C’è chi l’ha presa male e protesta sui social per l’oltraggio che quel paio d’occhiali porterebbero all’opera di Moore in piazza San Marco e a Prato tutta. C’è anche chi dice che un’operazione del genere andrebbe concordata con chi d’arte contemporanea se ne intende e che non venisse lasciata all’iniziativa di privati, visto anche che a Prato c’è un centro per l’arte contemporanea.
Ma poi c’è anche chi rimane incantato di fronte alla semplicità di questi occhi e di questi nasi montati sulle porte d’accesso al centro storico e che ribatte che va bene così, che è un’idea giusta quella di attirare l’attenzione sulla città con un artista pop e pieno d’ironia come Clet, francese trapiantato a Firenze, noto per i suoi cartelli stradali modificati.
A Prato si sta discutendo molto in questi giorni su “Gli occhi di Prato”, un progetto finanziato da tutti i Lions club pratesi che nonostante debba essere ancora presentato alla città in modo ufficiale (inaugurazione prevista il 12 giugno alle 18 in piazza delle Carceri) sembra aver già raggiunto lo scopo fissato dai suoi committenti. “Volevamo dare alla città un piccolo contributo che l’aiutasse a guardare oltre – ha raccontato infatti Francesco D’Ambrosi nella conferenza stampa di stamani – un messaggio non professorale, fresco, semplice per superare i luoghi comuni che ultimamente circondano il nome di Prato. Clet ci ha aiutato a mettere a fuoco le nostre idee e il risultato ci piace molto”.
Clet, dal canto suo, ha spiegato che “quando qualcuno mi chiede un lavoro perché vede la propria città in difficoltà, mi tocca nel profondo. Prato è una città eclettica, è cioè un posto interessante, dove sono successe tante cose. Sono le porte di Prato che aprono gli occhi sul futuro della città, volevo creare un’energia d’insieme, stimolare le persone a guardarsi intorno in modo diverso, a comprendere la propria relazione con il luogo che abitano. Che piacciano o meno non ha importanza – ha concluso – è importante invece che facciano discutere e riflettere sulla propria città”.
“Credo che un’operazione del genere sia uno dei tanti tasselli di un percorso culturale e di un’immagine che vogliamo dare della nostra città – ha precisato il sindaco Biffoni cercando di stemperare le polemiche – E credo che quello che sarà la città di Prato nei prossimi mesi verrà invidiato da molti”.
Le opere di Clet sono già installate in sette punti della città e vi rimarranno per sei mesi. Sei sono espressione dei club Lions pratesi mentre quella del Serraglio (nella foto d’anteprima), che rimarrà al suo posto ad oltranza, è stata commissionata dal Comune di Prato per 3.500 euro.
Al termine dei sei mesi i club Lions pratesi metteranno all’asta le sei opere di Clet. Il ricavato andrà tutto in beneficenza. Il programma del 12 giugno infine, spiega la nota stampa, “prevede una passeggiata guidata per la visita alle opere e un aperitivo offerto a tutta la cittadinanza da parte dei Lions club. Sono inoltre in vendita le magliette (10 euro) e 500 grafiche (50 euro) con il logo del progetto, che potranno essere acquistate direttamente venerdì, oppure chiamando le sedi dei Lions”.