Arriva a Prato il teatro musicale di Christoph Marthaler, al Fabbricone da venerdì 24 a domenica 26 aprile (feriali ore 21, festivo ore 16) con “King Size”, spettacolo che ha debuttato nel 2013 al Festival d’Avignone e che in Italia è stato visto solo lo scorso anno al Festival di Spoleto.
“La drammaturgia di “King Size” – si legge nella nota stampa – è infittita di arie e canzoni, una musica che esplorerà la doppia dimensione del reale introducendosi nell’universo onirico e nella movimentata intimità di una bizzarra coppia, dando voce ai processi enarmonici”. Uno spettacolo in cui saranno suonate in scena, per la direzione di Bendix Leffsen, musiche di Schumann e John Dowland, Mozart e Wagner, cui si uniranno quelle di The Kinks e dei Jackson Five.
“Grande maestro svizzero che a partire dagli anni 70 ha attivato collaborazioni con i più prestigiosi teatri europei, adesso in pianta stabile al Festival di Avignone – prosegue la nota – Marthaler ha dato poco ottenuto il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia per il suo teatro musicale e documentario in cui i testi vengono subordinati alle composizioni e improvvisazioni ritmiche, autore di spettacoli iconoclasti e sarcastici che parodiano ferocemente mode, sciocchezze e luoghi comuni dell’universo piccolo-borghese, divertentissime creazioni grottesche venate di cinismo”.
In “King Size”, Marthaler trasferisce in scena il principio della “enarmonia” (non armonia), ovvero quella tecnica di composizione musicale che permette di scrivere uno stesso suono alla stessa altezza in due modi diversi e quindi con due funzioni differenti. Che Marthaler giustifica così: “Ogni rapporto umano non consiste forse in un legame enarmonico di qualche tipo? Ogni matrimonio, ogni amore segreto, ogni bacio?“. E quindi “King Size” è “un’incursione nella mente e nelle sue misteriose produzioni notturne, delle quali i processi enarmonici sono ad un tempo simbolo e segno. […] Viaggiando nel labirinto del cervello umano, si assiste così una folle sfilata di personaggi: dalla signora sovrappeso che mangia spaghetti da una cartella d’ufficio, al coro di virtuosi che cantano stretti in un armadio, fino al misterioso terzo incomodo che si infila nel letto come se niente fosse”.