Se le cose fossero state diverse e fossimo rimasti a Sesto Fiorentino. In quella piazza che si affaccia sul Despar. Magari avrei un rapporto diverso con le periferie, con Monte Morello e con la Calvana, con le città di Firenze e Prato, magari anche con la letteratura.
Magari fossimo rimasti a Sesto Fiorentino oggi sarei un Dostoevskij. Avrei passato molte più ore a riflettere sulla vita, avrei avuto del tempo libero, sarei diventato un grande scrittore, e questo sarebbe stato bello non tanto per me, ma per la letteratura in generale. Se le cose fossero andate diversamente e in una guerra del passato che mai si è combattuta tra Prato e Firenze avesse vinto Prato, ecco allora Sesto Fiorentino non si sarebbe nemmeno chiamato Sesto, ma Undicesimo Pratese.
A volte penso a come sarebbero andate le cose se fossero state diverse. I nomi e le parole sarebbero stati diversi, questo penso a volte. Più che la sostanza. Ma forse i nomi sono la sostanza e le guerre sono fatte per i nomi.
I dialoghi sarebbero andati così:
«Da dov’è che viene tuo padre? »
«Da Undicesimo Pratese».
«…»
«MBE? Che vuoi da me?»