Ho l’impressione che ci trasformiamo in «massa» nel momento in cui rinunciamo a pensare, a elaborare le cose secondo un nostro lessico, e accettiamo automaticamente e senza critiche espressioni terminologiche e un linguaggio dettatoci da altri. Io mi trasformo in «massa» quando cesso di formulare con le mie parole compromessi e scelte morali che sono disposto a compiere. Da “Raccontare una storia per salvare gli uomini”, traduzione di Alessandra Shomroni, la Repubblica, 5 settembre 2007, p. 1 (Wikipedia)
Sono parole dello scrittore israeliano David Grossman, che sarà a Prato sabato 5 dicembre alle 17 al Politeama (ingresso libero). L’incontro rientra nella rassegna “Uomini in guerra”, ideata per il Pecci da Wlodek Goldkorn.
“Lo scrittore israeliano – si legge nella presentazione – parlerà di come la poesia e la letteratura possano essere la reazione a un qualcosa di innaturale e inconcepibile come la guerra, in cui il dolore di un singolo è il dolore di tanti, in cui la difficoltà maggiore è quella di rimanere inevitabilmente umani, non perdendo mai — neppure nei momenti più drammatici — quello che lo scrittore ha definito “il dovere della speranza”. Vivere in guerra senza rinunciare mai alle proprie idee. David Grossman crede fortemente nel ruolo salvifico della parola – si legge – nel senso che la parola salva l’anima e quindi il mondo. Lo scrittore non ha mai rinunciato al dialogo e allo spirito di pace, malgrado le difficoltà che incontra nella sua terra, Israele. Nei suoi romanzi e articoli emergono anche aspetti di umanità, incrociando gli occhi del nemico, come Grossman ha recentemente scritto nel caso dei profughi siriani. Per anni considerati alimentatori di odio verso Israele, adesso diventano persone, volti addolorati, disperati o pieni di speranza”.
Considerato uno degli scrittori e saggisti israeliani più importanti e significativi in tutto il mondo, David Grossman nasce nel 1954 a Gerusalemme, dove studia Filosofia e Teatro alla Hebrew University, laureandosi nel 1979. Comincia la sua carriera lavorando fin da bambino alla Radio Nazionale Israeliana “Kol Israel” come giovanissimo reporter per poi proseguire, fino al 1988, come corrispondente e conduttore di programmi. Parallelamente inizia la sua attività come scrittore e negli anni Ottanta ottiene i primi importanti riconoscimenti per i suoi lavori, fra i quali Il sorriso dell’agnello, Il vento giallo, Vedi alla voce: amore, Che tu sia per me il coltello, A un cerbiatto somiglia il mio amore, Le avventure di Itamar, che spaziano dalla narrativa alla saggistica e ai libri per ragazzi. Da sempre impegnato in prima persona per sostenere con forza il dialogo e la ricerca di una soluzione pacifica della questione medio orientale, Grossman è diventato anche in questo ambito una voce autorevole e un punto di riferimento non solo nel suo Paese.
Il ciclo di incontri Uomini in guerra nasce dalla constatazione che le guerre hanno ormai assunto molteplici forme e modalità, da quelle terroristiche a quelle geopolitiche, da conflitti religiosi sempre più sanguinari fino a quelli tecnologici e informatici. Organizzare momenti di confronto e di dialogo su questi temi con donne e uomini, scrittori, artisti e pensatori è già un primo e importante passo per cercare di interrogarsi su ciò che accade nel mondo, non solo a livello politico e culturale, ma puntando a dare risposte anche a domande sul senso stesso della vita.