Colto in pieno dal panico procurato dal terrorismo internazionale, ho deciso di partecipare ad un concerto, come sempre, anzi stavolta a maggior ragione, perché al Next Emerson ci sono i presupposti per una super serata hardcore. Il Nutty Fest non ha una tradizione, è la prima volta che questo evento organizzato da Damiano Costantini della Nutty Print giunge al pubblico, portandosi dietro incognite riguardo all’adesione, ma anche l’entusiasmo delle nuove avventure.
Le centinaia di partecipazioni promesse su Facebook sono rassicuranti e probabilmente ben ponderate, vista l’offerta della serata, che propone band hc italiane di alto livello, distro interessanti e la presenza di special guest come gli artisti Silvia Sicks, Danny Bellone, Armando Autieri e Michele Zerocalcare, proprio lui. Certo, su Facebook c’è anche chi clicca convinto che Spielberg abbia ucciso un triceratopo, non c’è da fidarsi, ma stavolta l’atmosfera è quella giusta, e nonostante la divisione infinita dei fiorentini fra guelfi e ghibellini, pare che ci saranno un po’ tutti.
Mentre in tv anche Fabrizio Frizzi e Antonella Clerici dicono la propria su quanto sia da panico il terrorismo, invitando tutti a non farsi prendere dal panico stesso, arrivo al Next Emerson che il sole è appena tramontato, tanto che mi pare di partecipare ad un matinée. Il Nutty si presenta come una specie di convention, un intero giorno dedicato all’hardcore e a tutto ciò che ci gira intorno: musica, politica, arte, beneficenza, skate e birre a due euro e cinquanta. Il posto è già pieno di gente conosciuta e non, molte persone sono venute da fuori città in questo posto spettacolare, regolato da leggi proprie e dal buon senso di ognuno. Provo a chiamare immediatamente Alessandro Sallusti per spiegargli che in questo centro sociale non si sta pianificando nessuna strage di bambini orfani di matrice islamica e finanziata coi soldi dello spaccio, ma trovo occupato.
I disegnatori sono già all’opera e la folla è curiosa di vedere i lavori, tanto che sembra di essere al Lucca Comics, ad una sua versione senza sfiga e senza ressa da consumismo sfrenato. Ci sono pure delle famiglie, che certo non hanno intenzione di andarsene quando le band iniziano a fare un gran casino, a cominciare dai Respect For Zero, giovane e molto promettente gruppo marchigiano, seguito dai toscani Egeria col loro sludge/death’n’roll, dai No Prove (punk hc da Viterbo) e dall’hardcore muscolare dei local Show Of Force. Pur essendo in anticipo di ore rispetto alle abitudini serali italiane, il programma riscuote già un gran successo, come non si vedeva da tempo in zona.
Nell’hardcore la band è una parte dello show, è il motore generatore di energia, il quale deve coinvolgere il resto della macchina, il pubblico, cioè l’altra metà dello spettacolo. Quando ciò avviene pienamente, come stasera, tutto il resto si abbassa di livello fino a diventare niente, tanto questa energia sa essere totalizzante. L’hardcore è il deep web della vita, dove vivere emozioni forti e selvagge, guidate da valori antichi come la fratellanza. Barbera & Champagne introducono un tocco street punk/Oi e gli abruzzesi Vibratacore guidano prepotentemente il delirio verso il clou dello show, mentre i bicchieri vuoti si accumulano insieme ai lividi su gambe e braccia. In bagno due ragazze mi disegnano delle X sulle mani, simbolo degli straight edge [N.d.A. sottocultura che tra le altre cose prevede dettami di astinenza], tanto che corro subito a prendermi un’altra birra.
Zerocalcare e pochi altri sono davvero straight edge qui, infatti quando lo vado a salutare lo trovo un po’ intimorito dall’ubriachezza molesta che lo sta circondando. Finalmente arriva pure il tipo in motorino per consegnarmi il kebab con shibola che avevo ordinato, quindi praticamente adesso questo posto è la capitale dell’ISIS, o no? Gli Slander, forse la band più in voga in Italia in questo momento, col loro hardcore targato Venezia stanno catalizzando l’energia della sala piena come più non è possibile, tanto che vedo la gente volare letteralmente in tutte le direzioni. Un tipo intanto mi chiede un pennarello e lascia una tag enorme su un tavolo, ma qui la libera espressione dello scrivere su muri e oggetti è qualcosa in più, non in meno.
I Plakkaggio da Colleferro si presentano sul palco ubriachi, ma fanno impazzire tutti, anche se si scusano dicendo che stanno facendo “nammerda”, ma si sa, sono i rischi di suonare al termine di una lunga giornata fra amici. A chiudere questa notte di buon delirio ci sono proprio Gli Ultimi, che con un punk epico completano una serata perfetta, di grande qualità e soprattutto partecipazione. Un fest hardcore non è fatto di hype generato da rockstar, è un momento in cui non c’è differenza fra chi suona e chi ascolta, è un termometro che misura lo stato di salute della vera protagonista che è la scena stessa.
Ebbene Firenze ha risposto come non succedeva dai gloriosi tempi della Save Your Scene, e forse anche meglio. Sudore e urla, quei momenti in cui ogni cosa nella stanza diventa un tutt’uno di pura energia positiva ed esplosiva, una follia che solo gli hardcore kid sanno genuinamente cogliere. Questa data importante rimarrà storica, un punto di ripartenza per l’underground più tosto della zona, che evidentemente non si è mai dissolto, ma solo addormentato in attesa della chiamata giusta.