Ho provato a ricordare quale è stato il primo pratese in assoluto che ho conosciuto.
Si chiamava Lorenzo C. e giocavamo insieme con le biglie sulla spiaggia della Versilia, da bambini. Al Forte dei Marmi, anzi per l’esattezza a Vittoria Apuana, vicino al Cinquale. Giocavamo a biglie dopo esserci trascinati a turno per i piedi a creare con i nostri sederi la pista con le curve paraboliche e le strettoie e le curve a gomito (Lorenzo C. era appassionato di Formula Uno e poteva ricreare piste a immagine e somiglianza di autodromi veri, o almeno così mi diceva e io ci credevo).
Poi lanciavamo le nostre biglie con il dito, facendo schioccare indice con pollice. Erano di plastica, dentro c’erano le foto dei ciclisti anni ottanta e novanta (sempre in ritardo sul presente, quelle biglie). Ricordo Gianni Bugno.
Sono cose (le biglie, la Versilia) che a pensarci oggi sembrano lontanissime, gli anni trenta e quaranta del secolo scorso, ma sono sicuro che è successo a me, che ho trent’anni.
Tutto era esattamente identico tra me e Lorenzo C., l’accento quasi indistinguibile, costumi da bagno simili. I nostri amici da spiaggia provenienti dalle altre regioni d’Italia dovevano trovare le nostre cadenze nel parlare indistinguibili. Ecco cos’era che ci rendeva veramente lontani: Lorenzo C. era tifoso della Juventus.