Sono 15 anni che fai musica e in ogni tuo disco ascoltiamo un Bugo diverso. Come è cambiato il tuo modo di fare musica da “Io mi rompo i coglioni” a “Cosa ne pensi Sergio”?
“Le mie scelte sono naturali, basate sulla mia vita. Quello che conta è quello che canto, che per me è il vero Bugo. Il resto è suono, vestito, cornice di cui non mi preoccupo eccessivamente”.
Sei forse il primo “cantautore indipendente” italiano degli ultimi 20 anni: mentre in Italia andavano le “band”, tu iniziavi a prendere campo e spazio sulla scena. Oggi la situazione si è ribaltata. Cosa ne pensi di questa trasformazione della musica indipendente italiana?
“Io non mi ritengo indipendente, non ho mai usato questo aggettivo. Un artista deve essere libero. I cantautori non erano in voga negli anni ’90, io volevo essere una risposta. La musica evolve aldilà di tutte le ideologie, per me la musica è viva e rimane tale, è l’ambiente che cambia, ma l’ambiente per me è meno importante. Non ho nomi migliori, perché ognuno ha qualcosa che mi piace di più o di meno”.
Nell’era dei talent tu sembri fregartene sempre di più delle dinamiche e delle tempistiche discografiche. Ti prendi i tuoi tempi. Cosa ne pensi del successo facile dei talent?
“Io lavoro molto e non ho l’ansia del tempo. Anche chi fa talent lavora molto, ma in modo diverso, di cui non saprei che dire”.
Arriviamo al nuovo Ep: chi sono i “nostri” che stanno arrivando? E perché stanno arrivando soltanto adesso? Cosa si portano dietro? Noi cosa gli offriremo? (domanda un po’ marzulliana, ma tant’è).
“Quella canzone è un pezzo sul riscatto, sulla voglia di farcela. Il desiderio di essere salvati può forse farci vivere meglio. I nostri sono quelli che ci salvano e chiunque può salvare qualcuno”.
C’è stato un momento durante questi anni in cui hai detto “ce l’ho fatta, questa canzone ha sfondato”? E uno in cui hai detto “basta, ma chi me lo fa fare”?
“In entrambi i casi, no. Mi impegno per la mia musica”.
Ti presento un mio amico che non ti conosce. Ti chiede di presentarti con due tue canzoni. Quali sceglieresti e perché?
“Amore e rabbia”, “Comunque io voglio te” e “Casalingo”.
Che scelte hai fatto per questo nuovo tour? Che show sarà?
“Il mio show è sempre un misto tra energia e sentimento. Ho una band nuova, scenografia nuova. E poi le canzoni, che vanno da sé”.
Vieni a Prato poche ore prima della visita di Papa Francesco in città. Hai qualcosa che vorresti dirgli?
“Gli direi che mi piace molto come sorride”.
Ma alla fine…cosa ne pensa Sergio?
“Non me lo ha ancora detto!!”.
Questa intervista è stata raccolta via mail il 6 novembre 2015