Parcheggiamo la Eldorado a ridosso delle maestose mura di Lucca, per poi allontanarci a passo svelto dalla vistosa vettura in direzione di Piazza dell’Anfiteatro. Forse non è stato nemmeno uno dei miei migliori parcheggi, ma dopo tutto non potevamo temporeggiare troppo, là, era pieno di pipistrelli; un’esperienza che fa passare in secondo piano la lieve pioggia che ci sta accompagnando, un tipo di compagnia che proprio non ti aspetteresti in questo preludio di primavera. Ma se ne andrà via poco dopo.
Ci affidiamo all’istinto, divincolandoci tra le stradine del centro; attraversiamo via Fillungo: è gremita di persone e c’è un persistente odore di sigaro toscano che pervade l’aria. Un contesto piacevole anche se, ad esser sincero, sin da quando siamo scesi dalla Eldorado sento riecheggiare dentro la mia testa il motivetto di “Brazil”, una pacata serie di fischiettanti note, alternate a l’unica strofa che mi ricordo “Brazil, where hearts were entertaining June”.
Non so cosa aspettarmi, “Lucca Effetto Cinema” lo ha battezzato come “Terry Gilliam’s Movie Circus” e ci metto un po’ a ricordarmi che il titolo della manifestazione è “movie circus” anziché “flying circus”, ma tant’è che se parliamo di Gilliam, parliamo anche di Monty Python. Lo stesso Terry Gilliam è stato uno degli ospiti, assieme ad Alfonso Cuarón, Matteo Garrone e Jeremy Irons, di questa edizione del Lucca Film Festival. Seguo una scia invisibile, un richiamo musicale che suona esattamente come il motivo principale di “Brazil”, sì il solito che mi sta accompagnando da quando siamo scesi dall’auto. Passo dopo passo è sempre più intenso, cerco di non pensarci troppo, ma passo in rassegna tutto ciò che mi ricorda il Brasile passando da “City of God” al Solero Algida, da “Roots Bloody Roots” alla micidiale coppia Romario-Bebeto. Potrei camminare ad occhi chiusi ed essere in grado di arrivare sano e salvo a destinazione; indugio un po’ e provo. Funziona e decido di tenerli chiusi finché non sento più quella sensazione avvolgente delle antiche vie del centro di Lucca.
Spalanco gli occhi, siamo in Piazza dell’Anfiteatro, davanti a me un ragazzo sta suonando con la sua tastiera il motivo di “Brazil”. Non penso che tutto ciò sia un caso. Mi guardo attorno e trovo una piazza affollata, una piazza a metà tra un normale sabato sera ed un sabato all’insegna di una delle migliori serate in compagnia di Raoul Duke e Dr. Gonzo, ma raccontata dai fratelli Grimm. Cristina Puccinelli è la regista dell’evento, mentre le scenografie sono a cura di Valerio Romano. E proprio rimanendo in tema di scenografie vengo attratto dalla luminosissima installazione al centro della piazza: dei mulini a vento, statici, fatti di led; un’opera ispirata al mai completato “The Man Who Killed Don Quixote“ e di conseguenza al documentario “Lost in la Mancha” diretto da Keith Fulton e Louis Pepe.
Mi armo di fotocamera, vorrei poter provare varie combinazioni di lenti e pellicole come quella volta alla Mint 400, ma con me ho solamente due lenti ed un sensore digitale. Nei vari locali si contraddistinguono benissimo le aree tematiche ispirate ai film di Gilliam, ma prima di svolgere il mio lavoro mi fermo a prendere qualcosa da bere. Contro ogni mia più rosea previsione non servono il singapore sling, dovrò accontentarmi del solito tequila sunrise. Ne bevo due lunghi sorsi, giusto in tempo prima che un tizio in preda al panico mi travolga; sta cercando un certo “Duke” è sudato ed ha con sé una valigetta nella mano sinistra ed un cocktail nella destra. Per farsi perdonare mi cede il suo bicchiere, dato che il contenuto del mio è finito tutto sul bomber che sto indossando, e guarda caso è proprio un singapore sling, ma con un gusto un po’ diverso dal solito.Continuo la mia passeggiata perimetrale nella piazza che per l’occasione è stata adornata con dei drappi rossi, ciò le dona un’aria veramente teatrale, sognante.
Inizio ad avere caldo, i colori sono alterati, la vista offuscata. Non capisco molto bene costa sta succedendo, l’unica cosa chiara è il motivo di “Brazil”. Mi siedo un attimo e da lì a poco vengo raggiunto da un equipe medica con a capo la Dottoressa Raill ed è proprio quest’ultima che mi chiede insistentemente informazioni su un certo Jeffrey Goines, sono tutti estremamente agitati, hanno il timore che si sia recato a Pistoia per liberare le scimmie dello zoo. A loro avviso potrebbe rivelarsi un avvenimento tanto drastico quanto fatale.
Non li ascolto, c’è qualcos’altro che mi sta incuriosendo, mi faccio largo tra i loro camici bianchi e mi dirigo verso la gigantesca scritta “The Imaginarium of Doctor Parnassus”. Ed è lo stesso Parnassus in compagnia del suo turbante rosso a promettermi che se avessi attraversato quello specchio, o meglio tenda, avrei raggiunto mondi fantastici, anzi, addirittura si vocifera la presenza di Lily Cole e Tom Waits.
