450 – Le richieste di aiuto ricevute dai centri di assistenza per la violenza contro le donne a Prato nel 2015. E’ un numero che supera di quattro volte la media nazionale e c’è un motivo. A Prato sembra che le associazioni e gli sportelli che si occupano di violenza femminile facciano bene il proprio lavoro. Adesso però viene spontaneo pensare a cosa sta succedendo nel resto d’Italia.
27 – Come gli industriali del Distretto che hanno aderito al protocollo Detox di Greepeace sulla sostenibilità dei prodotti. All’inizio tutti felici, poi si scopre che non sono pronti e che quindi vorrebbero procedere in ordine sparso, in gruppi e gruppetti, ognuno con le proprie tempistiche. Una lucida rappresentazione dello stile pratese.
9 – Sono le lettere che compongono la parola “artigiani”, questa settimana oggetto di una polemica a distanza piena di pathos e risvolti surreali. Il Comune è stato richiamato all’ordine da Cna e Confartigianato per l’uso improprio del termine nella manifestazione “Artigiani e non solo” in programma nel mese di maggio e giugno. “Artigiani” si deve usare solo per imprenditori con tutte le carte in regola e non per hobbisti e venditori ambulanti, dicono le associazioni di categoria. Il Comune ha detto lui non c’entra niente, non decide lui il nome delle manifestazioni ma le seleziona e basta.
6 – Il giorno del prossimo settembre in cui piazza Duomo ospiterà gli Air, il concertone finale della Prato Estate 2016 annunciato al termine di una mesta conferenza stampa di presentazione della corposa rassegna di eventi estivi.
3 – Come i nuovi locali che hanno aperto o stanno per aprire tra via Verdi e via Settesoldi. Le prime serate calde danno già l’idea di quello che sarà il centro storico nei prossimi tempi. Più dello scorso anno, volente o nolente, un unico grande quartiere dell’intrattenimento per tutti i gusti o quasi. L’unica cosa che manca è un’idea forte su come gestire la situazione complessa di un centro storico assediato quasi ogni sera da migliaia di persone. Niente su come regolare e perché no agevolare l’arrivo, la permanenza degli avventori e la loro convivenza con i residenti. La realtà è andata oltre le previsioni e la politica come al solito sembra essere rimasta indietro.
2 – I gol di scarto serviti al Prato per battere la Lupa Roma e salvarsi all’ultimo tuffo. Che poi è il modo in cui si salva più o meno da tempo immemore.
1 – Come il percorso partecipativo dai cui risultati è stato dedotto e realizzato il logo di Prato. Una città che in ritardo di forse una trentina d’anni ha finalmente un proprio brand con cui farsi conoscere. Ora, la “P con i fili colorati dentro” può piacere o non piacere e i pratesi più sensibili all’estetica, cioè tutti tranne timidi e ciechi, non hanno mancato di far presente quanto meglio avrebbero fatto loro. Il problema però è un altro. E’ l’operazione che è stata fallimentare, non il disegno del logo. Avviare un percorso partecipativo per individuare i punti cardine su cui costruire un brand per la città, quindi un’operazione nobile e importante, avrebbe infatti dovuto significare mettere in moto una macchina complessa e varia e un processo ben più lungo di quei tre incontri programmati. Perché ai processi partecipativi, diciamolo, ci vanno sempre i soliti e quindi si può dire che contro l’intenzione stessa del Comune, il nuovo brand di Prato non è affatto l’espressione di un processo condiviso e allargato ma espressione del sunto delle idee di pochi. E si vede.
n – il numero di arcobaleni visti a Prato dall’inizio di maggio, mese da poco diventato famoso anche per questo raro fenomeno naturale che si verifica di norma al termine di un temporale. Gli spettacoli della natura a volte sono davvero commoventi.