Giovedì 7 Aprile – Shilpa Ray – Combo Social Club
La musica indipendente non muore e per fortuna non morirà mai. E non moriranno mai i migliaia di “progetti”, espressione perfetta che prende campo al posto del desueto epiteto “band”: perché il “progetto” può includere qualunque espressività musicale, fatta da 34 polistrumentisti, una singola voce o magari una conchiglia suonata da un batterista di una band finlandese. Stasera al Combo abbiamo l’onore, noi fiorentini, di poter osservare un nome che risponde perfettamente al famoso prototipo di “musicista molto brava ma che non tutti conoscono”. Shilpa Ray ha tutte le carte in regola per essere l’esemplare unico di animatrice delle serate infrasettimanali nei club metropolitani. Shilpa Ray ha il nome: esotico ma non troppo, una specie di mix fra una marca di stero afghana (Shilpa) ed un paio di occhiali da sole (Ray). Ha la credenziale, sempre perfetta, di essere stata vista e scoperta dalla rockstar. E la responsabilità oggettiva ce l’ha stasera lui, l’incrocio fisico fra Raimondo Vianello ed Elvis Prestley, che risponde al nome sacro di Nick Cave. I pezzi della Shilpa sono buoni, anche se leggeri come una cena con Enrico Ghezzi. La nostra presenza è matematica e precisa in quanto si tratta una sorta di rinfresco per la famigerata “scena”: birrette sorseggiate fuori, gossip narrati, commenti sul caldo arrivato stavolta molto presto, saluti e saluti e saluti a tutti. Dischi venduti dall’artista in questa serata: una decina se va bene. E in tutto questo, fra 6 anni il disco di Shilpa Ray ce lo avremo ancora in casa, impolverato, in posizione numero 143 nella playlist ventilata di una domenica mattina. E guardandolo ripenseremo a quanti soldi abbiamo dato a musicisti non brutti, ma inutili, che adesso lavorano come gommisti. Ma del resto queste serate per gli estimatori di musica sono come il “gratta e vinci”: speri sempre di poter veder suonare qualcuno che faccia il botto, quello serio. Non siamo più negli anni novanta, adesso forse è più comodo starsene a casa a vedere un talent a caso. Purtroppo.
Venerdì 8 – Aldo, Giovanni e Giacomo – Mandela Forum
Non possiamo trattare male questi tre autentici geni della risata, perché ci hanno fatto ridere. Hanno fatto la storia della comicità italiana, hanno creato personaggi che ancora ricordiamo. Non solo hanno fatto “il botto” sorprendendoci e forse sorprendendosi, in quel preciso momento storico, di inizio millennio, dove il cabaret all’ordine del giorno consisteva in sostanza in una pernacchia contro il Primo Ministro di Arcore. In tre si sono dati dei ruoli, si sono fusi in un’unica entità comica rasentando il trio Solenghi-Marchesini-Lopez. Hanno creato dei tormentoni, quasi al pari di Zuzzurro e Gaspare, quasi al pari dei Gatti di Vicolo Miracoli. “Tre uomini e una gamba” è stato un capolavoro che ha segnato la cosiddetta “comicità di rinterzo da ufficio”: la comicità che diventava un modo di dire, ed anche il collega più antipatico la usava, peraltro in maniera odiosa. Fiorirono in quegli anni imitatori improvvisati e scarsi di Aldo Baglio, o del sardo Nico, protagonista di Mai dire Gol. Che succede ad un certo punto? Una roba strana, imprevista, quasi innaturale: si invecchia. Capita, vedi strano, in un mondo in cui sembra quasi una violenza all’essere umano questo strano percorso fisico. Capita anche che i tre in questione spariscano dalle nostre televisioni, oramai diventate piatte e “smart”, eccezione fatta per alcuni spot tristi di qualche compagnia telefonica. Capita quindi che, pur essendo dei geni, i signori in questione risultino essere dei miti solo per la generazione che fu quella che vide il drammatico crollo delle torri gemelle. E basta. Vi consigliamo lo spettacolo per rispetto, e siamo sicuri che vi saranno partecipanti: del resto anche oggi si scorgono platee di canuti partecipanti alle convention locali di Forza Italia, del resto ancora qualcuno ascolta “Cohiba” di Daniele Silvestri alzando il pugno nonostante il presidente degli Stati Uniti si sia fatto una bella visita ufficiale a Cuba, del resto Francesco Totti è ancora un tesserato di una squadra di calcio di serie A italiana. Amiamo questi tre personaggi, pur considerandoli francamente bolliti. Evviva i bolliti. Verrà il giorno che i nostri nipoti rideranno come noi con Ajeje Brazorf. Speriamo.
Sabato 9 Aprile – Marlene Kuntz – Auditorium Flog
Saremo brevi nel descrivervi il senso di questa serata musicale all’Auditorium Flog. Se avete più di 32 anni e siete uomini fidanzati, vi tocca andare unicamente perché le vostre signore hanno ancora come sogno erotico il cantante dei Marlene Kunz , Cristiano Godano. Se siete donne, e siete over 32, sarete in serata solo se avete come immaginario erotico lo stesso Cristiano Godano, quello che ai tempi era mitico perché non diceva nemmeno buonasera e grazie nei concerti. Pensa te. Il resto è più o meno un girarci intorno. Perché è vero che i Marlene sono stati il baluardo di una generazione e che sono stati fra i primissimi a dare una dimensione nuova al suono rock italiano negli anni novanta. Perché è vero che hanno fatto dei dischi storici, come non se ne vedevano da anni. E’ anche vero, e va detto, che se non possiamo che amare questa band perché onesta, invecchiata ma sempre umilissima, possiamo però inserire i suddetti musicisti piemontesi nel misto bollito che fa parte della nostra gioventù. Facciamocene una ragione: Valerio Mastrandrea non è più uno scapestrato quasi trentenne, Winona Ryder ha perso la testa, le cabine telefoniche le stanno smantellando, la marmitta catalitica non è più un lusso e il campionato di calcio è a 18 squadre, che indossano maglie attillate, pensa un po’. Ricerchiamo gli anni 90? Ci stiamo. Ci andiamo.
Domenica 10 – Fiera di Oltrarno – Piazza Santo Spirito
Caldo, caldo, caldo. La Fiorentina oggi gioca ad Empoli, un derby da poveri che non conta praticamente niente, ma talmente niente che anche una parte della tifoseria lo diserta millantando una questione di “caro biglietti”. Oltrarno invece esplode, dopo un inverno mite ma piovoso. Ed esplode con la classica Fiera, dove le signorine potranno acquistare qualche capo fatto a mano, brutto asserpentanto, ma prodotto a chilometri zero e biologico. Se l’abbigliamento non aggrada è comunque possibile dedicarsi all’ enogastronomia, acquistando miele da qualche agricoltore freak, comperare cera d’api a caso, oppure aggiudicarsi un bel barattolo di arnica che adesso viene prescritto per qualunque patologia, dall’unghia incarnita alla forfora. Buona passeggiata in questa magnifica piazza, noi andiamo in trasferta ad Empoli a vedere la Fiorentina.
Le foto sono state recuperate su internet o nell’archivio di Pratosfera.