L’arte del duo e della sperimentazione: John De Leo e Fabrizio Puglisi sono due musicisti “lenti”. Da tanto tempo si incontrano, suonano, improvvisano, si avventurano nei territori dell’uno e dell’altro, cercano soluzioni, le trovano e poi, perennemente insoddisfatti, rimettono tutto in discussione. Non amano i tempi compressi delle produzioni e del marketing, la superficialità della comunicazione virtuale, ma, come anime in pena, si danno un gran da fare alla ricerca di significati nuovi da dare alle cose in perenne mutamento.
I due saranno in concerto al Fabbricone lunedì 15 febbraio alle ore 21, all’interno della nuova edizione del Metastasio Jazz. La sfida del duo è una delle più ardue e affascinanti del jazz. Le necessità ritmiche, il timore del vuoto sonoro, l’interazione messa a nudo, sono alcuni dei rischi calcolati che i due giocatori mettono in campo nel disegnare il discorso musicale.
La sfida diventa ancora più affascinante se a condurla è la voce di John De Leo, figura chiave della musica italiana contemporanea, e oggi solista votato a sperimentare le infinite possibilità di una voce che può diventare enorme e piccola, infantile e minacciosa, chiara e scurissima, e assumere contorni e colori nuovi che giungono dai mondi musicali più diversi.
Da tempo De Leo incrocia le sue evocazioni con il pianismo non meno eccentrico di Fabrizio Puglisi, che sa aprire squarci e abissi tra le maglie fitte del suo pianismo, capace anch’esso di piegarsi a colori inusuali con l’uso di oggetti e preparazioni varie nello strumento.
Nella loro musica ci sono humour, dramma, un tocco di surreale e una conoscenza musicale sconfinata, aperta a qualsiasi stimolo. Pur non avendo mai registrato un disco, questo duo brilla come una delle realtà più sorprendenti e inclassificabili del jazz italiano, che punta a mettere in crisi qualche certezza matematica: 1+1 non sempre fa due, ma produce qualcosa di più.