Tre filmoni e due cinepanettoni. Mai vista in tempi recenti una simile ammucchiata di uscite “importanti”. Tutte pigiate nei cinema per lasciare spazio alla prossima uscita di Zalone, destinata ad invaderci con l’okkupazione di 1500 sale.
Innanzitutto STAR WARS – IL RISVEGLIO DELLA FORZA. Uscito in 850 sale (sì 650 meno di Zalone) e con un numero di prevendite record, è probabilmente il film più atteso dell’anno, per la quantità di nerd e devoti al limite del culto religioso che la saga si porta con sé in giro per il mondo. Appuntamento comunque imperdibile per tutti, per non sentirsi emarginati nelle discussioni virtuali e al cenone di capodanno quando qualcuno tirerà fuori uno di quei nomi assurdi tipo Poe Dameron (da non confondersi con Doraemon, pena l’umiliazione).
Nerdismo e fanatismo a parte il film funziona. Parecchio. E’ di fatto un remake del quarto episodio – questo credo si possa dire senza rischiare il linciaggio per spoiler –, un riciclo del brand, un aggiornamento fatto con consapevolezza, testa, mezzi e cuore sufficiente dal nuovo uomo dei miliardi di Hollywood – e fan a sua volta della saga – J. J. Abrams – che già ci aveva fatto risognare il cinema di Spielberg nell’ottimo Super 8. E ora siamo di nuovo lì, in un nuovo 77, come se la seconda trilogia – troppo digitale, troppo cupa, troppo chiusa in se stessa e con scelte narrative discutibili (ed un finale già scritto che negava in partenza la possibilità di suspence) – non fosse esistita. E se l’originalità – come in tutto il cinema di J. J. Abrams, abile manipolatore post-post-moderno – in fondo manca, si rimane sbalorditi dall’equilibrio tra lo stato dell’arte della tecnica in termini di effetti speciali e il modernariato vintage – emotività compresa – messo in campo. E’ già un ottimo risveglio, in attesa di sviluppi.
Certo non è originale e non dice nulla di nuovo neppure IRRATIONAL MAN di Woody Allen, nuovo tassello di una riflessione sull'”omicidio come estrema soluzione dei problemi” dopo l’ottimo Match Point e il sottovalutato Sogni e Delitti. Ma è un piacere da vedere e da sentire, ha una coppia d’assi strepitosa (Phoenix e Emma Stone) ed è imperdibile per i fan di Allen, dopo il mezzo passo falso di Magic in the Moonlight (splendidamente girato, ma inspiegabilmente loffio sul piano della scrittura).
Ci si mette anche Spielberg a complicare la scelta dei cinefili. IL PONTE DELLE SPIE ribadisce il concetto: Spielberg rimane uno dei più grandi registi viventi. Anche quando il film è un pochino ingessato narrativamente come in questo caso, con lo script dei Coen che non si accorda perfettamente con la grandeur del loro amico ebreo. Ma ci sono momenti di cinema strepitosi (la prima mezz’ora) e una capacità unica di unire riflessione politica e spettacolo.
In tutto questo come possiamo trovare la forza di parlare di VACANZE AI CARAIBI, ennesimo cinepanettone al risparmio, girato come la telenovela di una tv locale? Non lo faremo.
Va un po’ meglio con NATALE COL BOSS, che almeno ha il coraggio di variare incrociando il poliziesco tornato di moda e reinventando un Peppino di Capri boss sorprendente. Almeno si ride.