Il microcredito a Prato ha creato un giro di 500mila euro erogati per spese speciali e per finanziare nuove imprese. Tre le tipologie di utilizzo e unico lo scopo: dare accesso al credito a chi non può averlo attraverso i normali canali bancari. Da oggi un convegno in Palazzo vescovile per raccontare le storie più costruttive nella giornata nazionale dedicata alla Microfinanza.
“Un paracadute per non precipitare, una boccata d’ossigeno per continuare a vivere nonostante una momentanea difficoltà”. E’ così che la Caritas diocesana che gestisce una delle forme del microcredito pratese definiscono questo circuito di prestiti per persone che altrimenti non potrebbero mai rialzarsi e finirebbero nella miseria. E in una città come quella di Prato, dove la crisi economica ha colpito in modo molto duro, a comunicare più di mille parole è la storia di Giuseppe. Il nome è di fantasia, ma la persona e la vicenda sono reali e comuni a quelle di tanti altri. Giuseppe è un dirigente, lavora da tanti anni e guadagna bene. Poi l’azienda chiude, si ritrova senza una occupazione e con un anno e mezzo di contributi ancora da pagare per arrivare all’agognata pensione. La legge Fornero, che ha spostato in avanti il suo pensionamento, lo trasforma in un «esodato» e dunque si ritrova senza pensione, senza stipendio e senza ammortizzatori sociali. Non potendo contare su risparmi né su aiuti familiari, la sua situazione precipita.
Poi viene a sapere della possibilità di poter attingere al «prestito della speranza» gestito dalla Caritas diocesana, una delle tre forme di microcredito presenti a Prato e riceve un finanziamento di 7500 euro con 12 mesi di preammortamento, ovvero la restituzione di quanto prestato inizierà un anno dopo l’erogazione. “Grazie a questo aiuto la sua vita è andata avanti senza difficoltà – spiega Giovanni Pieraccini, vice direttore Caritas responsabile del microcredito – altrimenti sarebbe caduto nell’indigenza con il rischio di non potersi rialzare, andando ad allargare le fila dei nuovi poveri”.
Le esperienze a Prato
A Prato esistono i micro prestiti di tipo sociale, per situazioni come quelle di Giuseppe, e i crediti alle imprese, fino a 25mila euro, per finanziare nuove idee e creare posti di lavoro. A gestire il servizio sono appunto la Caritas (anche con il centro di ascolto di Vaiano), la Misericordia di Prato (che cura la prevenzione anti usura) e l’Arci, mentre per l’aiuto alle nuove imprese c’è il Fondo Santo Stefano. Nel 2015, in totale, sono stati erogati quasi 500mila euro, soldi che sono andati a persone in difficoltà economico finanziarie, disoccupati e cassaintegrati, giovani coppie all’inizio del loro percorso di vita insieme, e start-up di imprese, soprattutto giovanili. Non si tratta di prestiti a fondo perduto, ma di somme che vengono restituite da chi le richiede. Per quanto riguarda l’ambito sociale, dal 2014 a oggi, sono stati invece distribuiti 195mila euro e i rimborsi sono pari a 25mila euro in denaro e 16mila euro in ore di lavoro.
Il prestito della speranza
Il «prestito della speranza» è una iniziativa della Cei e del Gruppo Intesa San Paolo per l’erogazione di finanziamenti a tasso agevolato e garantito da un fondo straordinario. Intende rispondere a due esigenze: una di tipo sociale e l’altra di sostegno alle imprese. La prima, gestita dalla Caritas diocesana, è pensata per coloro che vivono difficoltà economiche perché rimasti senza una occupazione e con la necessità di ripartire, oppure per giovani coppie che stanno per creare una famiglia. L’importo massimo è di 7500 euro con un tasso al 2,5%, rimborso in cinque anni ed erogazione a rate bimestrali di 1250 euro, con possibilità di avere i soldi in una tranche unica a certe condizioni, esempio spese mediche per gravi malattie o sovra indebitamento. Per le imprese il riferimento è il Fondo Santo Stefano, che aiuta a far avere un credito fino a 25mila euro, con un tasso al 4,50%, rimborsabile in 5 anni. Da maggio 2015, quando è iniziato il prestito, sono stati concessi 13 finanziamenti per un totale di 278.500 euro. Questa tipologia di strumento, rispetto agli altri esempi di microcredito, è di tipo bancario e per questo ha un livello in più di controllo e supporto. A curarlo è Vobis, associazione composta da volontari ex dipendenti di banca che si impegnano nell’agevolare l’inclusione finanziaria.
Il prestito sociale della Regione Toscana
Un’altra forma di microcredito è possibile grazie al «prestito sociale della Regione Toscana», un progetto nato in collaborazione tra pubblico e privato sociale. Il suo scopo è individuare le nuove povertà e proporre percorsi personalizzati per uscire dall’indigenza. È rivolto a persone che si trovano in specifiche difficoltà economiche a causa di problematiche personali, familiari o lavorative. Qui per rientrare nel finanziamento occorre avere più di 18 anni, essere residente in Toscana e cittadino Ue o in possesso di regolare carta di soggiorno, e infine avere un Isee non superiore a 15mila euro. L’importo massimo erogabile è di 3mila euro a tasso zero. A Prato se ne occupano la Caritas diocesana, quella di Vaiano, la Misericordia e l’Arci. Attraverso i centri di ascolto Caritas nel 2015 sono state approvate 21 domande per un totale di 45.580 euro.
Il progetto microcredito di Cittadinanza Attiva Onlus
Nato nell’ottobre del 2005, il progetto Microcredito Cittadinanza attiva – microattiva onlus è frutto della collaborazione tra Caritas, San Vincenzo de Paoli e della delegazione pratese di Cittadinanza Attiva Toscana, ai quali si è aggiunta la Misericordia per conto della Fondazione Toscana per la prevenzione dell’usura. Lo strumento è pensato per agevolare l’accesso al credito da parte di quelle persone o famiglie in disagio economico che non hanno possibilità di attivare in proprio i normali canali bancari. L’importo massimo è di 5mila euro da restituire in cinque anni con rimborso a rate mensili. Il tasso di interesse si basa sull’Eurisis. Se ne occupano la Misericordia di Prato e lo sportello Urp del Comune. In dieci anni ha erogato quasi un milione di euro, rispondendo a 233 domande di finanziamento. “Una cifra significativa – commenta il responsabile del progetto Vito Veneroso – che testimonia l’emergenza di nuove povertà in città. E forse – aggiunge – non riusciamo nemmeno a intercettare tutti i bisogni, spesso le persone si vergognano a chiedere un aiuto, dobbiamo incoraggiarle ad uscire allo scoperto. Tra le nostre caratteristiche c’è anche quella di garantire piena riservatezza”.
Il Convegno su «Microcredito e inclusione sociale»
Oggi, sabato 30 gennaio, dunque, la sala rossa di Palazzo vescovile ospita il convegno intitolato «Microcredito e inclusione sociale». A partire dalle 10, dopo i saluti del vescovo Agostinelli e dell’assessore ai servizi sociali Luigi Biancalani, saranno illustrati l’andamento del servizio e le nuove prospettive. L’incontro è rivolto in particolare agli operatori pastorali parrocchiali, agli assistenti sociali, a chi lavora nei patronati e a chi si impegna in ambito associativo. “Il nostro scopo è far conoscere questi strumenti e spiegarne le differenze agli operatori, si tratta di opportunità simili, ma non sovrapponibili che possono essere usate per esigenze diverse a seconda dei casi”, conclude Pieraccini.