Oggi, o forse ieri, ho iniziato questa rubrica su Prato. Ho chiesto alla persona che dorme accanto a me (originaria di Prato), le ho chiesto di nuovo la differenza tra un pratese e un fiorentino (l’ho chiesto come se fosse l’inizio di una barzelletta: su un autobus ci sono un pratese un fiorentino e un… ), le ho chiesto questo come se non parlassi di noi due.
Lei mi ha detto che la differenza starebbe in un certo grado di consapevolezza. Il pratese vive nel complesso di essere in una città di provincia. Il fiorentino non lo sa, pensa in cuor suo di essere a New York, a Londra, o in un posto del genere. E sbaglia.
Per il resto, pratesi e fiorentini sono assolutamente identici. Io ho ascoltato e non ho detto niente, poi lei si è messa a preparare le lezioni per i suoi studenti americani, dopo che aveva finito di riguardare delle bozze per il suo secondo lavoro come correttrice di bozze (in realtà di lavori ne fa tre, ma io cerco di non sopravvalutarla), mentre io mi sono messo con estrema calma a scrivere questa rubrica. A scriverla così, a caso, come mi veniva. Per nessun motivo particolare. La mia fidanzata pratese stava là davanti a me a lavorare, mentre io scrivevo due righe e ogni tanto la guardavo. Mi limitavo a perder tempo. Già.