Giovedì 28 Aprile – La sposa cadavere – Teatro Puccini
Finiti i pazzi festeggiamenti del 25 Aprile fiorentino, appuntamento che special modo in Oltrarno si esprime sempre al meglio, terminato il rito pagano di Fiorentina-Juventus su cui credo nessuna persona dotata di intelletto medio voglia fare domande, è il momento di riprendere le settimanali uscite con la costanza e la forza avute durante l’inverno appena superato. Il Teatro Puccini, splendida istituzione fiorentina ad uso e consumo dell’utenza dei pubblici canali televisivi, RaiTre in primis, propone la trasposizione teatrale del film realizzato da quell’ottimo capellone che risponde al nome di Tim Burton, tanto amato dal pubblico femminile anche per via dell’uso smodato di un moderno Big Jim denominato Johnny Depp nelle pellicole. Ma stavolta al posto del manichino Depp abbiamo un altro fenomeno. L’uomo di cui stiamo parlando non è Donnie Brasco, è Lorenzo Baglioni. In questo spettacolo, va detto, Baglioni non sarà solo perché la trasposizione vanta ottimi nomi, attori e attrici noti a Firenze e francamente molto bravi. Ma siamo davanti alla “personalizzazione” del palcoscenico, odiata espressione che tanto fa arrabbiare gli ex elettori del PDS che lottarono per anni contro la “personalizzazione” della politica, naturale processo in tutti le democrazie occidentali e non. Stavolta l’uomo nuovo è lui, Lorenzo Baglioni. Volto perfetto da inviato di Striscia la Notizia, il grevigiano Baglioni ha iniziato a catturare la nostra attenzione mesi fa, quando sulla scia dei vecchi cantori fiorentini ha iniziato a tessere una carriera menestrelliana forse di dubbio gusto ma di sicura riuscita. Altrimenti non sarebbe dove è adesso, al Puccini. Per dirla in due parole, il Baglioni risponde a certe perfette descrizioni antropologiche che farebbero Mascetti, Perozzi, Necchi e Sassaroli. Bel ragazzo, sicuro. Capace? Beh, sì, perché altrimenti non sarebbe dov’è. Dovendo proseguire la disamina sul personaggio però, forse porremmo in essere lo sguardo, fissile, e le movenze forzatamente plastiche che lo fanno apparire carismatico come un parafango in tinta di una Clio immatricolata nel 1991. Firenze cerca di essere naturale, ma la lotta che la fa piombare al solito in una parodia di uno spot pubblicitario registrato in Rai a Roma, è culturalmente fortissima: come se si scontrassero Barak Obama e Kunta Kinte. Guerre intestine fra di noi, che ci affacciamo all’Europa portando lo Scoppio del Carro come simbolo. E la colombina stavolta è Lorenzo Baglioni, di Greve in Chianti. Avanti al Puccini, signori, che Firenze stavolta è un paese per falsi giovani.
Venerdì 29 Aprile – Gianna Nannini – Mandela Forum
Stasera ci sarebbero i Cani alla Flog, va detto. Ma non è che non ve li consigliamo, ci mancherebbe: solo che fra Iosonouncane, L’Orso e Vittorio Cane, insomma, lo zoo è completo. Senza considerare il fatto che noi lo zoo a Firenze non ce lo abbiamo praticamente mai avuto e ci toccava andare a Pistoia, non solo per gli animali ma per le burrasche e per altri fattori di sesso femminile che discretamente omettiamo in questa descrizione. Gianna Nannini: cosa vuoi dire a questa belva da palcoscenico? La Nannini è la risposta rock all’Italia del ministro Gava . La Nannini ha fuso il suo appeal da punk ribelle con cosiddetti berci italiani alla Claudio Villa in un mix schizofrenico paragonabile forse ai duetti di Pavarotti con le Spice Girls. La Nannini cantava “America” nel 1979 e ha lasciato al palo tutte, iniziando per quel curioso animale televisivo dai colori strambi che risponde al nome di Loredana Bertè. La Nannini è il nostro Boss al fulmicotone. Perché siamo convinti che se Bruce avesse rubato un parcheggio alla Gianna, la Gianna avrebbe rigato la macchina del rocker a stelle e strisce. La Nannini è di Siena ma è la cosa più lontana da Siena che si possa immaginare: la distanza fra lei e la sua città forse rasenta la distanza fra una poesia e uno scritto di Guido Catalano. Poi son gusti: ma la nostra prova ad essere un’analisi oggettiva, cosa molto difficile da fare visto che nel 2016 esiste chi reputa il puzzo del sapone Sole, quello che le nonne usavano per lavare gli stracci, un importante e gradevole “profumo di Marsiglia”. Forza Gianna!
