Gli Stoner Kebab, nati nel 2004, sono un vero e proprio collettivo o come si definiscono: “Un’entità a sé stante di cui si può far parte per un periodo ristretto”. Nell’underground sono arrivati alla ribalta grazie al singolo Superdoom che ad oggi conta 400.000 visualizzazioni. Nel 2013 è uscito il loro quarto album Simon con una formazione tutta italiana.
Claudio Merlo (noto compositore di colonne sonore per documentari indipendenti come Un gelidissimo autunno di L. Perotti), i fratelli Alberto Roba e Alberto Frullani (Alberto è il cognome) che abbandonano il ruolo di Session nella band del guru del countrypsych Jason Philip Cross e Sergio Roba (Roba è il cognome e non ha legami di parentela con Alberto Roba, dove Roba appunto è il nome) danno vita all’opera più complessa degli Stoner Kebab ove la vena progressive si fa più preponderante.
Nel 2014, questi ultimi quattro componenti stanno scrivendo un nuovo disco, ma seguendo la tradizione dei precedenti album composti e poi registrati dai successivi/altri membri, “attendono chi busserà alla porta per rivendicarne la registrazione”.
Da qui la scelta di intervistarli per Pratosfera.
Come nascono i vostri pezzi e quali sono le ispirazioni?
Attualmente (noi unici membri italiani) abbiamo intenzione di creare un concept che narri le vicende della famosa inchiesta giudiziaria sul Mostro di Firenze. C’è molto esoterismo e mistero in quella triste e lunga vicenda, componenti che ci affascinano. Altra fondamentale componente della vicenda è la tipica crudezza della vita di provincia (un’altra nostra musa) che alimentiamo anche guardando film come Amore tossico o L’imperatore di Roma.
I pezzi nascono di conseguenza, come un parto nell’acqua… figli della sintesi che raccoglie assieme i più disparati imput.
Parlando di provincia, com’è il vostro rapporto con Prato? Di stimolo o freno?
É difficile parlare di un rapporto con Prato per gli Stoner Kebab, nessuno dei membri che vi hanno preso parte sono nati o cresciuti in questa città. Vero che tutti ci sono passati perché Stoner Kebab è di Prato. Quel che possiamo dire noi, gli attuali membri, è che Prato non frena né ispira… ci sono locali dove frequentemente suoniamo come il No Cage, ma la città di per sé non contribuisce alla creazione. Certo è che gli Stoner Kebab non hanno mai avuto particolari spinte come magari è successo a Roma o a Milano.
Come vedete il panorama musicale pratese e la scena underground?
Molto bene. L’ultimo nostro disco è uscito per Santavalvola records, etichetta pratese molto attiva e capace. Ci sono poi gruppi molto bravi e ad altissimo tasso artistico come i Topsy The Great e i Nausea Orquestra (entrambi Santavalvola), o i Mum Drinks Milk Again, i giovanissimi Fantastic Bra, i Gum o i Go!Zilla…insomma Prato proprio perché né stimola né deprime dà modo di fare altro a livello underground e magari farlo bene e meglio del tanto acclamato quanto bravissimo mainstream Bebla.
E riguardo la vostra esperienza all’estero?
Abbiamo suonato due volte in Austria, due volte in Slovenia e attualmente stiamo pianificando di nuovo Slovenia, Croazia e Bosnia.
Per quel che abbiamo visto noi, a parte l’organizzazione, a livello di ritorno non ci sono grosse differenze con l’Italia. Forse l’unica cosa che veramente differenzia è la logistica: abbiamo dovuto rinunciare a Dortmund, Londra e Sarajevo solo per il fatto che dobbiamo anche mangiare e appare impossibile per noi pianificare più di una volta l’anno lo spostamento al di fuori dei confini italiani… anche se poi la stessa cosa è successa con la Sicilia e la Sardegna.
I membri degli Stoner Kebab lavorano, due di loro hanno figli… una certa età, puntiamo a fare meno date ma scelte magari bene con lo scopo di poter registrare nuovamente e dare la possibilità ad altri membri di fare ciò che abbiamo fatto e stiamo facendo.
Cosa potete raccontare/anticipare sui vostri progetti in corso e futuri?
Oltre al nuovo disco di cui ti abbiamo parlato prima, cercheremo di pubblicare un disco di inediti con l’aggiunta di altro materiale registrato da noi (in maniera dignitosa) nella nostra sala prove. Ci metteremo cover come Profondo Rosso dei Goblin o Echoes dei Pink Floyd, sperimentazioni con loop e delay, tracce dal vivo. Sarà una cosa molto particolare perché, o sarà in effetti la prima volta che i soliti membri degli Stoner Kebab pubblicheranno due lavori (anche se poi alla fine è una sorta di raccolta tra tutto il materiale accumulato negli anni) o forse, anche se sarà una impresa ardua, tutti i vecchi membri si riuniranno per dar vita a quello che si chiamerà CLANCK!
Una definizione per il vostro gruppo?
Visto che si tratta di un web magazine ti risponderemo così.
Ilenia Vecchio