Mercoledì 1 Luglio – Vintage Selection – Stazione Leopolda
Luglio, periodo di sagre. Anche Firenze non vuole essere da meno, e in quanto città di moda, alla Stazione Leopolda va di scena la sagra del puzzo di baule. Ebbene sì, il vintage, quel fenomeno strano per cui le calze della nonna tornano a valere 55 euro e secondo il quale gli occhiali incrinati dello zio Nedo sono un orpello da vendere a peso d’oro. Sostanzialmente la festa itinerante internazionale dell’acaro da polvere.
Perché un tempo i vestiti vecchi venivano buttati, forse in maniera anche troppo lasciva. Qualcuno li ha recuperati, per il cinema, è evidente: ma non tutti siamo attori, anzi. Se volete insinuarvi in questo bordello di stoffe deodorate vendute a peso d’oro, se volete indossare i capi che avete in casa del vostro padre pagandoli il doppio, se volete assaporare l’aria di Pitti stantia, la Leopolda è il posto che fa per voi questa settimana. Io ci sono già stato, e probabilmente ci tornerò, perché sono sempre attratto dall’antiquariato: a sto giro, vista l’allergia da polvere da poco riconosciutami, indosserò una mascherina da chirurgo, ovviamente datata 1975.
Buoni starnuti.
Giovedì 2 Luglio – Festival au desert (Caffè Letterario delle Murate) vs. Colapesce in concerto (Anfiteatro delle Cascine)
La situazione si fa calda nell’estate fiorentina. Calda come il clima che come ogni anno si respira al mitico Caffè Letterario delle Murate, luogo simbolo della nostra fiorentina cultura, dove stavolta si scambiano pareri sulla questione africana, fra un vodka tonic ed una birra chiara doppio malto. Il “Festival au desert” quest’anno intelligentemente passa ad un giovedì ed un venerdì, visto che i sabati sono stati, probabilmente, dei veri e propri deserti lo scorso anno: in questo concordiamo con l’organizzazione.
Le interessantissime digressioni di musica suonata con qualunque strumento, perché in Africa sappiamo tutti che puoi battere una cavigliera con un tubo del 14 ed è subito musica, possono essere alternate con un altro evento dell’estate fiorentina: il concerto del grande cantautore Colapesce. Le due “serate” possono essere tranquillamente seguite in contemporanea, senza problemi di orari, poiché percorrono la stessa linea orizzontale da elettrocardiogramma cadaverico: potete andare prima a comprare una shopper alle Murate e sentire una session di bastoncini di ebano mentre prendente l’ammazzacaffè e poi spostarvi alle Cascine dove chiederete: “da quanto è cominciato?”. Nessuno saprà dirvi niente, tale è l’appeal del cantautore sul pubblico. O al rovescio, passare a vedere Colapesce per un solo brano e fuggire in zona centro al palco africano, dove rispondete alle domande dei curiosi (14 stimati in tutta la provincia di Firenze) sul concerto del sosia di Emiliano Viviano, portiere fiorentino caduto in disgrazia a Genova.
Massima libertà, gli eventi culturali ci sono, la scena culturale c’è. O lamentatevi.
Venerdì 3 Luglio – Cena Bianca – Piazza del Carmine
Immaginatevi la Galleria degli Uffizi senza opere. Immaginatevi il Sacro Cuore senza l’altare. Immaginatevi la finale dei Campionati del Mondo di calcio senza pallone. Immaginatevi una cena senza cibo.
Eccola. A Firenze ce l’abbiamo fatta, abbiamo totalmente dilaniato il termine “cena”, destrutturandola fino a farla diventare una manifestazione di piazza dove il desco cade in seconda battuta (perché mangiare, diciamolo, è cafone) e dove l’intenzione prima è colorare un ex parcheggio con la magica cromia bianca. Colore facile, colore puro, che tutti hanno qualcosa di bianco in casa: ma non è una semplice e cafona festa alla stregua di “Animal House”. No, qua la compagnia teatrale “Venti lucenti” parla di luoghi che “hanno accolto negli anni centinaia di persone in bianco vestite (???) creando spettacolari atmosfere dominate dall’allegria, dal gusto del buon vivere e dal senso di una bellezza condivisa”. Piazza del Carmine è bellissima, Oltrarno è bellissimo… la domanda è solo una: ma c’è bisogno di parlare di “cena bianca” dove la cena te la porti tu da casa, per creare qualcosa? Almeno al vecchio Meccanò scrivevano fuori “è gradita l’eleganza ma con stravaganza”, che voleva dire che entrava chi volevano i buttafuori: ma non è la stessa cosa?
Attenzione alle cacche di piccione, che da bianca la cena diventa grigio metallizzato tipo Fiat Croma 1989 in men che non si dica. Buon appetito, e non portatevi roba al sugo, che già siete fuori tono: riso al burro, che poi si macchiano i vestiti.
Sabato 4 Luglio – Jovanotti – Stadio Artemio Franchi
E venne il giorno di tutti, finalmente. Stanchi di cene che sembrano un pic-nic ma con lo scialle bianco, stanchi di festival desertici che tanto di caldo ce ne è da buttare via, stanchi di cantautori che fanno meno fragore delle zanzare stiacciate alle Cascine, stanchi persino della Coppa America che la nazione ospitante è in finale (sai strano), il nostro Stadio fa da casa al fenomeno numero uno della musica italiana. Vi piace Jovanotti? No. Si. Forse. E’ uguale, Jovanotti non ha bisogno del plauso di nessuno, ma non perché sia snob o si senta un profeta.
Perché da quando siamo piccoli esiste, ed esiste davvero. E tutti hanno in casa o hanno ascoltato “Lorenzo 1992”, perché tutti conoscono le sue canzoni, perché tutti sanno che andando stasera allo stadio si divertiranno. Dice cose banali? Non sa cantare? Ci sta. La musica è anche questa, di pancia, facile. Come lo è Ligabue nel rock-blues, che nel nostro piccolo mondo italiano di amanti del rock è il portavoce dello Springsteen internazionale, Lorenzo Cherubini prende a braccetto Tiziano Ferro, fa cantare gli stadi con le migliori emozioni ed il miglior pubblico che si possa immaginare. Amici musicisti e critici vari, se nella vostra carriera avete pescato la carta del “Vicolo Corto” a Monopoli non prendetevela con chi ha pescato la carta di “Viale dei Giardini”, che quanti l’hanno pescata, in pochi sono rimasti con quella carta in mano: Lorenzo l’ha fatto. Ricordatevi che Jovanotti non sbaglia un singolo da epoche immemori, epoche in cui Roberto Cavalli vestiva ancora con un abito blu e camicia bianca, Jovanotti è uno che se scrivi il suo nome su Microsoft Word il correttore automatico non segnala errore, lo riconosce. Esiste, e le mode non le segue, le fa.