V sta per Victory. L’unica vendetta che si trova andando in questo bar-pasticceria è contro il cibo stantio del giorno prima e le bevute annacquate da concerto. Un’occhiata alla loro presenza in rete: il sito è bello ricco e la pagina Facebook aggiornata con varie foto del reparto pasticceria. Il Victory si trova a Montemurlo, l’insegna del bar si staglia a prova di miopia a bordo strada. Il locale è semplice e di gusto, salta all’occhio il bancone grande e tondo che potrebbe accogliere un esercito di bartender al suo interno. Dà l’idea che chiunque ci sia al di là abbia il pieno controllo non solo su quello che berrai, ma anche su quello che vuoi bere.
Sinceramente è piacevole questa sensazione, quando voglio qualcosa di diverso dal solito ma non ho idee mi affido ad un menù o ancora meglio ad una proposta, magari fuori da elenchi ufficiali. A questo giro su va sul classico: Cosmopolitan. Un attimo prima di gettarmi sul buffet mi guardo intorno. I tavoli sono tutti occupati da persone di ogni età, ci sono famiglie con bambini, ragazze e ragazzi. La musica è una classica lounge che rimane facilmente di sottofondo. Mi faccio un piattino con più varietà di cose possibili, recupero il mio drink e vado fuori dove c’è un gazebo con una lampada riscaldante che si accende appena mi siedo. Ci sono delle poltroncine da esterno oltre ai classici tavolini, è molto carino. C’è solo un altro tavolo occupato, ci sono dei ragazzi che stanno discutendo di cose importanti e penso a come il cibo e una buona bevuta accompagnino bene momenti di estrema franchezza. Invece al mio tavolo si riflette sugli atteggiamenti da buffet e mi viene fatto notare che le donne sono quelle che si comportano peggio. Pare che ci lanciamo sui vassoi passando avanti a tutto e tutti, pensando i piedi a chi abbiamo accanto in fila senza neanche chiedere scusa.
Anzi, esattamente la descrizione è: “Le donne prendono un’oliva e tornano dopo due minuti a riprenderne un’altra, passano avanti e arraffano tutto facendo il giro al contrario”. Io ci penso seria, non ho mai notato tutto questo. Mi rifugio nel silenzio pensando che forse è perché faccio parte della categoria, ma di sicuro i miei piatti sono ben pieni. Sempre. E se pesto i piedi e passo avanti è per una necessità. Cibo-nutrirmi-immantinente. Nel frattempo comincio a fare gesti strani per far riaccendere la lampada riscaldante, tipo alzo un braccio e lo muovo come se salutassi qualcuno lontanissimo ma a volte non funziona e mi alzo in piedi di scatto. Dopo un po’ non mi preoccupo neanche più della gente che potrebbe vedermi. Il mio cocktail è veramente buono, il cibo di un’altra categoria. Tutto quello che assaggio è gustoso e di qualità. Oltre a classico finger food ci sono anche vassoi di verdure miste, e poi delle tartine deliziose a vari gusti (salmone, gamberetti… ) con una micro mousse sopra che sembra finta. Condivido un secondo drink e chiedo un Moscow Mule per provare il loro stile su questo.
Il bartender si confronta con la collega e mi comunicano che hanno il Ginger Ale e non Ginger Beer, annuisco e non posso fare a meno di fare un mezzo sorriso di soddisfazione: questi sanno fare il loro mestiere. Chiedo una alternativa e mi viene proposto un cocktail a base di rum e succo di limone. Guardo mentre lo prepara, lo assaggio davanti a lui e con un lieve cenno del capo dichiaro: “Ottimo.” Bene, va giù veloce e piacevole mentre il tempo scorre. La lampada continua accendersi e spengersi e io continuo a sbracciarmi, ormai ho capito il movimento ottimale da fare. Verso le 21.30 una cameriera sembra invitare i pochi rimasti a tirare l’ultimo sorso, in verità ci informa che tolgono il cibo quindi l’ultima oliva ora o mai più. Grazie siamo a posto! Riporto i bicchieri complimentandomi ancora (siamo pur sempre al secondo drink, c’è quella vena di allegra e sincera apertura) e saluto.
Se siete in zona Prato Ovest, fateci un salto. Ma anche se siete da tutt’altra parte non sarebbe strano fare qualche chilometro in più, ne vale davvero la pena e i prezzi sono onestissimi (8 euro l’aperitivo e 4 euro la seconda bevuta). Ah, per accendere la lampada basta allargare un braccio con movimento ampio, stile Carla Fracci.