L’idea è venuta a Enrico Fogacci, titolare dell’omonimo panificio: presto il carcere di Prato La Dogaia avrà un forno per insegnare ai detenuti l’arte di fare il pane (ma anche la pizza e la schiacciata). Servivano dei soldi per comprarlo: e allora il fornaio pratese ha raggruppato 26 aziende di cui 16 forni, 3 pasticcerie, 3 associazioni (Granprato, Confartigianato e Barnaba) e 1 negozio. Tutti hanno donato 100 euro: adesso mancano soltanto 500 euro per acquistare lo strumento di cottura, usato ma solo poche volte, il cui costo ammonta a circa 3.000 euro.
“Iniziando ad assistere agli spettacoli teatrali messi in scena da alcuni detenuti con l’aiuto dei volontari che li seguono in quest’attività ho imparato a conoscere la realtà del carcere e a capire quanto sia importante non lasciare sole queste persone – racconta Fogacci a Il Tirreno di Prato – da qui l’idea di destinare un forno per le attività a favore degli ospiti della Dogaia, con l’intento di creare un ponte tra la società civile e la realtà carceraria coinvolgendo, in questo progetto, non solo i miei colleghi, ma anche le aziende agricole del territorio e le pasticcerie, attraverso una sottoscrizione”.
La lavorazione della pasta per la produzione di pane e prodotti da forno si è inserita tra le attività della Dogaia da circa due anni, durante i quali sono stati organizzati 4 corsi che hanno coinvolti circa 60 detenuti: grazie all’acquisto del forno l’attività sarà fortemente ampliata e si vedrà l’inserimento della pizza anche all’interno del menù del carcere.
L’iniziativa è stata accolta a braccia aperte dalla casa circondariale. Sempre al Tirreno, commenta Vincanzo Tedeschi, direttore de La Dogaia: “Il recupero e il reinserimento dei detenuti nella società civile, come prevede la Costituzione, si fa cercando di aiutare queste persone ad acquisire competenze spendibili sul territorio, ecco perché questo gesto è un’iniziativa lodevole. Non dimentichiamoci che il carcere non è un luogo avulso dal contesto, ma una realtà che insiste sul territorio”.
Tra le iniziative in mente dell’organizzazione anche quella di aprire un caramellificio all’interno della casa circondariale.