Sabato 30 Aprile – La notte bianca – location varie Firenze
Le cosiddette “notti bianche” in Italia sono un brand registrato Veltroni: è stato lui, il J.F.K. italiano, a portare questa schizofrenia sociale per la prima volta nella Capitale. Che non fosse destinata a un successo epocale era scritto, visto che proprio durante la prima notte bianca romana, il 27 settembre 2003, si è verificato il black out più prolungato e massiccio della storia della nostra Repubblica. Firenze non si fece certo da parte, quando salì in cattedra il nostro ex sindaco. Mortaretti, colazioni nel Salone dei Cinquecento, passeggiate in bici e concerti a caso all’insegna della filosofia del “tutti per strada a fare non si sa bene cosa però insomma hai visto che ho comprato le mutande a Calzedonia alle tre di notte”. Passano gli anni, arriviamo al 2016, e Firenze non si fa comunque trovare impreparata. Intercettando le pulsioni più giovani il vicesindaco Nardella (la carica “Sindaco” è stata ritirata su Decreto Ministeriale dello scorso ottobre, come la maglia numero 6 di Baresi del Milan) ha tessuto una rete di eventi che rasentano la potenza della Love Parade di Berlino del 2002. Rivoluzionarie letture di Leopardi e Andersen in giro per la città, equivoche e provocatorie decantazioni di Boccaccio in piazza Duomo, fino all’ultimo e inimmaginabile finale, roboante e incredibile: Calvino recitato da Paolo Hendel alla biblioteca delle Oblate. Il programma è tutto online, e noi fiorentini ne andiamo orgogliosi: leggetene pure, di attività in questa serata ce ne saranno decine e decine. Le vere menti della serata, gli ideatori segreti di questa fragorosa “notte grigia”, ovvero Enrico Letta e Achille Occhetto, saranno felici nell’avere poi un vostro feedback via cartolina postale, che ancora non hanno il computer a casa. Ah, ultima cosa, alle due tutti a letto, che domani è il Primo Maggio, e bisogna lavorare.
Domenica 1 Maggio – Il Primo Maggio – Fiera presso Parco delle Cascine.
Partiamo dal presupposto che la Fiorentina gioca a Verona contro il Chievo. E che la partita non serve praticamente a nessuno. Arriviamo alla constatazione, goliardica se vogliamo, che a Firenze non c’è molto altro che una fiera al Parco delle Cascine. Del resto oggi la festa è non fare nulla, visto che oggi è la festa di chi lavora. Che insomma, diciamocelo, lavorare ovvero intendere il proprio tempo come un qualcosa che non sia espressione delle proprie velleità, è diventato po’ brutto. Fa brutto fare il ragioniere, o l’impiegato. Per non parlare dell’operaio, magari senza laurea. I lavoratori dipendenti nel termine stretto si trovano in difficoltà nell’approcciarsi in contesti sociali, si inventano un hobby che diventa più o meno la fotografia del loro status: si arriva al paradosso di camuffare le carte di identità, vergognandosi della scritta “impiegato”. Qualcuno ha chiesto addirittura di rescindere la situazione contrattuale per poter prendere la partita IVA e poter fare conversazione agli aperitivi. Del resto viviamo in un clima strano. I parrucchieri sono diventati “Hair Stylist”, dopo aver rottamato il francofono “Coiffeur”. Il concertone non è più in San Giovanni ma, quello duro e puro ha traslocato in una location migliore per logistica e raggiungibilità, ovvero Taranto. Con tutta probabilità il prossimo anno si giocherà in serie A la partita Crotone-Frosinone. In ogni caso, in bocca al lupo a tutti i lavoratori. Viva il Primo Maggio.
Le immagini di questo articolo provengono da internet e giudicate di pubblico dominio. Immagine di anteprima: fanpage di Gianna Nannini.