Il rapporto fra avviamenti e cessazioni dei contratti di lavoro in tutto il territorio provinciale nel primo trimestre del 2015 registra un segnale positivo per la prima volta dal 2009: 11.626 nuovi contratti contro 11.355 cessazioni, con un saldo positivo di 271. Un dato che il sindaco Matteo Biffoni ha definito “una fiammella accesa in una stanza ancora buia, che si spera vada illuminandosi sempre più”. Perché in quella stanza buia ci sono ancora troppe persone: alcune donne, che registrano un -26, e tanti troppi giovani fra i 16 e i 29 anni. Il saldo che li riguarda è infatti di -235.
Questi i dati del report annuale presentati stamani dalla Provincia e dalla Fil-Centro per l’impiego, estrapolati prendendo in esame il movimento dei contratti e consentendo una visione aggiornata del mercato del lavoro pratese. Restano esclusi dall’analisi i dati sul lavoro interinale e su quello socialmente utile.
Positivi i flussi relativi alle altre fasce d’età, fra le quali spicca quella fra i 46 e i 60 anni che registra il miglior risultato con un saldo positivo di 294 contratti.
Grandi novità per i contratti a tempo indeterminato, molto probabilmente grazie alla decontribuzione: rispetto agli ultimi tre mesi del 2014, fermo a 544 nuovi contratti, a oggi se ne contano 1560, con un saldo di ben mille. E si tratta di contratti tutti stipulati a lavoratori italiani. Le imprese cinesi registrano infatti un -685, ma è un dato che potrebbe venire smentito nei prossimi mesi, visto che storicamente il primo trimestre è sempre negativo.
Quindi se il 2014 registra tuttora un segno meno con una differenza di -2138 – che non è comunque paragonabile ai 7600 del 2013 – il mercato del 2015 pare cogliere le opportunità offerte dalla nuova normativa.
I GIOVANI
Sono 235 in più delle assunzioni i licenziamenti dei giovani fra i 16 e i 29 anni, “vero punto dolente ancora irrisolto nella nostra realtà come nel resto d’Italia”, precisano. Unico dato importante è che a Prato e provincia funziona molto bene la Fil-Centro per l’impiego, dove i corsi di formazione sono fatti ad hoc in base alle esigenze del mercato. Questo produce quindi tirocini specifici che nella metà dei casi portano posti di lavoro nei sei mesi successivi alla fine del tirocinio. Il tutto grazie anche al progetto Garanzia Giovani e Linea 7: per l’azienda che ha potuto trasformare il tirocinio in tempo indeterminato, infatti, sono arrivati 8mila euro più la decontribuzione.
Restano comunque troppi i Neet, i ragazzi nulla facenti, che dunque necessitano di un servizio di orientamento forte e specifico. Troppi coloro che vagano di lavoro in lavoro senza fermarsi mai.
I NUMERI DEL 2014
Sono 9166 le aziende che hanno assunto. Di queste, 4033 appartengono al settore dell’industria manifatturiera, 2749 ai servizi (servizi all’impresa, alla persona e ludico-sportivi-culturali); 1833 appartengono al commercio; 366 all’edilizia e quasi l’1 percento all’agricoltura. Fondamentale sottolineare il calo del commercio al dettaglio e all’ingrosso, che ha numero molto brutti con un -842.
Settori in ripresa
Il settore che è più in ripresa è quello dell’industria, con un +69. Di questi 69 contratti, 63 riguardano uomini. All’interno dell’industria, ottima performance dell’abbigliamento, dove il saldo è di 1324 – dato che risente molto delle assunzioni in aziende cinesi. In ripresa, ma ancora sofferente, l’universo del tessile, con un -752, che comunque pare essersi sia destinato a stabilizzarsi. Le aziende che hanno resistito la grande crisi, con la débâcle del 2013, ormai si stanno assestando e sono anche alla ricerca di nuove figure professionali. Ricercatissimi sono infatti professioni come gli orditori, i periti tessili o i filatori di nuova concezione.
Settori più in difficoltà.
A prendere i contratti sono la sanità, le imprese finanziare, le agenzie immobiliari e i trasporti. Di quest’ultima fetta sono in sofferenza soprattutto le cooperative con 1466 contratti in meno.
Lavoratori italiani e stranieri
Sono i cinesi ad avere il saldo positivo di 1767 contratti fra avviati e cessati. Negativo invece il rapporto che riguarda gli italiani. Nonostante la metà dei nuovi contratti del 2014 riguardino lavoratori italiani, con un volume pari a 22671, restano 2187 contratti in meno rispetto a quelli cessati. Negativi anche quelli che riguardano gli extracomunitari e gli altri stranieri comunitari: -1103 i primi, -615 i secondi. Questo significa che le imprese cinesi trainano il mercato preferendo assumere lavoratori connazionali.
Tipi di contratto
L’apprendistato è il tipo di contratto più bistrattato negli ultimi mesi: 2960 cessazioni a fronte di sole 1315 assunzioni. Un dato che rientra quindi nel ragionamento sui giovani quali categoria più penalizzata dal mercato di lavoro.
Negativo anche il segno legato al determinato, che registra una forbice di 616 licenziamenti in più rispetto alle assunzioni, che si fermano a 20485. Tutto questo è condizionato dal numero degli indeterminati, contratto molto usato dalle aziende cinesi e che conquista 421 contratti.
Durata del lavoro
Da questo punto di vista, è il settore agricolo a tenere lo scettro, con una media di 243 giornate lavorate in un anno. Seguono i servizi, l’edilizia, il commercio e l’industria.
Tipo di lavoro più richiesto
Il 70 percento degli assunti sono lavoratori mediamente qualificati, il 17 percento sono gli altamente qualificati – che comprendono anche gli insegnanti – e solo il 12 riguardano professioni con scarsa o nulla qualifica. All’interno degli assunti spiccano dirigenti e professioni intellettuali e scientifiche di eleva specializzazione, che ricoprono il 13 percento, quindi il 4 percento si riferisce ai tecnici e il 7 chi si occupa di amministrazione. Le professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi valgono oltre il 21 percento. Il 20 appartiene ad artigiani, operai specializzati, agricoltori, conduttori d’impianti, operai di macchinari e conducenti di veicoli.
In sintesi
Con l’approssimazione che la diversa natura dei dati impone, è possibile dire che su una popolazione in età attiva pari a 162mila persone in tutta la provincia, gli occupati sono 108mila, i disoccupati 11mila e gli inattivi 43mila.
Interessante vedere come su quasi 7mila donne disoccupate, la maggioranza appartenga all’età 35-44 anni e 45-54.