Continuano ad arrivare i commenti da parte dei protagonisti pratesi colpiti dalla Delibera di Giunta della Regione del 21 ottobre scorso sui finanziamenti 2015. Dopo Metastasio e Festival delle Colline, arriva il commento alla notizia da parte della Camerata Strumentale “Città di Prato”, nella veste di Barbara Boganini, sovrintendente dell’orchestra pratese, che si è vista azzerare il contributo regionale. (30 mila euro). “Il comunicato stampa – commenta Boganini – emanato ieri dalla Regione parla da solo. Hanno calato una scure sulla cultura e invece si parla di investimenti. In realtà questo modo di agire lascia più o meno invariati i privilegi dei pochi, senza colpire i veri sprechi e distrugge l’intero sistema culturale territoriale spesso costruito con grande sacrificio anche da parte degli Enti locali. Con quale criterio ha deciso che la Camerata strumentale, si meritava zero?”.
La sovrintendente accusa la Regione di non essere nemmeno a conoscenza del lavoro che l’orchestra fa sul territorio: “Nella precedente legislatura regionale l’Assessore alla cultura Cristina Scaletti mandò per ben due volte in missione a Prato personale della Regione a verificare l’attività della Camerata strumentale, per poi valutare che il nostro sistema era, ed è, tra i più innovativi e dinamici e doveva pertanto essere sostenuto, nell’ottica di una politica culturale assennata”.
Continua Boganini “Attualmente non solo non siamo mai stati valutati, ma non c’è nemmeno mai stata data l’opportunità di mostrare il nostro identikit. Sono anni che cerchiamo di presentare il lavoro che stiamo facendo con la Scuola di musica Verdi e con tutte le scuole pubbliche del territorio, in quell’ottica di sviluppo di sistemi territoriali integrati e di modelli gestionali a rete che consentono di mettere in comune costi e di raggiungere quella massa critica necessaria a sviluppare iniziative finalizzate all’accrescimento di ricavi autonomi come l’accesso ad una progettualità internazionale. Non solo non siamo mai stati ricevuti, ma gli uffici regionali si negano persino a telefono; e non andremmo a chiedere più soldi, ma solo un eventuale supporto tecnico-cooperativo”.
Si investe sulle Istituzioni a discapito di chi cerca di sviluppare nuovi sistemi culturali territoriali: “di quali investimenti in cultura parla la Regione? Qui si penalizza ulteriormente quelle realtà che da anni lavorano in controtendenza rispetto al sistema autoreferenziale e che cercano, nonostante tutto, di sviluppare sistemi culturali territoriali. Risulta davvero curioso quindi che un modello sul quale da tanti anni tutti i politici si trovano d’accordo, il ‘fare sistema’ e ottimizzare le risorse in cultura, non solo non venga messo poi in pratica, ma addirittura a chi lo applica virtuosamente si tolgono finanziamenti, portandoli a zero”.
La “beffa regionale” non è il primo colpo assestato ai danni della Camerata Strumentale, che nei mesi scorsi si è trovata privata di alcuni contributi da parte del Ministero della Cultura, a seguito del nuovo decreto ministeriale che riforma il pubblico spettacolo: “Nel sistema di valutazione del nuovo decreto la Camerata è risultata prima nel suo gruppo di Complessi strumentali, esprimendo un punteggio che corrispondeva ad un certo finanziamento, che era l’obiettivo prefissato con i Soci, che per questo hanno fatto anche un investimento produttivo. Dopodiché ci hanno tolto il 25,85% per destinarlo a I Solisti Aquilani che beneficiano di una “legge paracadute” per via del terremoto del 2009. Non si discute il principio di solidarietà, ma questa deve essere fatta su scala nazionale, mica pagata solo da tre enti virtuosi che hanno avuto la “sfortuna” di trovarsi nello stesso gruppo di valutazione dei colleghi abruzzesi. Quindi da una parte si fa leva giustamente sull’introduzione di strumenti e tecniche manageriali quali la contabilità, i budget, gli indicatori, l’analisi dei costi ecc., favorendo la costruzione di una cultura gestionale ed organizzativa orientata alla sostenibilità economica (criteri sui quali la Camerata ha basato da sempre la sua esistenza), per poi, al momento opportuno, usare la solita discrezionalità all’italiana. La regione Toscana non è stata da meno”.