Non fai in tempo a fermarti un attimo che subito ti ritrovi l’X-Wing transennato dalla municipale, ma dopotutto che colpa ne ho io se Prato non prevede parcheggi per i caccia interstellari? Perché non dedicare delle piazzole apposite dato che “A space opera”, il tema di questo giovane Prato Comics, è stato proprio dedicato a Star Wars?
Obiettivamente il fulcro di questa edizione sarebbe dovuto essere a largo spettro, abbracciando tutto il mondo della fantascienza, ma i rimandi generali, scenografici, sono quelli di una qualsiasi fiera del fumetto. Le note sci-fi con cui possiamo deliziarci, a primo impatto, sono composte da un sempre presente Boba Fett, qualche Stormtrooper con tutta la carovana della Morte Nera a seguito, Artur e Ford pieni zeppi di ghiotto pangalattico esplosivo intenti a presentare una gara di cosplay, un Tardis ed il graziosissimo K-9.
Di per sé questa edizione di Prato Comics si presenta come una realtà volenterosa di crescere, scegliendo una direzione giusta ma difficile da intraprendere, dato che ci troviamo sia geograficamente, che temporalmente, esattamente a metà tra Lucca e Vinci.
Un punto a suo favore sono le mostre dislocate sul territorio pratese, che vedranno protagoniste, fino al 20 Settembre, le opere di Bonanno (ve lo consiglio), Santucci, Blasteroid Bros e Ryan Church. Quest’ultimo per chi non lo sapesse è un peso massimo internazionale, ha lavorato come supervisore di progettazione agli ultimi due capitoli di Star Wars, progettato l’Enterprise di JJ Abhrams, lavorato al fianco di Cameron e Bay. Se avete visto Avatar o Transformer avete visto i suoi lavori. Purtroppo Prato non è stata così fortunata da poterlo avere come ospite, come previsto in un primo momento, un vero peccato.
Ma non perdiamoci di animo perché nonostante questa defiance gli incontri pratesi sono stati comunque ricchi; ho trovato di curioso interesse l’incontro con Delle Rupi, Peruzzi e Balocchi: una lunga chiacchierata con degli addetti ai lavori sull’universo espanso di Star Wars, partendo primissimi fumetti Marvel e Dark Horse, fino all’evoluzione letteraria e videoludica. Ovviamente se ti piace Star Wars e non hai presenziato a questa conferenza non ti sto nemmeno a dire che hai fatto malissimo.
L’area di Officina Giovani, come ho premesso, si presenta nel più classico dei modi: stand di negozi, giovani artigiani abilissimi nel riprodurre costumi di scena (di ottima fattura i caschi di Star Wars, ad esempio), “Get A Live”, ludoteche apparecchiate con miniature di Warhammer et similia, dove agguerriti generali si sono scontrati tra lanci di dadi e disperati tentativi di spiegare le regole ai neofiti. È un contesto quasi famigliare più che fieristico, forse complice anche il clima che non ha giocato un ruolo favorevole. I due giorni hanno visto come protagonisti gli immancabili cosplayer, che a dispetto delle mie previsioni, non sono andati per la maggiore.
C’era un po’ di tutto, dalle immancabili Lara Croft – assalite dall’esercito dei fotografi con il teleobiettivo ed il mullet – a Naruto, da uno sgangherato Rocky al mio preferito: un tizio che forse in modo ignaro si era presentato vestito da parigino delle Banlieu uscito direttamente a pugni da “La Haine” di Kassovitz. Il momento più commovente? Sicuramente quello in cui Ford Prefect ha preso per la mano l’incredulo stormtrooper per farlo salire sul palco. Una gentilezza di un livello interstellare.
Prato Comics è affamata di crescere, tanto quanto me non appena sono entrato ed ho captato l’odore del ramen e degli altri piatti tipici del Sol Levante proposti della Fabbrica Alimentare. Una tentazione a cui è difficile resistere. Forse proprio perché in preda a questi attacchi di fame, l’edizione, è scivolata sulla gestione dell’evento di Don Zauker, dove il gioco di specchi non è stato in grado di supplire alla mancanza di una prolunga vga. State tranquilli, anche se ho speso il mio tempo ad attendere uno show che non ho mai visto, riconosco comunque l’impegno, degno, di una generazione cresciuta con gli insegnamenti di MacGyver. – Un comunicato ufficiale non avrebbe guastato, non necessario, ma comunque sempre apprezzabile.
Prima di andare a pagare la multa per il parcheggio selvaggio del X-Wing porto dentro di me ancora degli interrogativi sulle scene di battaglia vissute sotto le mura del Cassero. Più che per curiosità che altro ho atteso un po’ per vedere l’incontro di “Palla Teschio”, o meglio sapevo che si trattava della “Death Skull Arena”, ma alle informazioni mi avevano illuso pronunciano le parole “Palla Teschio”, ovviamente poi ho capito che non si trattava di quest’ultima in quanto non ho visto nessuna squadra e nessun teschio. Resta il fatto che la “Death Skull Arena” è probabilmente la più alta rappresentazione sintetica e metafisica del gioco di ruolo dal vivo, una lotta nonsense tra drudi e celerini di warhammer 40k, tra Jon Snow testimonial Adidas ed un arcimago dei guastatori dei marine. Un’esperienza che difficilmente cancellerò dalla mia memoria.