Oggi (20-11-2015 per chi legge), al Settlement comunale di Kochin, si è tenuta una giornata di pittura collettiva, secondo la metodologia del Lapis ( La.pi.s. è l’acronimo di Laboratorio di Pittura Sperimentale – attività culturale della Polisportiva Aurora e del Dipartimento di Salute Mentale – che si tiene a Officina Giovani a Prato ogni martedì dalle ore 16,30 alle ore 18,30; infatti nella delegazione che partecipa a “Cittadini del Mondo Passaggio in India 2015”, la Polisportiva Aurora è ampiamente presente con diversi soci , conduttori o frequentatori delle attività) .
Il Settlement si trova nel quartiere di Palluruthy, dove le suore domenicane sono chiamate ad avere un ruolo di animazione. Come nei nostri vecchi manicomi, è il primo accesso per le persone che presentano difficoltà sociali o psichiche: homeless, persone con handicap, ragazze rifiutate dalle famiglie, persone affette da disagio psichico.
Vi si è internati su indicazione della polizia, con un criterio “emarginante”, che si fonda sul controllo sociale e la segregazione obbligatoria. Un medico di medicina generale è presente tutti i giorni, poi una volta distinte le problematiche della persona internata, viene trattenuta o rinviata ad altre realtà residenziali (compreso un settlement psichiatrico). Negli anni il numero degli ospiti si è notevolmente ridotto perché è stata promulgata una legge federale che prevede che ogni stato indiano debba farsi carico dell’assistenza di ogni suo cittadino, anche se di passaggio in Kerala. Attualmente sono internate circa 160 persone, mentre negli anni precedenti arrivavano a superare le 400 presenze.
Sono stati piazzati nel cortile cinque pannelli di faesite, di grosse dimensioni (m 1.50 x 2), precedentemente trattati per poterci dipingere. Sono stati distribuiti pennelli e colori ai partecipanti. Qualcuno ha avuto l’idea di cominciare disegnando dal vero il vecchio pulmino arrugginito fermo all’interno del settlement, parcheggiato fra gli alberi, accanto ad una montagna di rifiuti. In un altro pannello si è diviso lo spazio, dipingendo una serie di gatti. Alcune donne, su di un terzo pannello, han fatto una traccia astratta, per organizzare a “fantasia”, senza un tema particolare, il supporto. Dietro sollecitazione del nostro gruppo, molti si sono coinvolti, sia uomini che donne “internati” all’interno del settlement. Rispettando l’usanza tradizionale indiana di separare rigorosamente gli uomini dalle donne, gli uomini si sono impegnati soprattutto su tre pannelli, mentre le donne sugli altri due piazzati vicino al loro dormitorio. Uno degli uomini indiani, ha arricchito un pannello con un paesaggio tipico “tropicale” con capanne e palme, disegnando poi una immagine tradizionale di Shiva che ricorda quelle dei templi tipici dell’India, e un elefante che solleva la proboscide.
I partecipanti italiani che hanno promosso l’iniziativa sulla base dell’esperienza di Prato, sono stati molto soddisfatti sia dello svolgimento del lavoro svolto sia della partecipazione degli “internati” sia dei risultati pittorici ottenuti, commentando :
“Sono venuti dei lavori bellissimi … tutti diversi e tutti belli, quelle donne laggiù hanno avuto molto interesse, per cui bisognerebbe che ci fosse la possibilità che avessero dei colori per continuare l’attività anche quando noi non ci siamo … dobbiamo imparate tanto da loro, non hanno paura a usare i colori, dobbiamo imparare questo da loro”.
“A me sembra che il Lapis sia un gruppo affiatato e che abbia imparato a non disturbarsi fra i componenti…”
“E’ un effetto positivo, vedere che si dipinge insieme, mi da molta soddisfazione. Vedere tante persone del settlement che lavorano con noi avvalora questo viaggio”.
”un po’ di difficoltà a contenere i partecipanti, energia creativa o distruttiva a seconda dei partecipanti..”
“direi molto divertente, questo, direi, è il risultato, che sta molto funzionando … astratto, molto coinvolgente … per i lapisardi indiani..”
“Non so dipingere, ma mi sono fatto coinvolgere, è l’effetto indiano???”.
A causa della barriera linguistica, non è stato possibile intervistare i partecipanti indiani, ma dal loro atteggiamento e dai loro comportamenti, si evidenziava un notevole interesse ed anche un grande piacere nel costruire forme e colori, cioè nel dipingere. Con questa esperienza artistica collettiva, abbiamo dato degli spunti utili per il benessere delle persone, abbiamo fatto quindi “salute mentale” in un contesto estraneo, tendenzialmente alienante e molto diverso dal nostro. Certamente il lavoro, attraverso colori e immagini, aiuta a superare le barriere linguistiche e culturali (quando si dipinge, non c’è bisogno di parlare, così come succede per la musica).