Sono ancora troppo confuso dall’effetto del singapore sling, non riesco a percepirlo come una prova tangibile della realtà e declino l’offerta. È un invito che suona come la voce del buon Tom, ovvero mi stava palesemente dando l’idea del classico patto con il diavolo e detto tra noi è proprio l’ultima cosa di cui avrei bisogno in questo momento. Continuo la mia passeggiata, cercando di capire come poter trasmettere al meglio l’atmosfera di questo “Movie Circus”, una ragazza mi si avvicina chiedendomi se ho il permesso di fotografare lei e la sua compagnia accampata lì poco distante davanti al “Video Spot”. La guardo e non so cosa rispondere, mi sembrano così mal messi che ogni parola sarebbe superflua. Si allontana per poi tornare a chiedermi un’offerta, una sorta di crowdfounding per sponsorizzare la loro ricerca del Santo Graal.
Anche questa volta a malincuore non so cosa dire e mi allontano a passi lenti; sono questi i momenti in cui non comprendo assolutamente il senso della vita. E temo di non essere il solo, dato che un tizio visibilmente alterato sta vagando per la piazza urlando con disperazione “Dr. Gonzoooo!”, ovviamente non appena mi vede si getta verso di me a braccia aperte; mostrandomi un sorriso lisergico che sorregge il suo morale e la sua sigaretta munita bocchino, roba di altri tempi. Per fortuna posso essere d’aiuto questa volta, sono fiero di me. Il Dr. Gonzo è il solito che mi ha versato il cocktail sul bomber ed il solito sorriso di Duke mi fa intuire che ne è quasi felice di ciò, non tanto per il danno, ma perché posso indicare approssimativamente la posizione del suo fedele avvocato. Ci allontaniamo, entrambi prendendo direzioni diverse, purtroppo ho ancora caldo.
Finalmente qualcuno sta protestando per il malfunzionamento dei condizionatori, ma tutto ciò degenera quando il signor Tuttle si palesa nel mezzo della piazza armato di una pistola, assieme al mite Sam Lowrey. Crea un po’ di scompiglio, tra gli astanti, ne rimangono coinvolti persino i fratelli Grim ed una Bainsley vestita da infermiera, forse in cerca di Qohen il quale sappiamo tutti essere rimasto a casa a programmare, come al suo solito. Nonostante lo scompiglio generato dal signor Tuttle le persone stanno continuando a riempire la piazza, che sembra in certi momenti un casinò ed a tratti un mondo immaginario, onirico e fiabesco. Gilliam si sposa perfettamente con Piazza dell’Anfiteatro. Nel mentre sto ripensando alla parola “adenocromo” sussurratami poco prima da Raoul, rifletto su di lui e sul Dr. Gonzo.
Mentre penso, come se dovessi risolvere chissà quale teorema, mi ricongiungo alla mia compagnia. Per fortuna l’effetto del pozione magica dell’avvocato samoano sta svanendo e tutto torna, più o meno alla normalità. Siamo tutti quanti affamati e decidiamo di affidare le nostre sorti a dei singolari camerieri, tra i quali spicca un elefante che mi domanda qualcosa in merito ad un pesce ed al mio obiettivo. Per la precisione mi chiede se sto usando un “fish-eye”, ad esser sinceri non siamo molto distanti da quella focale, ma purtroppo sto usando tutt’altra lente. La mia risposta lo fa rimanere alquanto male, guarda schifato il mio 24mm mentre ci accompagna al tavolo attiguo al corpulento signor Creosote, un omone talmente gonfio e malandato che sembra in procinto di esplodere. Ovviamente non ne vogliamo sapere ed in alternativa ci propone un menù a base di mousse di salmone. Rimaniamo ancora un po’ interdetti, forse perché lì a fissarci c’è una ragazza che ci ricorda qualcosa di molto simile alle classiche raffigurazioni del Tristo Mietitore.
Nel decidere il da farsi guardo l’ora sul telefono, è tardissimo, mi aspetta un concerto a 70 km da qua, suona Vasco Brondi con Giorgio Canali. Decidiamo di alzarci, mandando su tutte le furie l’elegantissimo elefante. Purtroppo so già che mi perderò a malincuore un’interessante improvvisazione teatrale “donchisciottesca” che coinvolgerà tutti i bravissimi attori presenti questa sera, trascinando con sé il pubblico presente. Mentre torniamo alla Cadillac scambiamo i nostri pareri più che soddisfacenti in merito a questa rappresentazione che ha reso un perfetto omaggio al visionario Terry Gilliam.
Lucca viene promossa a pieni voti, anche perché come ben sappiamo si presta benissimo per questa tipologia di eventi. Oltretutto “Effetto cinema notte” era presente con altre rappresentazioni in tutta l’area urbana, tant’è che siamo stati protagonisti prima in una partita di rugby, poi in uno scontro a fuoco che ci ha riportato all’epoca della Grande Guerra. Ovviamente ne siamo usciti illesi. Durante il delirante viaggio verso la Flog veniamo fermati da una pattuglia, dopo qualche domanda di rito e delle incomprensioni su Vasco Brondi/Vasco Rossi mi suggeriscono di provare un ristorante nelle vicinanze, fanno un ottimo granchio di terra.
Salgo nuovamente in auto, osservo i lampeggianti dallo specchietto retrovisore e mi pongo ancora qualche domanda sul senso della vita giungendo ad una conclusione che a mio avviso non è niente di speciale.