Il prossimo 25 settembre comincerà a Prato il primo Forum dell’Arte Contemporanea Italiana. Tre giorni di dibattiti che hanno l’obiettivo dichiarato di fare il punto sul “sistema arte in Italia” chiamando a raccolta tutti gli operatori del settore, dai collezionisti ai critici, dai direttori dei musei agli storici dell’arte passando per imprenditori, mecenati, docenti e naturalmente artisti.
Il programma completo non è ancora stato presentato ma i temi del Forum dell’Arte Contemporanea Italiana promosso da Ilaria Bonacossa, Anna Daneri, Cesare Pietroiusti, Pierluigi Sacco e dal direttore del Pecci Fabio Cavallucci sono noti da tempo e abbracciano temi talmente vasti dell’arte e della cultura italiana che meritano tutta l’attenzione possibile.
Si tratta di 38 spunti diversi che corrispondono ad altrettante domande cui i partecipanti e gli ospiti cercheranno di trovare risposte nell’ottica di assemblare, come scriveva Pierluigi Sacco qualche giorno fa su Artslife, “una prima sintesi, dotandosi di alcuni principi che fungano da “guida”, e che possano facilitare tutti gli addetti a mettere a frutto strumenti utili per migliorare il sistema”.
Sono temi importanti, quelli del Forum dell’Arte Contemporanea Italiana, che abbracciano tutto il campo della produzione artistica italiana dei nostri tempi. Piccole e grandi difficoltà contro cui si scontra chiunque in Italia abbia la velleità di fare dell’arte e della cultura la propria ragione di vita.
Le 38 domande del Forum dell’Arte Contemporanea Italiana
1) In Italia ci sono troppi musei?
2) Come si può potenziare il rapporto di scambio tra Accademie straniere con le realtà italiane, così da arrivare ad una reale integrazione nel sistema?
3) Quale futuro hanno le residenze d’artista?
4) È necessario uniformare i percorsi formativi dei curatori e dei critici, oppure potrebbe essere controproducente?
5) È possibile slegarsi da rapporti di potere e dipendenza con le amministrazioni e con il mercato per favorire lo sviluppo di luoghi di conoscenza autonomi e radicali?
6) L’istituzione pubblica può tornare reale soggetto produttore di cultura e sviluppare contenuti che garantiscano una riconoscibilità a livello internazionale?
7) È auspicabile l’individuazione di un modello di centro di ricerca e di sperimentazione non dissimile da quelli europei, che possa operare in sinergia con le plurali realtà del sistema italiano?
8) È possibile dare una maggiore centralità alla didattica?
9) E’ possibile migliorare o ripensare radicalmente l’offerta didattica delle accademie per fornire ai giovani artisti un bagaglio di conoscenze, di esperienze, di relazioni e di opportunità più attuale, più dinamico, più coraggioso?
10) E’ possibile introdurre più spazio per la ricerca, lo studio, la sperimentazione, il confronto, nei primi anni di attività dei giovani artisti usciti dalle accademie?
11) Come far sì che le iniziative artistiche mantengano la loro vocazione sperimentale e qualitativa, senza perdere attrattività nei confronti del grande pubblico?
12) Che ruolo ha la provocazione nell’arte contemporanea?
13) In Italia c’è una questione di censura e autocensura che coinvolge artisti e curatori?
14) Esiste ancora per l’arte una possibilità di incidere nella società, raggiungere un vasto pubblico e divenire fattore attivo di cambiamento e innovazione?
15) Come legittimare la pratica artistica e culturale affinché sia pienamente riconosciuta anche nel mondo del lavoro?
16) Come sopperire alla mancanza strutturale dell’arte contemporanea nel percorso formativo delle giovani generazioni?
17) Qual è il senso, quali le potenzialità e i problemi dell’arte pubblica?
18)È necessario fermare il processo di emigrazione che coinvolge artisti, curatori e operatori dell’arte italiana o, al contrario, la “diaspora culturale” può divenire una risorsa per l’arte italiana?
19) E’ possibile sostenere gli archivi degli artisti in modo che possano non soltanto sostenere il valore del lavoro di uno specifico artista, ma divenire strumenti indispensabili per la ricerca e la formazione?
20) Quali potrebbero essere le strategie per la promozione dell’arte italiana, come strutturarle e da quali istituti dovrebbero essere promosse?
21) È possibile rendere l’arte fruibile e comunicabile sui media, tanto quelli tradizionali quanto sui cosiddetti “nuovi media” e con quali strumenti?
22) Quali sono gli strumenti per rendere le relazioni tra pubblico e privato a sostegno dell’arte contemporanea più frequenti e lungimiranti?
23) Quali strategie possono essere messe in atto per incoraggiare il mecenatismo e per favorire le committenze?
24) Come rilanciare in forme attuali il necessario scambio intellettuale tra critico e artista?
25) Come rilanciare, in funzione creativa, immaginativa e di ricerca, la lingua italiana?
26) Quali modalità, eterodosse e coraggiose, si potrebbero attuare per individuare docenti (o “tutor”) per laboratori formativi rivolti ad artisti, curatori e critici?
27) Al di là della tradizionale capacità italiana di risolvere tutto rocambolescamente all’ultimo minuto, come dare vita a politiche culturali di ampio respiro?
28) Da cosa deriva questa attitudine “trasversale”al riconoscimento italiano di artisti stranieri, che investe sia l’ambito pubblico che quello privato e che di fatto è un male tutto italiano? È possibile ribaltarla?
29) È possibile rafforzare le modalità di relazione tra arte e privati attraverso anche lo strumento del crowdfunding?
30) All’interno del panorama italiano che ruolo hanno avuto e quale ruolo dovrebbero ritagliarsi le realtà indipendenti e con che fondi dovrebbero sostenere le proprie attività?
31) È possibile, come auspicato, che il sistema dell’arte cerchi una separazione dei propri interessi da quelli della sfera politica per evitare indebiti e deleteri condizionamenti?
32) Come si può incentivare la buona pratica dei grants, sia per far viaggiare all’estero gli artisti italiani sia per la produzione di progetti nel territorio?
33) È pensabile dare vita ad una nuova strutturazione che garantisca una maggiore utilità per gli artisti vincitori dei premi italiani?
34) È possibile, come auspicato, rivedere i meccanismi di valutazione e incarico del curatore del Padiglione Italia in seno al Ministero e parificarli a ciò che accade in molti altri padiglioni nazionali nella Biennale di Venezia?
35) Come gestire meglio la legge che prevede il finanziamento di opere d’arte negli edifici pubblici e come stimolare una seria legislazione sulle detrazioni fiscali per chi sponsorizza?
36) La scarsità di istituzioni pubbliche convincenti sul piano del contenuto e della continuità dell’offerta viene sempre più spesso sopperita dalle fondazioni private. Con quali conseguenze?
37) È possibile, come auspicato, la promozione dell’istituzione di concorsi o competizioni pubbliche come buona prassi, votata a principi di trasparenza e con regolamenti e procedure chiari e lineari?
38) E’ possibile supportare in Italia la diffusione di pubblicazioni sul contemporaneo e rafforzare così il settore in modo che permetta da un lato una maggiore veicolazione della cultura italiana e dall’altro la reperibilità di testi aggiornati.