Tornatore torna con LA CORRISPONDENZA, forse tra gli esiti più imbarazzanti di una filmografia tronfia, pesantissima della quale riusciamo a salvare solo gli esiti più legati alla formula “thrilling” (Una pura formalità e in parte La Sconosciuta e La migliore offerta). Qui il giallo c’è, ma il tono è quello alto, del Peppuccio che punta al sublime e finisce puntualmente nel ridicolo, tra un ardito messaggio Whatsapp e una chiamata retorica via Skype. Jeremy Irons è in caduta libera, la Kurylenko per quanto bona come il pane è la “Regina della Merda”, capitata pure nei film peggiori di 007 e Malick.
Torna il sopravvalutatissimo Inarritu dopo il bluff Birdman, che almeno aveva in dono una certa leggerezza in confronto a questa sorta di Valhalla Rising di Serie A, tirato a lucido e barbosissimo, interminabile, con un senso dell’epica posticcio e studiatissimo. Ma REVENANT è soprattutto un tour de force al servizio dell’oscar per Di Caprio. Speriamo serva almeno a quello.
Se poi volete fare una doppietta del rompimento di coglioni (con Tornatore si ride involontariamente più che annoiarsi) sorbitevi pure il nuovo seriorissimo MACBETH. Shakespeare è ormai terreno di prova esclusivo per gli attoroni (qui Fassbender e la Cotillard), ma il confronto con le riletture di Welles e di Polanski è impresentabile. Solo per certi professori delle superiori votati all’“accademia”.
CREED è spin off e aggiornamento di Rocky. Dopo Rocky Balboa gli elementi di novità sono pochi, la regia debole e il copione banale. Certo per i fan di Stallone e della saga è comunque imperdibile e regala qualche momento di commozione, specie quando si ricorda il Creed senior della serie.
LA GRANDE SCOMMESSA parla di mercati e crisi finanziarie. Lo fa con un ottimo script e un senso del ritmo travolgente. Certo Adam Mackay, l’uomo dietro i successi di Will Ferrell, non è Scorsese e si resta in superficie rispetto ai lupi di Wall Street. Ma è probabilmente, anche per demeriti altrui, il miglior film della settimana, anche grazie a un gruppo di attori formidabile (Bale, Pitt, Carell, Gosling).
A proposito di Ferrell Adam, Mackay produce questo DADDY’S HOME, mediamente divertente nel riproporre la coppia Ferrell-Wahlberg de I poliziotti di riserva, questa volta l’uno contro l’altro, in una lotta tra padri.
IL LABIRINTO DEL SILENZIO fa parte ormai della categoria “Candidati all’oscar come film straniero grazie al tema della Shoah tanto caro alle lobby ebraiche”. Il film è anche solido tra l’altro, fatto bene, educato, ma perde il confronto con l’altro “Candidato all’oscar come miglior film straniero grazie al tema della Shoah tanto caro alle lobby ebraiche”, il Figlio di Saul, che prima o poi vedremo anche in Italia, ben più forte come idea e soprattutto messinscena.