La voce di Mark Lanegan è inconfondibile da almeno trent’anni, da quando cioè è salito per la prima volta sul palco insieme agli Screaming Trees, la sua prima e unica vera band. Baritonale, graffiante, diciamo desertica, quella di Lanegan è una voce da crooner oscuro, a tratti tormentata, a tratti terribilmente romantica.
La sua storia musicale si può dividere in tre parti: quella con gli Screaming Trees, quella di solista accompagnato da alcuni dei nomi e quella del tante e prestigiose collaborazioni.
Screaming Trees
I primi album della band di Ellensburg (Washington) guidata dai fratelloni Conner suonano un rock sgangherato e genuino ma non privo di originalità. Gli Screaming Trees prima maniera non sono però per tutte le orecchie. Il salto di qualità, in tutti i sensi, avviene quando Lanegan comincia la propria carriera solista (1990) e poi definitivamente quando nel gruppo entra il batterista Barrett Martin (1992). Da quel momento in poi, gli Screaming Trees saranno un altro gruppo e la voce di Lanegan diventerà, purtroppo per soli due album, il fulcro di un rock di cui è davvero difficile trovare epigoni.
“Sweet Oblivion” è del 1992 ed è probabilmente l’album più bello degli Screaming Trees, che non raggiungeranno più questa intensità.
Nearly Lost You
Winter Song
Butterfly
More or Less
“Dust” arriva invece nel 1996, è l’ultimo lavoro album vero degli Screaming Trees. E’ un album più rarefatto del precedente, forse più lucido, ma soprattutto meno spigoloso e diretto. Nonostante questo, certe canzoni non possono passare inascoltate.
Look at you
Sworn and Broken
Witness
Mark Lanegan solista
Lanegan s’imbarca nella carriera solista prima degli ultimi due album della sua band e dopo il debutto con “The Winding Sheet”, tra “Sweet Oblivion” e “Dust”, sforna “Whiskey for the holy ghost“, un vero e proprio punto di non ritorno per il cantautore americano, che svela definitivamente la propria anima.
Borracho
El Sol
Pendulum
La produzione discografica degli ultimi vent’anni vede alternarsi collaborazioni prestigiose, ci ritorniamo sopra, e produzioni proprie, tra pezzi originali e interi album di cover come “I’ll Take Care of You” (1999) e “Imitations” (2013).
“Scraps at midnight” è del 1998.
Dopo l’approccio intimista del precedente, con “Field Song” (2001), Lanegan torna a sonorità più rock.
No easy action
Don’t forget me
Field Song
“Bubblegum” è del 2004 e segna un nuovo approccio nella produzione del cantautore americano. Graffiante, a tratti rabbioso.
Hit the city
Methamphetamine Blues
“Blues Funeral” è del 2012.
Ode to sad disco
Bleeding Muddy Water
L’ultimo album, uscito nel 2014, è “Phantom Radio”.
The wild People
Death Trip to Tulsa
Le collaborazioni
Mark Lanegan è sempre stato circondato da grandi musicisti e con grandi musicisti ha spesso collaborato a lungo. Dai Mad Season ai Queens of the stone age, da Moby a Isobel Campbel passando per i Gutter Twins, le sue collaborazioni sono tantissime. Ne abbiamo scelte tre.
Soulsavers – Revival
Isobel Campbell – Come Undone
Moby – The Lonely Night’