A Prato, se le fabbriche diventano teatri, i piazzali antistanti si trasformano in botanic bar. Tutto secondo i piani, probabilmente, per quegli allora bambini che al posto del rumore notturno dei telai sognavano già cocktail a base di rum e mentuccia oltre a spettacoli e concerti, e che oggi possono davvero danzare sulle vestigia dei fasti lanieri, senza più lavoro né soldi, ma con app fighissime sul cellulare.
L’Ex Fabrica ha rappresentato tutto ciò nei suoi due mesi di apertura, regalando un prato dove c’era asfalto, e tanti buoni show nel panorama cittadino, solitamente assai parco in quanto a live di qualità durante il periodo estivo.
Stasera la prima stagione del Dieci/Ottavi @ Ex Fabrica termina col set MO.HA.BITAT live 2.0 di Monoki e Hamaranta, due local da tenere d’occhio, che penseranno a colmare i sensi che il bar non potrà soddisfare, dall’udito alla vista, grazie ad un mix di musica e proiezioni. Questo è solo l’ultimo live dopo una serie variegata di show iniziata proprio qui il cinque giugno scorso: dall’acoustic al punk, fino all’electro, dal reading alla stand up comedy ed al teatro, con nomi di grande qualità e richiamo.
Solo due mesi fa il “botanic bar” era un oggetto misterioso, che rimandava alla mente giardinaggio estremo, programmi di cucina con la borghesia insolente di Cristina Parodi, o magari scene come quella in cui Rosy Bindi invita Berlusconi a ballare dicendogli “Orchidea”; invece il locale si è dimostrato aperto a tutti e soprattutto ha avuto un grande successo di pubblico.
Ok, ma chi ci sarà mai mercoledì cinque agosto a far festa in città? Praticamente tutti: il prato è gremito come una spiaggia, ma senza bambini o uomini col pullover di peli, ed il bar è praticamente preso d’assalto alla stregua dell’antica Troia, ma per fortuna con meno incomprensioni e tempi d’attesa, dove insomma basta pagare prezzi modici per uno shot.
Monoki innesca il flow che accompagnerà la serata senza sosta, Hamaranta spara enormi figure sul muro e geometrie ad hoc sulla ciminiera, studiate appositamente per il simbolo stesso dell’Ex Fabrica. L’effetto rapisce fin da subito i presenti, maniaci degli schermi, incuriositi da uno show che si presenta atipico, originale, avvolgente. Entrambi in nero, M&H conducono una raffinata interazione fra le loro arti, che si completano in modo efficace, creando un habitat in questo spazio perfetto per ospitarlo.
Figure di donne raccontano le musiche, ma fanno anche notare una particolarità degna di attenzione: in questo locale ci sono forse più donne che uomini, praticamente un gineceo mai visto. Si narra che ciò sia dovuto alla natura autoreferenziale del pubblico hipster presente e all’effetto assorbente della fallicità esercitato dalla ciminiera; una combinazione che terrebbe al sicuro le ragazze da fastidi superflui come il sesso. Un botanic bar non può certo essere meta di tamarri in agguato col GHB, anzi, stasera l’atmosfera è piuttosto elegante, l’unico che sta trafficando è proprio Monoki, intento a stuzzicare i mille potenziometri che lo circondano in console come fossero capezzoli da mungere.
In realtà l’atmosfera si sta scaldando, anche perché il bar sforna alcool senza sosta, il flusso emotivo creato con suoni di batterie elettroniche, pianoforti, archi, sintetizzatori e chitarre si fa potente, tanto da trasformare il locale all’aperto in un vero e proprio club. Il duo sperimenta, tra Godblesscomputers e Purity Ring, linguaggi multimediali in cui si mischiano avanguardia e vintage, creati appositamente per questo closing party. L’effetto sortito dall’ottimo stile minimal elctro e ambient viene interrotto da uno dei barman, che andandosene in giro con un megafonino, annuncia uno dei momenti “low cost” su tutti i cocktail.
L’avevano promesso sulle info dell’evento, e li stavo aspettando al varco, come del resto tutti gli altri. Improvvisamente sembra l’ultimo dell’anno, con bengala scintillanti ma senza mutande rosse; una festa da ultima notte nel bunker con mojiti al posto delle capsule col cianuro. La ciminiera continua a ipnotizzare grazie alla visual art di Hamaranta, tanto che a questo punto ho paura che qualcuno ci si voglia buttare dentro, visto che, per esempio, c’è chi fa la verticale sul prato come un ginnasta.
È notte quando la musica cessa sul finale di stagione del Dieci/Ottavi e dell’Ex Fabrica, una notte bollente, dolcemente infernale, che speriamo già di rivivere qua fra qualche mese, in questo angolo di Europa in città, illusi che nel frattempo i nostri fegati non chiedano asilo politico altrove.