura un conato di vomito, segue ispezione dei suoi succhi gastrici.
Eureka!  La dea d’ebano ha inghiottito delle “palline” d’eroina ma qualcosa non ha funzionato e ora dobbiamo aiutarla a rigettare il prezioso contenuto.
– Diego aiutami a tirarla su.
E’ bello avere un fratello medico.  E pensare che la prima canna me la sono fatta con lui.
Il dottore mette a frutto la sua scienza e miss Congo pare rianimarsi. Una forte dose di emetico ci aiuta a farle espellere il Jackpot. Mi metto i guanti anch’io e faccio due conti. Con queste siamo a  7 uova d’oro.
C’è un problema, Mafuana, la pantera si chiama così, biascica e ci rammenta che all’appello ne mancano ancora 6 e noi, che siamo gente solidale, per niente al mondo gliele lasceremo dentro. Lo diciamo per il suo bene.

Il dottore si sta preparando per tornare all’ospedale ma, prima di congedarsi, ci consiglia di tenerla sveglia, di darle da bere e soprattutto di farla camminare. Il resto verrà da solo.
– E dove la portiamo?
– E che ne so? fatele fare il giro del quartiere.
Vada per il tour riabilitativo. Scendiamo in strada e ne approfittiamo per un’edificante passeggiata nel parco.

narnali-lisergica-4

Su questa meraviglia arborea  sottratta alla periferia la primavera sembra ancora più vicina. Ci sono gli alberi in fiore, le famiglie spensierate, i vecchietti sopravvissuti ad un altro inverno. Oddio, ci siamo anche noi, ma cerchiamo di non dare troppo nell’occhio.
Formiamo un trio così composto: Ciccio – ancora alle prese con gli effetti del primo prodotto d’esportazione afgano, che aiuta Mafuana a sorreggersi – Mafuana, e io che somministro alla nostra nuova amica abbondanti dosi d’acqua.

Forse siamo un po’  troppo insistenti ma ogni tre passi sentiamo la necessità di porle la medesima  domanda:  Mafuana, devi per caso andare in bagno?.
Ma la ragazza, invece di liberarsi, sembra apprezzare il lento dondolare dei passi e ci chiede di andare avanti. Attraversiamo quindi il nostro quartiere, un  cantone pratese fatto di case a due piani e capannoni.  Là dove un tempo si lavorava al telaio oggi è di gran moda farci dei loft, delle associazioni culturali del cazzo o stiparci dei cinesi.

Un signore  si affaccia dalla finestra e osserva la scena con aria furba: sotto ci sono due debosciati, ciucciati dal demonio e aggrappati a una giunonica centrafricana.
– Beata gioventù – sospira l’ottuagenario.
Salutiamo e proseguiamo, consapevoli del nostro più autentico obiettivo: salvare la vita della bella Mafuana e accedere al suo prezioso carico. Arrivati su via Pistoiese il traffico si fa molesto e ci mostra la strana natura di questo luogo: un agglomerato operaio sviluppato intorno ad una unica strada. Ho sempre vissuto Narnali come una zona di passaggio, un posto da attraversare verso l’altrove. Sono pensieri di questo tipo che, almeno una volta al giorno, mi suggeriscono l’idea di smettere.

narnali-lisergica-7

I buoni propositi si trasformano in sensi di colpa sulla soglia del Circolo, quando, in compagnia di un’acqua brillante, trovo mio nonno.  Mi vede, ma non dice niente, bastano i suoi occhi per spaccarmi il cuore.
Cerco di sottrarmi, ma resto impigliato nel suo sguardo.
Gino è l’unico che si rifiuta di vedere il fantasma che sono diventato.
Intanto la dama  nera e il suo fedelissimo  spariscono nel bagno ed io resto immobile e solo, davanti all’uomo  che ho fatto invecchiare a forza di delusioni.
– Ciao Diego, ti va una briscola?
Vorrei  rifilargli una di quelle scuse che mi vengono tanto bene e dirgli che è solo un illuso se spera ancora in suo nipote, che dovrebbe girarsi da un’altra parte, così come ha fatto tutto il locale.

Ma lui ha già apparecchiato il tavolo e mentre giochiamo mi accorgo che qui c’è solo silenzio, che quaranta carte e un vecchio sono tutto quello che serve per questo gioco.

Per un istante immagino come sarebbe se nessuno tornasse a   cercarmi. Se Ciccio, Mafuana e tutta la roba che c’hanno addosso imboccassero via Pistoiese e sparissero col resto del mondo. Forse li lascerei andare al loro traffico, ed io penserei solo a vincerla, questa brutta mano.

narnali-lisergica-9