Come Perugia fino a qualche anno fa, o come la Torino dei tempi d’oro. Così il fenomeno della tossicodipendenza viene descritto da chi con i tossici lavora a Prato, quegli stessi operatori di strada della Cat, la cooperativa incaricata dal Comune per il progetto Outsiders, che stamani ha reso pubblici i primi impressionanti dati basati su due mesi di lavoro in centro storico e zone limitrofe.
La situazione non migliora
La situazione è grave, anzi tragica visto che dietro ad ogni tossicodipendente si dispera spesso una famiglia intera. Negli ultimi tre anni il centro storico di Prato ha assistito impotente ad una vera e propria esplosione del fenomeno e chi poteva fare qualcosa o non l’ha fatta oppure non ne ha azzeccata una. Così oggi la situazione è talmente radicata e complicata che un ritorno alla normalità è pensabile solo sul medio periodo e con un’azione coordinata di tutti i soggetti istituzionali. Che non hanno certo gioco facile perché come ha ricordato Faggi “lo “svuotacarceri” ha di fatto ridotto la possibilità di arrestare e incarcerare lo spacciatore al dettaglio”.
E’ quello che in sintesi ha detto stamani il vicesindaco Faggi presentando i dati impressionanti raccolti dagli operatori di strada. Vicesindaco che poi ha spiegato meglio: “La situazione non migliora e questo ce lo dicono i primi veri dati reali in nostro possesso – ha spiegato – è quindi necessario che ognuno faccia la sua parte. Nella zona serve un maggiore sforzo da parte di tutti, forze dell’ordine comprese, altrimenti ogni nostra iniziativa sarà insufficiente”.
Un concetto questo ribadito nel pomeriggio anche dal segretario del Pd Bosi (“E’ necessario che gli organismi preposti, penso alla Prefettura e alla Questura in particolare portino avanti la lotta al fenomeno sul piano investigativo – ha spiegato in una nota – il contrasto al mercato della droga non è di competenza di un’Amministrazione comunale, ma delle forze dell’ordine”) e che aveva trovato in mattinata una proposta in sintonia a firma Antonio Longo, di Prato con Cenni: una commissione d’indagine bipartisan sulla tossicodipendenza.
Come si è mosso e si muoverà il Comune
Faggi ha illustrato i criteri con cui il Comune si è mosso dall’inizio del mandato e come ha intenzione di muoversi in futuro disegnando un complesso progetto di recupero della zona e di contrasto al fenomeno tossicodipendenza. Ha detto che il Comune ha messo in atto tutto quello che poteva concepire nel proprio ambito di competenza.
1) Socialità/prossimità. In questo ambito rientrano tutti gli interventi per rendere più vivibile la zona del Serraglio: la creazione del playground di basket, l’arrivo del punto Estra in via San Giorgio, l’organizzazione di eventi in via Magnolfi (Equilibrìo) e quelle future: “In via Magnolfi arriverà la mensa universitaria mentre stiamo cercando di portare in zona gli uffici di Essegiemme – ha aggiunto il vicesindaco – e attendiamo le proposte del consorzio del Serraglio per iniziative comuni”.
2) Pubblica Sicurezza. E’ qui che si concentra l’attenzione del Comune quando chiede uno sforzo ulteriore alle forze dell’ordine. I vigili, anche con una pattuglia fissa nella zona, non possono nulla se non affiancate a dovere di fronte “a centinaia di persone malate” ha detto che ogni giorno invadono il centro storico.
3) Operatori di strada. “Sono una presenza fondamentale e dobbiamo rendere la loro presenza una costante per tutto l’anno – ha spiegato il vicesindaco – chiederemo i soldi anche alla Regione, visto che il fenomeno è sì a Prato ma riguarda un’area che arriva addirittura fino alla costa“.
Riduzione del danno
Il tandem è quello rappresentato dal Sert e dagli operatori di strada. L’obiettivo la riduzione del danno. “Tutte le tossicodipendenze e in particolar modo quella da eroina sono fenomeni molto complessi – ha ricordato la direttrice del Sert Manfredi – intorno alla stazione al Serraglio abbiamo centinaia di persone malate che vivono in una situazione di sofferenza e il nostro compito, vista la situazione, è quella di evitare a tutti i costi che queste persone si ammalino di Hiv o di epatite C e cioè che si facciano più male di quello che si stanno già facendo”. Una questione anche economica, considerando, hanno detto i presenti, che un ciclo di cura per l’epatite C costa circa 40mila euro alla collettività, cioè come quasi tutto il progetto Outsiders.
Prevenzione. Il Comune ha intenzione di potenziare la prevenzione nelle scuole, partendo dalla terza media. Poi ci sarà una comunicazione annuale sulla droga perché, ha detto il direttore della Società della Salute Mezzacappa, “L’impatto di questo fenomeno è ancora più devastante se pensiamo che molti di queste quasi 500 persone sono persone con famiglia, abbastanza integrati ed è necessario che si intervenga su questo aspetto”.
Macchinette scambiatrici e farmacie. E’ un suggerimento degli operatori di strada, in modo da facilitare l’uso di siringhe sterile e impedire che quelle usate vengano lasciate in giro. “Abbiamo avviato un confronto per cercare di installare le macchine scambiatrici di siringhe” ha spiegato il vicesindaco.
Com’è visto l’arrivo degli operatori di strada
Lo ha raccontato la direttrice del Sert. “L’arrivo degli operatori di strada nella zona è stato recepito in modo positivo proprio perché queste persone vivono in strada in una condizione di sofferenza – ha cominciato – gli operatori entrano in contatto con loro fornendo siringhe sterili e loro riportano quelle usate. E’ in questo modo che si instaura un primo contatto e si pone le basi per un rapporto di fiducia che speriamo spinga poi il tossicodipendente a rivolgersi alla nostra struttura”.