Cieli oscuri e neri vessilli stanno convergendo su Prato in occasione dell’arrivo dei Clan Of Xymox all’Exenzia Gothic Festival. L’ormai storico club pratese è fra i pochi in città ad offrire al pubblico ospiti internazionali come questi, essendo ben lontano da un carattere provinciale, ma anzi avendo un’impronta che si rifà ai locali alternativi tedeschi ed inglesi.
L’Exenzia vive uno strano senso di estraneità in patria, tipico di chi fa scelte coraggiose, come quella di rivolgersi ad un pubblico di settore, dark e metal, comunque da sempre numeroso dalle nostre parti. Questa vocazione specifica attira molte persone anche da lontano, infatti il club è ben conosciuto all’esterno delle mura cittadine: un gioiello raro fuori dal circuito indie che imperversa in ogni dove. Non tutti sanno che l’Exenzia in realtà propone un cartellone vario, ma che stasera sarà epicentro per centinaia di fan del goth, un esercito oscuro che striscia nella notte, mimetizzandosi col buio pesto.
Drappi rossi, gargoyle e sbarre metalliche ci accolgono all’arrivo; mi aspetto che all’ingresso mi chiedano la parola d’ordine invece della tessera ACSI. “Fidelio”, dico io, e in effetti entrando noto molte ragazze provenienti dal villone di Eyes Wide Shut, raffinate e poco vestite. Nobili ed altèri questi darkettoni, vampiri dalla sessualità ambigua che sfuggono alle convenzioni, sfoggiando livree di diverse sottoculture, col colore nero come unico denominatore comune. Solo uno spicca tra la folla, uno slave vestito come Tu Padre negli anni ’70, con camicia bianca e pantalone cachi, soprannominato da qualcuno “Dipré Strap On”.
Calm ‘N’ Chaos inizia a suonare alle dieci e un quarto, come da programma, nel suo look total black e con i suoi attrezzi elettronici. Una one man band dalle atmosfere dark, melodie rock e un groove sintetico creato senza alcuno strumento tradizionale, ma con sapienti pressioni su pad di cui C’N’C è praticamente circondato. Una cosa che manderebbe in paranoia chiunque, che invece esce naturale e perfetta per aprire la serata, mentre la sala si sta ancora riempiendo.
Il cambio palco dura giusto il tempo di un cicchino, gli Spiritual Front stanno già suonando. Questo trio romano, sulla scena da anni, colpisce subito per l’abbigliamento da prete, con tanto di collarino, anche se il chitarrista ricorda più un becchino, tipo The Undertaker senza steroidi, ma con la pala nel bagagliaio. Un’immagine forte per un dark folk interessante e coinvolgente, suonato benissimo e col carismatico frontman Simone “Hellvis” Salvatori a far decollare definitivamente la serata. Lui che, con la sua chitarra acustica, ricorda Elvis, Johnny Cash, Morrissey e Fabio Cannavaro all’unisono, ringrazia il pubblico a più riprese, dicendo che siamo tutti “dolcissimi”, ma avverte anche le prime file: “Cerchiamo di non fare i finti etero”. La loro musica ha molto di cinematografico, ricorda alcune colonne sonore dei film di Leone, ma senza tralasciare il lato gotico tipico della loro indole.
Il locale è completamente pieno quando i Clan Of Xymox montano sul palco. La band olandese è storica nel genere darkwave, ma fa comunque impressione e piacere vedere così tanta gente a Prato per un evento che molti considerano di nicchia. Il frontman della band, Ronny Moorings, si presenta come un Robert Smith percorso da molto pollo fritto in meno, ma proprio tanto meno, quindi in forma a dispetto dell’età non più verdissima. Una chiatarra, un basso, synth e basi elettroniche costruiscono i loro pezzi, avvolti dal fumo della fog machine. Il pubblico ondeggiante è preso benissimo e anche la band sembra divertirsi. “È tuo questo?”, mi chiede qualcuno in merito ad un fondo di negroni abbandonato in un angolo, e che al mio “no” se lo beve facendomi capire che la serata è ormai all’apice. I Clan Of Xymox incantano e ipnotizzano coi pezzi dell’ultimo ‘Matters Of Mind, Body And Soul”, ma anche con canzoni più vecchie, per un totale di un’ora e mezzo di concerto, in cui sono stati richiamati a gran voce sul palco ben due volte.
Un vero successo questa serata, un’organizzazione perfetta e band che hanno regalato un tono internazionale alla nightlife locale. Un dj set di qualità fa da colonna sonora mentre io e Necro torniamo a strsciare nella notte, domandandoci: “Chi glielo spiega ora a quelle facce serie e impalate ai concerti indie come son presi bene questi darkettoni?”