Una piccola ma interessante mostra su Karel Thole, il disegnatore olandese che per quasi quarant’anni ha disegnato le copertine di Urania, la collana della Mondadori dedicata alla fantascienza e che con le sue opere ha di fatto contribuito a formare l’immaginario collettivo di almeno tre generazioni di appassionati di fantascienza.
La mostra si chiama “Una guerra di mondi (senza centenario). Karel Thole e le copertine di Urania” e verrà inaugurata venerdì 17 aprile lungo la Galleria espositiva della Biblioteca Lazzerini. A cura dei bibliotecari Fabio Bonechi, Stefano Franceschini e Davide Gelli, si potrà visitare fino al 19 maggio durante gli orari di apertura della Biblioteca e comprende 150 numeri di Urania. I temi iconografici in mostra sono Mostri, Macchine, Surrealismi, Corpi, Sogni e Pianeti per un vero e proprio viaggio interstellare.
“Come la pornografia – si legge nella presentazione – la fantascienza è un prodotto notoriamente consumato da un pubblico quasi esclusivamente maschile. A tale pubblico Thole si rivolgeva, saccheggiando la storia delle arti del Novecento e mettendo in scena astratti eroismi, alieni cattivissimi, incubi della ragione, nascite dei desideri liquidi alla Dalí, paradossi spaziali alla Escher, macchine improbabili, mostri “maleodoranti” alla Lovecraft, anatomie fantastiche come in Max Ernst o nei fratelli De Chirico. E donne. Sempre più spogliate, le sue eroine formano un catalogo inquietante: bambinacce scollacciate, spogliarelliste pop travestite da astronaute, gelide e intoccabili sacerdotesse dell’eros”.
Non solo. Quella di Thole è stata una vera e propria ricerca concettuale sui temi dell’immaginario della cultura occidentale. Volutamente stridenti, a volte provocatorie e comunque quasi sempre lontane dalla mera illustrazione, le sue copertine sono state per molto tempo un valore aggiunto alla fantascienza stampata in Italia, riuscendo spesso a sprigionare maggior senso dei romanzi cui erano accoppiate.
Sono le opere di un visionario citazionista con la capacità di condensare in un’unica immagine interi mondi alieni, la complessità del sogno, le distorsioni del tempo, le dinamiche imperscrutabili della mente oppure i tratti più comuni degli incubi peggiori. E proprio questa capacità ha finito per trasformare le copertine di una collana di genere in vere e proprie opere a parte, capaci di registrare numero dopo numero, anno dopo anno, le paure, le speranze e le ossessioni dell’uomo. Si deve quindi in parte anche alle sue opere se forme e canoni della fantascienza hanno finito per superare le barriere del genere e sono diventate dominio della letteratura tutta.