Proprio in questi giorni Le Monde gli ha dedicato un lungo articolo intitolato “Colapesce, l’avvenire d’Italia” che lo elegge erede di Lucio Dalla e Franco Battiato. Solo l’ultimo riconoscimento per il cantautore siciliano, al secolo Lorenzo Urciullo, in concerto sabato 25 aprile al Viper Theatre di Firenze (ore 22 – biglietto 12 euro – prevendite abituali) per farci ascoltare l’ultimo, acclamatissimo, album “Egomostro”.
Una promessa mantenuta, visto il Premio Tenco come miglior opera assegnato al precedente “Un meraviglioso declino”.
“Negli ultimi tre anni sono stato in giro con lo Zaino Protonico a raccogliere i ‘mostri’, come i protagonisti di Ghostbusters li ho imprigionati dentro il mio hard disk, proprio come un vero acchiappafantasmi, ma a un certo punto ho deciso di liberarli tutti insieme e non è stato per niente facile gestirli”.
L’essenza di “Egomostro” è tutta in queste parole che Colapesce ha scelto per presentare il nuovo lavoro. Più che un concept si tratta di un diario che cerca di riassumere tre anni di vita vissuta attraverso uno specchio deformante.
L’album si apre con un’introduzione – “Entra pure” – che vuole essere una sorta di guida all’ascolto e mette subito in chiaro il filo conduttore dell’intero disco.
Se con “Un meraviglioso declino” Colapesce cercava di raccontare una storia che partiva dal vissuto quotidiano di una coppia di quasi trentenni appena giunti al traguardo della laurea nell’Italia della crisi, qui decide di scavarsi dentro e fare luce su stesso, la sua personalità pubblica e il modo in cui questa ha finito per influenzare anche la sua sfera privata.
L’egomostro con cui Lorenzo è in lotta è il suo personale, ma potrebbe essere quello di chiunque: figlio dell’ansia, dei rapporti sentimentali e familiari, del micro-successo, degli autoscatti pubblicati su Instagram e della necessità di rincorrere una fama quantificabile in centinaia di Like.
Siamo passati rapidamente dalla ricerca ossessiva dei quindici minuti di celebrità, per dirla come Andy Warhol, a cercare di essere famosi anche all’occhi delle nostre madri.
La società in cui viviamo ci vuole costantemente in vetrina, sempre più esposti e nudi, abituati a rincorrere un pubblico che ci ostiniamo a chiamare “amico” solo per non raccontarci la verità.
Lorenzo ha visto l’egomostro crescere e diventare enorme, fare a pezzi rapporti che credeva indissolubili per poi rimettere tutto in gioco. Queste dodici canzoni vogliono rappresentare un piccolo atto di resistenza.
Con “Egomostro” si riparte quasi da zero, con un approccio alla scrittura nuovo, diverso, e nuovi collaboratori che si affiancano a quelli di sempre. L’album è stato prodotto dallo stesso Lorenzo, con Mario Conte, musicista e arrangiatore molto apprezzato per i suoi lavori con Meg e nel campo dell’elettronica sperimentale.
Lo stesso Conte suona nel disco con una super squadra di musicisti composta, ovviamente, dallo stesso Lorenzo, Giuseppe Sindona (storico bassista di Colapesce e in passato anche di Mario Venuti), Alfredo Maddaluno (Fitness Forever, Atari e Meg), Fabio Rondanini (Niccolò Fabi, Afterhours, Calibro 35), Vincenzo Vasi (Vincio Capossela), Alfio Antico, Gaetano Santoro (Aretuska), Benz (Meg, Vinicio Capossela). L’album è stato registrato da Giacomo Fiorenza e Mario Conte, mixato dallo stesso Fiorenza proprio con Lorenzo e Conte e masterizzato da Andrea Suriani.
Un lavoro che nasce solitario per diventare collettivo, che non guarda più solo all’Italia e alla tradizione anglosassone ma si sposta in un percorso che parte dalla Sicilia, passa per l’Africa, ma non si ferma mai.
E anche i brani precedenti, in questo tour che incorona Colapesce nell’olimpo del cantautorato italiani, assumono una nuova forma.