Ci siamo ritrovati, come siamo soliti fare ogni volta che “il nostro” decide di uscire allo scoperto con qualche novità sulla sua attività artistica, per discuterne e cercare di scovare i messaggi più nascosti della sua arte. Il Bowie Party del 10 Gennaio era incentrato sull’ascolto di “Blackstar”, un album che, diversamente dagli ultimi, aveva inciso maggiormente sulla nostra immaginazione di fans e aveva riscosso in noi grande curiosità e felicità per il suo ritorno.
E’ paradossale pensare che mentre noi ascoltavamo “Blackstar” lui stesse parlando direttamente a noi e fosse in procinto di lasciare questo mondo. Nessuno ha avuto il coraggio di leggere un messaggio di morte tra i versi di “Lazarus” o nel video di “Blackstar” o nell’ultimo pezzo del disco “I can’t give everything away”, o direttamente dalla copertina, l’unica che non mostrasse una sua foto.
Il giorno dopo al risveglio tutti i nostri discorsi si sono rivelati sbagliati, e ognuno di noi fan, amici e parenti, ha dovuto dolorosamente ammettere che il messaggio era uno solo e rivolto a tutti noi: vi saluto con l’ultimo colpo di scena, l’ultima ascesa alle stelle. Vi saluto convinto di trasformarmi in una stella nera dove ogni mia opera realizzata in vita verrà conservata grazie a voi. Vi saluto con l’ultimo pensiero ottimista e felice di chi ringrazia un mondo che ha permesso di realizzare il sogno di una vita, quello di essere ricordato per sempre.
Per noi del Fans Club Italiano VelvetGoldmine, e credo anche per tutti coloro che lo hanno scoperto, David Bowie ha rappresentato la libertà di esprimersi. L’uscita di ogni sua canzone, ogni suo disco, ogni sua interpretazione su palco o set cinematografico, ogni sua opera d’arte significava ritrovarsi in un luogo di conversazione e scambio in cui ogni storia con i suoi personaggi (inventati o reali che fossero) era sottoposta ad analisi e interpretazione. Nel corso della sua carriera artistica ci ha presentato tutti i suoi amici immaginari, tutti gli artisti ai quali si è ispirato e con i quali ha collaborato rendendogli omaggio. Ha inventato storie di vita e di morte, interpretato i più grandi pensatori di sempre e ha creato un universo “bowiano” in cui ognuno di noi era libero di muoversi: ha reso la sua opera una grande enciclopedia dell’arte.
Mi piacerebbe rendergli omaggio facendo conoscere a chi non ha ancora avuto la fortuna di naufragare in quest’universo infinito di significati, uno dei miei pezzi preferiti, mai uscito se non come bonus track, che rappresenta secondo me l’inizio della sua lotta contro la morte, dalla quale singolarmente si esce sempre sconfitti ma contro la quale uniti possiamo lottare fino in fondo. David Bowie ci ha uniti per combattere la morte in quel luogo immaginario in cui tutti noi ci ritroviamo, l’arte.
“Conversation piece” è un pezzo del ’69, ed è precedente a Space Oddity, il suo primo grande successo. Qui il nostro Bowie si mostra fragile, umano, malinconico e contemplativo: ha paura perchè nessuno lo ricorderà. Ne è passato di tempo dal ’69, caro il mio Bowie, e adesso ci saluti con “Lazarus” dal paradiso. Sei soddisfatto e sereno, addirittura felice e ironico, lo sei perchè adesso tutti ti conoscono. Sei riuscito nell’impresa: sei insieme al maggiore Tom, a Ziggy, al Duca Bianco, e a tutti i tuoi personaggi su quella stella nera in cui niente è perduto.
Federica Camiciola
I took this walk
to ease my mind
To find out what’s gnawing at me
Wouldn’t think, to look at me,
That I’ve spent a lot of time in education
It all seems so long ago
I’m a thinker, not a talker
I’ve no-one to talk to, anyway
I can’t see the road
for the rain in my eyes
I live above the grocers store,
Owned by an Austrian
He often calls me down to eat
And he jokes about his broken English,
Tries to be a friend to me
But for all my years
of reading conversation,
I stand without a word to say
I can’t see the bridge
For the rain in my eyes
And the world is full of life
Full of folk who don’t know me
And they walk in twos or threes or more
While the light
that shines above the grocer’s store
Investigates my face so rudely
And my essays lying
scattered on the floor
Fulfill their needs just by being there
And my hands shake, my head hurts,
my voice sticks inside my throat
I’m invisible and dumb
No-one will recall me
And I can’t see the water
Through the tears in my eyes
A Firenze, Roma e Milano è stato programmato un flashmob-tributo il prossimo fine settimana.