Un’evasione speciale, un’evasione dal sapore di riscatto sociale. Hanno presentato un primo studio del loro prossimo spettacolo tratto da “Un tram che si chiama desiderio” che debutterà il prossimo anno, diretto da Livia Gionfrida. Era la prima volta che un gruppo di detenuti usciva in permesso speciale per realizzare una rappresentazione teatrale e “come prova non è andata affatto male, ne organizzeremo delle altre sicuramente” ha commentato il direttore del carcere di Prato Vincenzo Tedeschi.
Tante persone accorse per conoscere il lavoro che Metropopolare fa all’interno del carcere di Prato. A raccontarlo tutti i protagonisti che permettono ciò: lo staff del carcere, l’amministrazione comunale (nella figura del Sindaco Biffoni e l’assessore Mangani), la regista Gionfrida e i detenuti attori, emozionatissimi di essere lì ieri sera e di poter mostrare i loro lavori ad un pubblico esterno.
Per intendersi: non partecipano un “corso di teatro”, ma partecipano ad un percorso artistico assieme al collettivo di Prato (nel caso di ieri incentrato sul concetto di “desiderio”, interpretando validissimi monologhi scritti da loro). Metropopolare lavora all’interno del carcere dal 2007, fa formazione coi detenuti e produzione artistica con loro, oltre a ospitare all’interno della Dogaia eventi musicali (come quelli di Mannarino, Rondelli, Benvegnù) e culturali, con incontri con attori e registi italiani (come Luigi Lo Cascio).
Foto di Augusto Biagini